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Epilessia in età pediatrica. Le potenzialità di midazolam


Il nuovo farmaco è stato presentato oggi a Milano. Tra i vantaggi, un intervento più immediato ed efficace ed anche una potenziale riduzione dei costi ospedalieri. L’autorizzazione è per l’uso dai 3 mesi ai 18 anni di età in caso di crisi acute prolungate ed è già disponibile in Italia dai primi di luglio.

18 SET - Consente un intervento più immediato ed efficace per l'epilessia in età pediatrica e di ridurre i ricoveri e quindi anche le spese per il Ssn. Sono questi alcuni dei vantaggi del nuovo farmaco a base di midazolam, il primo somministrabile per mucosa orale, nello spazio tra guancia e gengiva, per le crisi convulsive acute prolungate in età pediatrica. Autorizzato ad essere usato dai 3 mesi ai 18 anni e disponibile in Italia dai primi di luglio, è distribuito da ViroPharma, ed è stato presentato oggi a Milano.
 
“La principale novità di questa opzione terapeutica, disponibile in siringhe preriempite senza ago, con dose specifica per fascia d’età - spiega Federico Vigevano, direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma - è la via di somministrazione oromucosale. Il farmaco in sé infatti non è nuovo, perché si tratta di una delle benzodiazepine usate per via endovenosa in ospedale per trattare le crisi. La novità sta appunto nella modalità di somministrazione, la mucosa orale. Ciò permette di somministrare il trattamento per bocca anche ai pazienti che, in preda alle convulsioni, non sono in grado di deglutire, e anche se hanno i denti serrati”.
 
Finora per le crisi convulsive prolungate in età pediatriche, che si verificavano fuori dalla ospedale, dunque a casa, a scuola o in altri luoghi di comunità, si usava un farmaco per via rettale, che però presentava alcuni inconvenienti, come hanno rilevato gli specialisti e i pazienti presenti. “In un luogo pubblico come la scuola, ciò rappresentava un’innegabile fonte d’imbarazzo sia per il paziente che per il caregiver – rileva Emilio Perucca, Presidente dell'International League against Epilepsy – Ora c'è questa nuova alternativa, più semplice e accettabile dal punto di vista sociale”. Inoltre, aggiunge Vigevano, “l'assorbimento del farmaco tramite le mucosa orale è più rapido rispetto a quella rettale. La crisi infatti nel primo caso termina dopo 7-8 minuti, contro i 10 minuti dell'altro”.
 
E agire in fretta è fondamentale secondo i medici. “Le crisi convulsive acute prolungate devono essere arrestate il prima possibile – aggiunge Bernardo Dalla Bernardina, direttore dell'unità di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Rossi di Verona - per evitare danni irreversibili”. Una crisi convulsiva acuta prolungata è una manifestazione epilettica con sintomi motori (come scosse marcate e un irrigidimento globale), che lasciata a sé supera i 5 minuti e può condurre ad uno stato di 'male epilettico'. Nel momento in cui la crisi si presenta, non ci sono parametri che possano far prevedere quanto durerà. Una crisi di meno di 5 minuti si risolve spontaneamente senza lasciare conseguenze, mentre oltre i 5-6 minuti aumenta la probabilità che non si fermi da sola.
 
I soggetti più a rischio di crisi epilettiche sono i bambini, soprattutto nei primi mesi di vita, perché il cervello in fase di sviluppo è più predisposto rispetto al cervello maturo. E, secondo le cifre fornite, non si tratta di un'evenienza remota. L’epilessia infatti è la patologia neurologica più comune nell’infanzia, con una prevalenza di 5 soggetti su mille nella popolazione pediatrica in Europa, e 50mila tra bambini e adolescenti stimati, che ne sono affetti in Italia. E anche se nella maggiore parte dei casi le crisi si arrestano spontaneamente entro 1-2 minuti, è necessario intervenire tempestivamente quando durano più di 5 minuti, proprio per evitare conseguenze sullo sviluppo cognitivo e sociale del bambino.
 
“Le crisi epilettiche sono un disturbo molto frequente nell’infanzia – continua Della Bernardina - in particolare nei primi due anni di vita e tra i 6 e 12 anni. Molte forme di origine genetica cessano spontaneamente con la crescita, mentre quelle secondarie ad altre patologie e traumi del sistema nervoso hanno un decorso meno prevedibile. Le crisi convulsive prolungate, se non trattate, possono evolvere nel cosiddetto stato epilettico e diventano difficili da gestire”. Il farmaco è rimborsato dal Ssn, previa compilazione di un piano terapeutico individuale da parte dello specialista (pediatra, neurologo o neuropsichiatra infantile), e deve essere usato solo da genitori o persone che prestano assistenza in pazienti che abbiano ricevuto una diagnosi di epilessia, mentre per i bambini tra 3 e 6 mesi il trattamento va eseguito in un ospedale, dove sia possibile il monitoraggio e la rianimazione. “Con un controllo tempestivo delle crisi – conclude Vigevano - si riduce la necessità di ricovero ospedaliero, che è invece necessario se la crisi si prolunga. Si stima che in Italia si potrebbe ottenere così un risparmio di 1500 euro a paziente”.

18 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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