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Glioblastoma multiforme. Tracciato l’identikit genetico del tessuto alla base delle recidive


Pubblicato su PlosOne lo studio dei ricercatori dell’Università Cattolica di Roma sulla caratterizzazione genetica del tessuto limitrofo al tumore, sede del 90% delle recidive.

24 MAG - Ricercatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” dell’Università Cattolica di Roma hanno tracciato l’identikit biomolecolare del più aggressivo tumore cerebrale, il glioblastoma multiforme e del tessuto che si trova intorno al tumore (peritumorale). Questo tessuto, apparentemente normale alla risonanza magnetica, è la sede della recidiva del tumore nel 90% dei casi. Proprio per questo al suo interno vanno cercate le chiavi per sconfiggere il glioblastoma, che appare aggressivo e variegato. In particolare, la caratterizzazione genica del tessuto peritumorale ha dato interessanti informazioni sui principali geni e sulle proteine, che giocano un ruolo fondamentale nella progressione del tumore e potrebbero rappresentare la base per la messa a punto di una terapia personalizzata.

La determinazione del profilo genico, condotta grazie ai finanziamenti ottenuti nell’ambito di un progetto Firb coordinato da Giulio Maira, Direttore dell’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica, è derivata dalla collaborazione tra genetisti, biologi molecolari, istologi e anatomopatologi e si è tradotta in una recente pubblicazione sulla rivista Plos One, firmata tra gli altri in qualità di primo autore da Annunziato Mangiola, ricercatore di Neurochirurgia, e di Gigliola Sica, Direttore dell'Istituto di Istologia ed Embriologia della Cattolica di Roma. Il glioblastoma multiforme è un tumore del cervello che colpisce circa 8 persone ogni centomila abitanti con una sopravvivenza media di 13-14 mesi.

Il problema principale di questo tipo di cancro è che inevitabilmente recidiva dopo essere stato rimosso chirurgicamente e trattato con radio e chemioterapia. Negli ultimi anni si è via via compreso che il tessuto cerebrale limitrofo al tumore è alterato anche in assenza di infiltrazione da parte di cellule tumorali. Quest’ultimo non era mai stato caratterizzato nel dettaglio finora da un punto di vista genetico e molecolare. Poiché il tessuto peritumorale è sede del 90% delle recidive ci si è anche chiesto se in esso si annidassero delle staminali del cancro, fonte di nuovi tumori. I ricercatori dell’Università Cattolica hanno dimostrato che il tessuto peritumorale è sede di profonde alterazioni di tipo biochimico e funzionale e può presentare cellule staminali putative, anche se all’esame istologico è apparentemente normale. Inoltre essi hanno messo a confronto il tumore ed il tessuto peritumorale senza segni di chiara infiltrazione neoplastica con tessuto normale prelevato da soggetti operati a livello cerebrale per patologie non tumorali.
“È emerso che il tessuto peritumorale ha un profilo di espressione genica (cioè un pattern di geni “on” ed “off”) molto diverso dal tessuto sano – hanno spiegato Sica e Mangiola - Quindici geni tra quelli valutati funzionano troppo (over-espressi), oltre 40 funzionano troppo poco (sotto-espressi) rispetto al tessuto nervoso sano, ma il profilo genico globale presenta notevoli similitudini con quello del glioblastoma. Questo è il segno che nell’area peritumorale vi è una situazione simile a una precancerosi”. La determinazione dell’espressione genica del tessuto peritumorale nel singolo paziente potrebbe condurre alla messa a punto di terapie mirate per impedire che il tumore si ripresenti. 

24 maggio 2013
© Riproduzione riservata

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