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Anestesia. Pelosi (ESA): “Dal 10 al 15% di complicazioni in meno con nuova tecnica italiana”


Una tecnica rivoluzionaria potrebbe cambiare il futuro dell’anestesia generale: ventilare meccanicamente i pazienti farebbe ridurre le complicanze da circa il 25-20% al 10-15%. Col nuovo metodo, spiega Paolo Pelosi, coordinatore dello studio che ne parla, diminuirebbero anche i giorni di degenza e i costi.

24 GIU - Dopo il primo autore, Paolo Severgnini, anche Paolo Pelosi, coordinatore dello studio su Anesthesiology e membro della Società Europea di Anestesiologia (ESA) che descrive la nuova tecnica di ventilazione meccanica che potrebbe rivoluzionare l’anestesia generale commenta il nuovo metodo Made in Italy. Il nuovo studio mette in evidenza che ventilando i pazienti “a rischio” con un volume corrente più fisiologico (6-7/ ml/Kg di peso ideale) e una pressione positiva di fine espirazione (PEEP) al di sopra della pressione atmosferica (circa 7-10 cmH2O) si riduce lo stress delle fibre polmonari e le problematiche causate dal collasso delle piccole vie aeree periferiche e delle alterazioni del polmone (atelettasie).
 
“La mortalità intraospedaliera, in seguito a chirurgia non cardiaca, è più elevata del previsto in Europa e le principali cause risultano essere le complicanze polmonari, cardiache e le infezioni”, afferma lo studioso. “I meccanismi di alterazione polmonare indotti dalla anestesia generale e dalla chirurgia sono ben noti da tempo ma le strategie ventilatorie in corso di anestesia non sono state oggetto di particolare attenzione fino a non molto tempo fa’”, ricorda il docente genovese. Secondo Pelosi il nuovo modo di ventilare meccanicamente i pazienti in anestesia generale farebbe ridurre le complicanze da circa il 25-20% al 10-15% e i giorni di degenza sarebbero di 2- 4 giorni per non parlare poi dei costi: in un anno un Ospedale con circa 700 posti letto risparmierebbe circa da 700.000 a 1.000.000 di euro, senza contare la diminuzione dei costi anche sul territorio nazionale.
 
“Durante l’anestesia generale e chirurgia – illustra Paolo Pelosi – avvengono numerose alterazioni del sistema respiratorio in seguito al rilassamento e/o paralisi dei muscoli respiratori indotto farmacologicamente e alle pratiche necessarie per il mantenimento della anestesia generale stessa e per la effettuazione dell’intervento chirurgico. In generale – spiega-  si deve intubare e ventilare meccanicamente con un respiratore meccanico il paziente per mantenere la omeostasi delle funzioni vitali e in particolare la funzione respiratoria”. Con il nuovo tipo di ventilazione, più protettiva e che riduce il rischio di complicanze polmonari postoperatorie, si aprono dunque nuovi scenari per l’anestesiologia e altri studi sono in corso per confermare il ruolo predominante del volume corrente, della PEEP o di entrambi nel migliorare la prognosi dei pazienti: quello randomizzato controllato multicentrico multinazionale a doppio cieco (PROVHILO), in cui viene valutata, durante ventilazione a volume protettivo, la efficacia di una PEEP di 12 cmH2O rispetto a una  tradizionale di 2 cmH2O e la ricerca prospettica LAS VEGAS che permetterà di conoscere come sono ventilati i pazienti durante anestesia generale in Europa e quali conseguenze il trattamento ventilatorio intraoperatorio abbia sul decorso postoperatorio. Entrambi gli studi sono supportati dalla Società Europea di Anestesiologia e condotti da Paolo Pelosi insieme ai colleghi Prof. M.J.Schultz, alla dottoressa Sabrine Hemmes della Università di Amsterdam e al Prof Gama de Abreu dell’ Università di Dresda.

24 giugno 2013
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