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Artrite Psoriasica attiva. Buoni risultati da studio fase III per Ustekinumab


I dati mostrano che l’inibitore di Interleuchina 12/23 ustekinumab ha migliorato le condizioni articolari, dei tessuti molli e cutanee dell’artrite psoriasica. Una percentuale significativa di pazienti ha mantenuto il miglioramento dei sintomi a un anno.

23 MAG - I risultati di uno studio di fase III sostenuto da Janssen Research & Development, LLC (Janssen) pubblicati su The Lancet  mostrano che i pazienti con artrite psoriasica attiva che hanno ricevuto ustekinumab al dosaggio di 45 mg o 90 mg hanno avuto miglioramenti significativi dei sintomi articolari (endpoint primario dello studio) rispetto ai pazienti che hanno ricevuto placebo. 

Secondo i risultati dello studio, la prosecuzione del trattamento a un anno con ustekinumab ogni 12 settimane ha portato a miglioramenti dei segni e sintomi della malattia attiva e dei sintomi della psoriasi. A dicembre 2012, Janssen ha annunciato il deposito dei dossier registrativi alle Autorità regolatorie statunitensi ed europee per l’approvazione dell’inibitore di interleuchina (IL)-12/IL-23 ustekinumab nel trattamento dell’artrite psoriasica attiva. Ustekinumab è approvato per il trattamento della psoriasi a placche di grado da moderato a grave in pazienti adulti in 72 Paesi.
 
“I risultati dello studio di fase III, PSUMMIT I, mostrano che ustekinumab ha migliorato in maniera significativa le manifestazioni articolari e cutanee dell’artrite psoriasica, e una percentuale significativa di pazienti ha mantenuto il miglioramento dei sintomi a un anno” ha dichiarato il principale sperimentatore dello studio Iain B. McInnes, Professore di Medicina, e Direttore dell’Istituto di Malattie Infettive, Immunitarie e Flogistiche dell’Università di Glasgow, Scozia. “In attesa dell’approvazione da parte delle Autorità regolatorie come trattamento dell’artrite psoriasica, per questa malattia ustekinumab rimane un farmaco sperimentale che può rappresentare un’opzione futura importante con un meccanismo alternativo rispetto alle terapie attualmente disponibili”. 
 
Nella fase iniziale dello studio di Fase III multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato  verso placebo, con ustekinumab, anticorpo monoclonale anti-IL-12/23p40 completamente umano, somministrato per via  sottocutanea, a soggetti con artrite psoriasica attiva (PSUMMIT I), i pazienti sono stati randomizzati per ricevere per via sottocutanea ustekinumab 45 mg o 90 mg o placebo alle settimane 0, 4 e successivamente ogni 12 settimane.  Entro la settimana 24, tutti i pazienti  a cui è stato somministrato placebo sono passati a ustekinumab. Alla settimana 24 rispettivamente il 42,4% e il 49,5% dei pazienti che hanno ricevuto ustekinumab 45 mg e 90 mg hanno ottenuto un miglioramento di almeno il 20% di segni e sintomi secondo i criteri dell’American College of Rheumatology (ACR) ovvero ACR 20, endpoint primario, rispetto al 22,8% dei pazienti  randomizzati a placebo (P < 0,001 per entrambi i confronti). Il miglioramento di segni e sintomi è continuato ed è aumentato dopo la settimana 24, per arrivare rispettivamente al  55,7% e al 60,3% dei pazienti nel gruppo ustekinumab 45 mg e nel gruppo ustekinumab 90 mg, che hanno dimostrato una risposta ACR 20 alla settimana 52. 
 
Le percentuali di risposta ACR 50 (miglioramento di segni e sintomi di almeno il 50% secondo i criteri ACR) e ACR 70 (miglioramento di segni e sintomi di almeno il 70% secondo i criteri ACR) sono anch’esse aumentate nel tempo fra i pazienti in terapia di mantenimento con ustekinumab.  Alla settimana 24, rispettivamente il 24,9% e il 27,9% dei pazienti che hanno ricevuto ustekinumab 45 mg e 90 mg, ha raggiunto ACR 50 rispetto all’8,7% dei pazienti in placebo (P < 0,0001 per entrambi i confronti).  Il miglioramento di segni e sintomi è continuato ed è aumentato dopo la settimana 24, per arrivare rispettivamente al 31,4% e al 37% dei pazienti  nel gruppo ustekinumab 45 mg e nel gruppo ustekinumab 90 mg, che hanno dimostrato una risposta ACR 50 alla settimana 52.  Alla settimana 24, rispettivamente il 12,2% e il 14,2% dei pazienti che hanno ricevuto ustekinumab 45 mg e 90 mg, ha raggiunto ACR 70 rispetto al 2,4% dei pazienti  in placebo (P < 0,0001 per entrambi i raffronti). Il miglioramento di segni e sintomi è continuato ed è aumentato dopo la settimana 24, per arrivare rispettivamente al 18% e al 21,2% dei pazienti nel gruppo ustekinumab 45 mg e nel gruppo ustekinumab 90 mg, che hanno dimostrato una risposta ACR 70 alla settimana 52.
 
Gli sperimentatori hanno riferito miglioramenti della funzionalità fisica e dei sintomi cutanei per tutta la durata dello studio in entrambi i gruppi in terapia con ustekinumab.  Circa la metà dei pazienti trattati con ustekinumab ha dimostrato un miglioramento clinicamente rilevante rispetto al basale dell’indice Health Assessment Questionnaire Disability Index (HAQ-DI), sia alla settimana 24 che alla settimana 52.  Una percentuale significativamente superiore dei pazienti in terapia con ustekinumab, che al basale presentavano almeno il 3% di superficie corporea colpita da psoriasi, ha ottenuto un miglioramento di almeno il 75% dei sintomi della psoriasi misurato con punteggio Psoriasis Area Severity Index (PASI), ovvero PASI 75, alla settimana 24 [rispettivamente il 57,2% e il 62,4% dei pazienti nel gruppo ustekinumab 45 mg e nel gruppo ustekinumab 90 mg, contro l’11% dei pazienti a in placebo (P < 0,0001 per entrambi i confronti), e più di due terzi dei pazienti in tutti i gruppi in terapia ha ottenuto PASI 75 sino alla settimana 52.
 
Fra i partecipanti allo studio, che al basale presentavano entesite (flogosi delle entesi, i siti di inserzione dei tendini e dei legamenti sull’osso, n=425) o dattilite (flogosi delle dita delle mani o dei piedi, n=286), i pazienti trattati con ustekinumab hanno dimostrato miglioramenti clinicamente rilevanti per entrambe le flogosi alla settimana 24 e alla settimana 52.  Alla settimana 24, i miglioramenti percentuali dei punteggi di entesite  (valore mediano: 42,9% per ustekinumab 45 mg e 50% per ustekinumab 90 mg) e di dattilite (75% per ustekinumab 45 mg e 70,8% per ustekinumab 90 mg) sono stati significativamente superiori nei pazienti trattati con ustekinumab rispetto ai pazienti in placebo (rispettivamente P = 0,0019 e P < 0,0001 nei raffronti relativi all’entesite; P = 0,0003 per entrambi i confronti relativamente alla dattilite).  I valori percentuali mediani di miglioramento dei punteggi di entesite (83,3% e 74,2%) e di dattilite (100 in entrambi i gruppi di dosaggio di ustekinumab) rispettivamente per ustekinumab 45 mg e 90 mg sono continuati sino alla settimana 52. 
 
Lo studio ha avuto un periodo con controllo verso placebo di 16 settimane dopo le quali alcuni dei pazienti in  placebo, che non hanno risposto al trattamento sono stati passati a ustekinumab 45 mg.  In questo periodo di  16 settimane con controllo placebo, rispettivamente il 40% e il 43,6% dei pazienti a  ustekinumab 45 mg e ustekinumab 90 mg ha avuto almeno un evento avverso, contro il 42% dei pazienti  in placebo.  Alla settimana 16, le percentuali riferite di pazienti che hanno avuto almeno un evento avverso serio sono state del 2% nel gruppo ustekinumab 45 mg, dell’1,5% nel gruppo ustekinumab 90 mg, e del 2% nel gruppo placebo.  I dati di sicurezza sino alla settimana 52 sono rimasti in linea con quelli osservati nel periodo con controllo  verso placebo.  Non si è verificato alcun caso di tumore maligno, tubercolosi, infezioni opportunistiche, né mortalità sino alla settimana 52. Dopo il periodo di controllo  con placebo, sono stati riferiti eventi avversi cardiovascolari maggiori in tre pazienti con fattori multipli di rischio cardiovascolare pre-esistenti trattati con ustekinumab 45 mg.
 
Lo studio PSUMMIT I
PSUMMIT I è uno studio di Fase 3 multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo che ha coinvolto 615 pazienti adulti con artrite psoriasica attiva disegnato per valutare efficacia e sicurezza di ustekinumab.  Lo studio ha incluso pazienti con diagnosi di artrite psoriasica attiva che avevano almeno cinque articolazioni dolenti e cinque articolazioni tumefatte e livelli di proteina C-reattiva (CRP) di almeno 0,3 mg/dL (limite superiore di normalità [ULN] 1,0 mg/dL) nonostante la terapia con farmaci antireumatici modificatori della malattia (DMARD) e/o farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS).  I pazienti erano naïve al trattamento con terapie anti fattore di necrosi tumorale (TNF) alfa e/o inibitori di IL-12/23.
 
I pazienti sono stati randomizzati a tre gruppi di trattamento per ricevere ustekinumab 45 mg o ustekinumab 90 mg alle settimane 0, 4, e successivamente ogni 12 settimane, o placebo.  I pazienti con meno del 5% di miglioramento in termini di numero di articolazioni dolenti e tumefatte alla settimana 16 sono stati  considerati non-responder (non rispondenti alla terapia) per le analisi primarie e secondarie principali alla settimana 24. I pazienti con meno del 5% di miglioramento in termini di numero di articolazioni dolenti e tumefatte alla settimana 16 che sino a quel momento avevano ricevuto placebo sono stati passati a ustekinumab 45 mg  e quelli che sino a quel momento erano stati in trattamento con ustekinumab 45 mg sono stati assegnati a ustekinumab 90 mg. I pazienti che sino a quel momento avevano assunto ustekinumab 90 mg lo hanno continuato. L’endpoint primario era risposta ACR 20 alla settimana 24. Gli endpoint secondari alla settimana 24 hanno compreso risposta ACR 50 e ACR 70, e Disease Activity Score (DAS) 28-CRP, PASI 75 in pazienti con  almeno il 3% della superficie corporea coinvolta al basale, miglioramenti dei punteggi di entesite e dattilite e miglioramenti dei punteggiHealth Assessment Questionnaire-Disability Index (HAQ-DI). 
 
Dopo la valutazione alla settimana 24, i pazienti che avevano ricevuto ustekinumab 45 mg o ustekinumab 90 mg hanno continuato ad assumerlo ogni 12 settimane come terapia di mantenimento, e i pazienti che sino a quel momento avevano ricevuto placebo sono stati passati a ustekinumab 45 mg come terapia iniziale  (alle settimane 24 e 28) e successivamente come terapia di mantenimento ogni 12 settimane. I risultati di efficacia e sicurezza sono stati riportati sino alla settimana 52 dello studio. 

23 maggio 2013
© Riproduzione riservata

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