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Farmaci. Non demonizziamo le importazioni parallele

di Aldo Frasso

Sono il contingentamento dei farmaci da parte delle multinazionali e le pratiche anticoncorrenziali a creare disservizi ai consumatori, non le esportazioni del singolo farmacista. Il prezzo unico europeo risolverebbe il problema ma richiederebbe volontà convergenti al momento non esistenti

27 GIU - Leggo oramai da mesi con interesse ma anche con un certo stupore il dibattito aperto sulla stampa di settore in relazione al fenomeno delle importazioni parallele, mi definisco in merito un osservatore attento ma stupito ed ho deciso di spiegarne i motivi condividendo alcune mie considerazioni.
Non tornerò sui dettagli ormai conosciuti dai più relativamente al fatto che l’importazione parallela sia una pratica legale in Italia, riconosciuta e perfino incentivata in Europa, ovviamente a condizione di rispettare tutte le normative previste, ma mi vorrei concentrare invece nel dare un altro punto di vista, fin ora non adeguatamente evidenziato, rispetto alle responsabilità  dei disservizi generati per i consumatori e per gli stessi farmacisti di comunità dal contingentamento praticato dalle compagnie farmaceutiche (multinazionali ed industrie farmaceutiche).

Va bene attivare forme di comunicazione rapide nella filiera, va bene attivare commissioni ad hoc che studino metodi per arginare le problematiche, va bene a livello locale e nazionale sollecitare e favorire la possibilità di ordini diretti da parte delle farmacie alle aziende e vanno bene pure i richiami alla deontologia professionale ed il controllo stringente dei requisiti previsti dalla legge 219, ma onestamente, leggere da parte della quasi totalità dei colleghi anche autorevoli e con ruoli di primo piano che hanno espresso il proprio parere in merito, solo una netta critica ,una disincentivazione e di fatto biasimo per i farmacisti che applicano legittimamente delle normative vigenti mi sembra sbagliato e mi sembra come si suol dire “vedere il dito e non vedere la luna”.

Tutte queste iniziative sono solo dei palliativi, il vero problema è capire che sono il contingentamento dei farmaci da parte delle multinazionali e le pratiche anticoncorrenziali e monopolistiche in genere che creano disservizi e penalizzano i consumatori.
Spostiamo l’obiettivo ed individuiamo i veri responsabili: sono i distributori grandi o in questo caso piccoli (come le farmacie che decidono di diversificare esportando ai sensi della legge 219) oppure le multinazionali del farmaco e del profitto? Per essere ancora più chiari se all’ottuagenario paziente sfortunato ed incolpevole, il farmacista di comunità, è costretto a dire “non ho il suo farmaco né so quando sarà disponibile”, la colpa non è certo di qualche piccolo farmacista che rispettando la legge esporta, ma sicuramente della grande casa farmaceutica che anticoncorrenzialmente, monopolisticamente e aggiungo irresponsabilmente fa mancare il farmaco alla filiera per mantenere il suo profitto.

Mi ha spinto ad intervenire in verità, anche lo strano silenzio di Aip (Associazione titolari di autorizzazioni all'Importazione parallela) ed Eaepc (Associazione delle società farmaceutiche europee) rispetto a questo attacco diretto al “parallel trade”.
È facile infatti recuperare, anche sui siti di queste associazioni, studi che attestano i benefici della pratica delle importazioni parallele per i Governi, determinati dalla diminuzione dei prezzi e della spesa farmaceutica, tanto che tale pratica viene addirittura favorita in alcuni paesi europei (Uk ed Olanda) con incentivi economici per i farmacisti.

In Italia, in un contesto in cui ai farmacisti vengono tolti fatturati, margini e competenze, ed in presenza di una categoria purtroppo divisa, con interessi contrastanti e che cerca in ogni modo di recuperare spazi sia tentando di modificare le leggi esistenti ma sia soprattutto utilizzando con maggiore capacità imprenditoriale le possibilità offerte dalla legge e dal mercato, mi sembra davvero sbagliato criticare chi ad esempio decide rispettando tutte le previste normative di diventare anche importatore parallelo.

La soluzione è difficile e non a portata di mano, il prezzo unico europeo che risolverebbe a monte il problema non è praticabile in tempi brevi e richiederebbe volontà convergenti dei paesi europei al momento non esistenti, ma non sono soluzioni corrette e definitive nemmeno il contingentamento o il sistema del “dual  price” definite già in più sedi europee delle pratiche anticoncorrenziali, anticompetitive e a favore dei monopoli.

Difficile, forse impossibile, scalfire gli interessi delle “big pharma”, più facile attizzare la “guerra dei poveri” fra soggetti minori come i farmacisti di comunità. Ma almeno in questo dibattito, inseriamo un punto di vista diverso che individui altri (l’industria farmaceutica, i produttori e le multinazionali) veri responsabili, che dovrebbero essere costretti a rivedere le proprie pratiche commerciali senza invece andare ancora e sempre contro i già tartassatissimi farmacisti.

Aldo Frasso
Consigliere Ordine Farmacisti Salerno

27 giugno 2013
© Riproduzione riservata

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