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Allergie. L'allarme dei medici: "Attenti anche a frutta e verdure. Provocano quelle più comuni"


Ben il 72% delle allergie è infatti rinconducibili ai due generi alimentari. Le altre forme più diffuse sono quelle a crostacei (13%) pesce (4%) latte (3%) uovo (3%) cereali (2%). Riscontri che costituiscono il perno della discussione durante i lavori del Congresso dell’Associazione allergologi immunologi territoriali ed ospedalieri in corso ad Ancona.

25 OTT - Frutta e verdura rappresentano le allergie di gran lunga più comuni (72%) seguite da crostacei (13%) pesce (4%) latte (3%) uovo (3%) cereali (2%). Sono gli ultimi aggiornamenti che costituiscono il principale oggetto di analisi e discussione del congresso dell’Associazione allergologi immunologi territoriali ed ospedalieri (Aaito) previsto dal 24 al 26 ottobre ad Ancona presso la Mole Vanvitelliana.

Gli ultimi riscontri relativi alle allergie sono il frutto di una ricerca condotta in 17 centri, distribuiti in 10 regioni italiane, che ha coinvolto oltre 25 mila pazienti adulti. Nei pazienti con allergia ad alimenti di origine vegetale la proteina allergenica più frequentemente responsabile di sensibilizzazioni, e quindi di reazioni allergiche, è la LTP  (lipid transfer protein), un allergene del regno vegetale frequentemente cross-reagente presente nella pesca, albicocca, prugna ma anche noce, nocciola, arachide, mais, riso. Sembra che la prevalenza dell’allergia all’LTP aumenti gradualmente con la latitudine, con un marcato aumento nelle regioni meridionali. Verosimilmente le variazioni geografiche emerse da questa indagine rappresentano lo specchio di differenze di esposizione agli allergeni respiratori e di differenti abitudini alimentari.

“C’è troppa disinformazione, soprattutto nel campo delle allergie ed intolleranze alimentari – afferma M.Beatrice Bilò, nuovo presidente Aaito -  Almeno il 60% dei pazienti hanno praticato cure errate e hanno riscontrato diagnosi diverse da quelle che, da soli, avevano scoperto. Troppe le persone che credono di essere allergiche o intolleranti ad un alimento, e si curano senza aver contattato degli esperti, con una dieta “fatta in casa” che potrebbe provocare disturbi reali, soprattutto nei bambini ed anziani. La presenza del web e dei siti di counseling on line, infatti, facilita l’autodiagnosi, ma spesso questa è sbagliata. Il ruolo degli specialisti è essenziale: se si vuole fare economia, è necessario affidarsi a test diagnostici scientificamente validati ed eseguiti da esperti del settore”.
 
Durante il Congresso la Federazione delle Società Italiane di Allergologia e Immunologia Clinica presenterà un importante documento sui vaccini anti-allergici con l’obiettivo di giungere ad un “Consensus” italiano su aspetti maggiormente correlati alla realtà clinica, agli aspetti regolatori, ai contesti gestionali/organizzativi nei quali questa terapia viene praticata, alle problematiche dei rimborsi per i quali sussiste una completa difformità nelle diverse regioni  e per intraprendere adeguate azioni innovative per la diffusione e la conoscenza di una terapia fondamentale per la cura della rinite,  dell’asma allergico e delle allergie al veleno di imenotteri.
 
“Nel documento si sottolinea la grande importanza il coinvolgimento e la corretta informazione del paziente – spiega Antonino Musarra, Vicepresidente Aaito - Questa deve riguardare i diversi aspetti della sua malattia, le possibili opzioni terapeutiche, il costo dei vaccini e l’efficacia degli stessi. Gli argomenti chiave trattati dal documento, redatto da 60 esperti indicati dalle Società Scientifiche, sono: gli schemi terapeutici, gli allergeni ed i pazienti ideali; il management del paziente che pratica la vaccino-terapia; gli aspetti regolatori, farmaco-economici e le possibilità di accesso alle cure; gli strumenti per l’implementazione di questa terapia e le prospettive di utilizzo dei vaccini anti-allergici nelle allergie ad alimenti, al lattice, al nichel e nella dermatite atopica”.
 

25 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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