Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Martedì 23 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Sclerosi multipla: l’interazione geni e ambiente è la chiave della miscela esplosiva


Per i portatori di un particolare profilo genetico che prendono poco sole e fumano, il rischio di sviluppare la patologia si moltiplica per 20. È una delle scoperte presentate nel corso di ECTRIMS2010, che indica la strada maestra verso cui dovrà muoversi la ricerca.
Nel corso del congresso inoltre sono state presentate importanti innovazioni terapeutiche.

18 OTT - Nessuna verità definitiva per ora sulle cause della sclerosi multipla. La ricerca, tuttavia, non senza fatica sta ricostruendo un pezzo per volta il quadro complesso della malattia. Ed è sulla strada della complessità che si dovrà proseguire se si vorranno ottenere, nei prossimi anni, risultati da offrire ai due milioni e mezzo di persone affette da questa patologia nel mondo.
ECTRIMS2010, il congresso annuale dell’European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis, si è chiuso con questa certezza. 
Dopo quattro giorni in cui 5000 esperti della patologia riuniti a Göteborg si sono confrontati sulle più recenti acquisizioni della ricerca, ne sono uscite bocciate - almeno fino a prova contraria - le ipotesi apparentemente risolutive. Si procede dunque con rigore e a piccoli passi.
L’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali è la cornice che sembra inquadrare meglio una patologia la cui causa resta, a oggi, ancora ignota.
In particolare, la lettura di Tomas Olsson, del Karolinska Insitutet di Stoccolma, ha per la prima volta aiutato a comprendere quanto peso abbiano i fattori di rischio attualmente noti nell’insorgenza della malattia. 
A oggi, il dito è puntato su un caratteristico profilo genetico e tre fattori “ambientali” che in vario modo possono indurre un organismo già predisposto a sviluppare la sclerosi.
Il profilo genetico incriminato è l’allele HLA DRB1*15:10 (uno dei geni membri del Complesso Maggiore di Istocompatibilità): “Esistono schiaccianti evidenze che la presenza di questo allele triplica le probabilità di sviluppare sclerosi multipla”, ha affermato Olson.
Quanto ai fattori ambientali, il primo è una comune infezione da virus di Epstein Barr, il patogeno responsabile della mononucleosi. È stata una scoperta italiana - del gruppo di Francesca Aloisi dell’Istituto superiore di sanità - che ha confermato una relazione causale tra infezione e sclerosi multipla (leggi lo studio). 
Altro elemento connesso all’insorgenza della patologia è il fumo da sigaretta. Terzo, la scarsa esposizione alla luce solare con conseguente abbassamento dei livelli di vitamina D. 
Ciascuno di questi fattori ambientali moltiplica per 1,5-2 volte il rischio di ammalarsi. 
Se fattori di rischio ambientali e profilo genetico predisponente sono presenti contemporaneamente “il rischio di insorgenza della sclerosi multipla aumenta di quasi venti volte”, ha spiegato Giancarlo Comi, ordinario di Neurologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e membro del Comitato Scientifico di ECTRIMS. 
Ciò significa, probabilmente, che la genetica non è sufficiente a spiegare l’«esplosione» della patologia: “Se due gemelli sono portatori della variante genica, allora hanno un rischio tre volte maggiore di ammalarsi di sclerosi multipla rispetto alla popolazione generale. Tuttavia non è detto che ciò avvenga”, ha spiegato Comi. “Ma se uno dei due contrae l’infezione da Epstein Barr, fuma e si espone poco al sole, ecco che sviluppa un rischio di 6 volte maggiore rispetto al fratello”. 
Secondo Comi è questa la direzione giusta nella quale indagare.

Terapia: novità in vista
Il Congresso è stato l’occasione per presentare le ultime innovazioni in tema di trattamento della sclerosi multipla. Tra quelle che più hanno catturato l’interesse della comunità scientifica, particolare attenzione è stata riservata a fingolimod, un nuovo farmaco a somministrazione orale recentemente approvato dalla Food and Drug Administration come trattamento di prima linea per la sclerosi multipla recidivante-remittente, la forma più comune che colpisce circa l’80 per cento dei malati.
Fingolimod, su cui il CHMP dell’European Medicine Agency si esprimerà nei prossimi mesi, è il capostipite di una nuova classe di farmaci che agiscono sul sistema immunitario: i modulatori dei recettori della sfingosina 1-fosfato. Il suo meccanismo di azione è totalmente diverso da quello delle terapie immunomodulanti o immunosoppressive attualmente in uso: il farmaco infatti “sequestra” i linfociti nei linfonodi. Ciò impedisce loro di raggiungere il sistema nervoso centrale dove potrebbero attaccare la guaina mielinica che protegge la fibra nervosa. Questo meccanismo d’azione ha dimostrato di offrire benefici clinici superiori alle terapie attualmente disponibili nel ridurre la frequenza delle ricadute, prevenire l’acuirsi della disabilità e la progressione del tasso di atrofia cerebrale, cioè la perdita di volume cerebrale. In particolare, i risultati dello studio di fase III TRANSFORMS hanno dimostrato una riduzione del 53% del tasso di ricadute a un anno nei pazienti in trattamento con fingolimod 0,5 mg rispetto ai pazienti in trattamento con interferone beta-1a per via intramuscolare (il trattamento standard). La ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, ha inoltre evidenziato una riduzione del tasso di atrofia cerebrale nei pazienti in trattamento con fingolimod. Questi ultimi hanno infine  presentato un rischio di progressione della disabilità a 3 e a 6 mesi di circa un terzo inferiore a quelli in trattamento con interferone. 
“Cosa significhi ciò è facile da capire”, ha spiegato Giancarlo Comi. “Un farmaco che rende più distanti le ricadute nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente non solo rallenta la progressione della malattia, ma consente anche un maggiore tempo di recupero”.
E questo ha profonde implicazioni sulla qualità di vita delle persone affette da una patologia subdola, caratterizzata proprio dal brusco passaggio da una condizione di quasi normalità a “limitazioni che possono durare anche mesi, come alterazioni della vista, difficoltà di cammino, scarso equilibrio, perdita della sensibilità in una parte del corpo”, ha illustrato Comi. “Un’esperienza drammatica nella vita di una persona”. I cui effetti non si esauriscono con la durata dell’attacco: “Questi deficit abitualmente se ne vanno nel giro di settimane o mesi, ma talvolta la regressione dei disturbi non è completa”, ha spiegato il neurologo. “Inoltre ogni attacco distrugge una parte di tessuto nervoso e questo danno, anche se non si manifesta perché la persona ha un buon recupero, riduce comunque la dotazione di tessuto nervoso e costituisce la premessa per il manifestarsi poi di una disabilità irreversibile”.
Il nuovo farmaco promette di rendere più lento questo cammino verso la disabilità: “L’innovativo meccanismo di azione di fingolimod, che combina l’azione sul sistema immunitario e sul sistema nervoso centrale - ha ha commentato Bernd Kieseier, professore di Neurologia dell’Università di Dusseldorf - apre una nuova prospettiva terapeutica per i pazienti con sclerosi multipla poiché permette di agire sia sulla componente infiammatoria che neurodegenerativa”.

Eccellenza Italia
Essenziali, tuttavia, rimangono la diagnosi e un intervento terapeutico precoci: “È stato dimostrato che intervenire fin dal primo attacco cambia drasticamente la storia della patologia - ha aggiunto Comi - sia in termini di frequenza delle “ricadute” sia in termini di progressione della disabilità”. 
Un aspetto, quello della diagnosi e del trattamento precoce, su cui l’Italia è tra i migliori Paesi al mondo: “se non il migliore, insieme alla Francia e la Spagna”, ha proseguito. “Ciò grazie alla decisione, ormai 15 anni fa, delle autorità sanitarie italiane di istituire una rete di centri per la somministrazione dell’interferone. La distribuzione dei centri e la collaborazione con aziende farmaceutiche, l’Associazione italiana sclerosi multipla e la Società italiana di neurologia hanno consentito non solo un’uniformità di accesso a diagnosi e cura sul territorio nazionale sconosciuta ad altre patologie, ma anche una continua formazione degli operatori sanitari che garantisce una elevatissima qualità dei servizi”, ha concluso Comi.

18 ottobre 2010
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy