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Cefalea. Nei prossimi due anni in arrivo nuovi farmaci e terapie


Ad oggi i farmaci sono efficaci per una percentuale troppo bassa di pazienti e presentano numerose controindicazioni. Ma nel giro di poco potrebbero arrivare sul mercato nuove molecole e metodologie per trattare questa condizione, che affligge e debilita un grande numero di cittadini europei. E che costa ben 27 miliardi di spesa pubblica ogni anno.

18 OTT - L’emicrania, caratterizzata da attacchi ricorrenti di forte mal di testa e malessere diffuso, è il disordine neurologico più frequente nel nostro continente: almeno 5 cittadini europei su 7 hanno sofferto di un attacco acuto almeno una volta nella vita. Eppure, i trattamenti attualmente disponibili per emicrania e cefalea a grappolo lasciano molti pazienti insoddisfatti. Ma la promessa della scienza in questo campo è chiara: nuovi farmaci per queste condizioni, con minori controindicazioni, saranno disponibili in appena due anni, ed ulteriori progressi sono attesi anche dai metodi innovativi di neuromodulazione.
 
A rassicurare i pazienti sono in particolare gli esperti della Lega Italiana Cefalagici: se le attuali terapie per l’emicrania, il più frequente tra i disordini neurologici, mostrano ancora una modesta efficacia e molte controindicazioni ed effetti collaterali, non sarà così ancora per molto. Le cure per prevenire l’attacco emicranico sono efficaci solo nel 50% dei pazienti, mentre quelle per fermare un attacco acuto in corso nel 70% dei casi. Entrambi i trattamenti prevedono molti effetti collaterali e controindicazioni.
 
Ma la ricerca ha recentemente prodotto due importanti innovazioni nel trattamento degli attacchi acuti di emicrania. Farmaci di una nuova classe, antagonisti del ricettore CGRP (calcitonin gene-related peptide), chiamati “gepants”, possono modulare verso il basso l’attività del sistema trigemino- vascolare, la principale via di innervazione del cervello ed una delle possibili cause per il mal di testa. La loro efficacia è simile a quella dei triptani, che agiscono su un recettore sottotipo della serotonina e che sono correntemente il supporto principale per il trattamento di attacchi emicranici e cefalee a grappolo. Ma a differenza dei triptani, i gepants non restringono i vasi sanguigni e non hanno quasi nessun effetto collaterale. Questo li rende, da un punto di vista terapeutico, più indicati per i molti emicranici con problemi vascolari, finora esclusi dai benefici dei triptani.
 
Un’altra nuova sostanza, il lasmiditan, lavora come agonista di un recettore sottotipo della serotonina, chiamato recettore 5-HT1F, che diminuisce il rilascio dei trasmettitori eccitatori e del CGRP in sistema trigemino-vascolare. A differenza dei triptani, che sono agonisti del recettore 5- HT1B/D, il lasmiditan non è un vasocostrittore ed ha una efficacia simile a quella dei triptani. È meglio tollerato e, grazie all’assenza di effetti vascolari, presenta meno controindicazioni.
Gli effetti collaterali di entrambi i composti sono ancora in corso di studio ma si crede che saranno disponibili in 2 o 3 anni e offriranno nuove opzioni terapeutiche a quei pazienti per i quali i triptani non sono indicati, tollerati o risultano inefficienti.
Inoltre, la recente ricerca ha dimostrato gli effetti positivi della tossina botulinica di tipo A, iniettato negli appropriati muscoli della testa, del viso e del collo, nella terapia della emicrania cronica. Ha efficacia in circa il 30% dei pazienti affetti da emicrania cronica, ma l’efficacia di iniezioni simili con soluzione fisiologica salina era di circa il 12%. L’effetto netto della Tossina Botulinica di tipo A non è profondo, ma considerando la scarsità delle opzioni e la quasi totale assenza di effetti collaterali può aiutare sottogruppi di pazienti ancora da identificare in studi futuri, per poter incrementare il valore farmaco-economico di questa opzione terapeutica.
 
Senza contare i benefici che potrebbero arrivare dalla neuromodulazione: dal momento che l’attività delle terminazioni nervose implicate nella cefalea è di natura elettromagnetica, impulsi elettrici o elettromagnetici appropriati potrebbero cambiare (“modulare”) i processi neuronali di induzione del dolore o controllo del dolore su livelli normali. Al momento sono disponibili quattro metodi di neuromodulaizone con enorme potenziale nell’aiuto di pazienti emicranici e cefalalgici.
Due di loro, la stimolazione del nervo occipitale (ONS) e la stimolazione del nervo sfenopalatino (strutture nervose che giocano un ruolo importante nelle forti emicranie) si effettuano mediante l’impianto di strumenti di stimolazione che emettono impulsi elettrici. Altri due metodi, la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la stimolazione corrente diretta transcranica (tDCS) generano campi elettro(magnetici) attraverso strumenti esterni posizionati sulla testa, modulando l’attività delle loro regioni bersaglio nella superficie cerebrale in modo non invasivo.
ONS si è dimostrata efficace nel prevenire attacchi nel 30/40% dei casi di pazienti affetti da emicrania cronica e più del 60% dei pazienti affetti da cefalea a grappolo ha ricevuto alcuni rilevanti benefici clinici da questa opzione terapeutica. Tutti gli altri metodi sono da considerarsi emergenti, con studi di validazione ancora in corso. La neuromodulazione non invasiva o minimamente invasiva può rappresentare il futuro nelle terapie di vari tipi di cefalee prive di effetti collaterali.
 
Tutte risposte che potrebbero arrivare in breve tempo per chi soffre di emicrania cronica (cefalea per oltre 15 giorni ed un minimo di 8 attacchi di emicrania tipica in un mese), condizione estremamente disabilitante che affligge dal 3 al 5% della popolazione. La cefalea a grappolo colpisce una percentuale minore di popolazione (lo 0,1%) ma non ha paragoni in quanto a severità: detta anche “cefalea da suicidio”, è il più doloroso tipo di cefalea conosciuto. E queste nuove opzioni terapeutiche potrebbero avere anche un grande impatto sociale: oltre la sofferenza ed un enorme peso sul paziente, l’emicrania produce infatti anche circa 27 miliardi di euro di spesa pubblica in Europa. Che potrebbero essere in parte risparmiati.

18 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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