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Test molecolare HPV. The Lancet conferma: “È meglio del Pap test”. Ma in Italia già lo sapevamo


Il rapporto HTA di novembre 2012, pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione l'aveva già detto: il test HPV è più efficace per ridurre l'incidenza dei tumori invasivi del collo dell'utero rispetto al Pap test. Oggi la conferma sulla rivista britannica, che arriva grazie al lavoro italiano. In Piemonte il nuovo esame già sostituisce il vecchio Pap test.

04 NOV - C'era già qualche evidenza a sostegno del fatto che lo screening con test HPV sia molto efficace per ridurre l'incidenza dei tumori invasivi del collo dell'utero, e che potesse essere anche più efficace del Pap test. Tanto che in Italia già da aprile la regione Piemonte lo aveva adottato nel programma di screening organizzato per i tumori femminili (cancro della cervice uterina e della mammella) “Prevenzione serena”, attivo dal 1996. Ma oggi arriva la conferma definitiva, grazie alla pubblicazione di uno studio su The Lancet sull'argomento, coordinata proprio dall'Italia: lo studio è opera di un’équipe internazionale di ricercatori, coordinata dal torinese Guglielmo Ronco, del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO Piemonte dell'Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino), e composta da italiani, svedesi (Karolinska Institutet, Stoccolma), inglesi (London School of Hygene ed Università di Manchester) ed olandesi (Vrje Universitet, Amsterdam), e dimostra che lo screening con test HPV permette di ridurre del 60%-70% l’incidenza dei tumori invasivi del collo dell’utero rispetto allo screening con Pap test.

Più efficace, anche perché al contrario del Pap test, test citologico in cui alcune cellule prelevate dal collo dell’utero vengono esaminate al microscopio e dunque si valuta lo stato attuale della salute dell'utero, lo screening del tumore del collo dell’utero HPV è un test molecolare che mira a prevenire il tumore individuando lesioni che non sono ancora cancro ma potrebbero diventarlo, provocate dal virus HPV – un’infezione peraltro comune e che generalmente non porta conseguenze. In altre parole, nello screening con test HPV il materiale prelevato viene sottoposto ad analisi molecolare per rilevare l’eventuale presenza del DNA dei ceppi di HPV ad alto rischio per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero.
Questo è il primo studio che ha valutato su larga scala l’effetto dello screening basato sul test HPV rispetto a quello basato sul Pap test nel prevenire tumori invasivi. I ricercatori hanno seguito negli anni più di 175.000 donne reclutate in quattro studi di grandi dimensioni, condotti in Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Svezia, che confrontavano lo screening con test HPV con lo screening con Pap test. In questo modo hanno scoperto che le invitate a fare il test HPV si sono ammalate meno di questo tumore rispetto alle invitate a fare il Pap test. Si tratta di un tassello fondamentale che prova la superiorità dello screening con test HPV sullo screening con Pap test. “Già era stata dimostrata la maggiore capacità del test HPV, rispetto al Pap test, di individuare quelle lesioni che non sono ancora un tumore ma che potrebbero diventarlo. Oggi si è potuto verificare direttamente che questo si traduce in una riduzione dei casi di tumore” ha commentato il dottor Ronco.
Tuttavia, bisogna specificare che ciò non vuol dire che il Pap test perda completamente la sua validità. Il Pap test è uno dei test di screening che hanno avuto più successo nella storia: in molte parti del mondo, grazie al Pap test, l’incidenza e la mortalità per tumore del collo dell’utero sono crollate. Nelle donne più giovani in età da screening (25-29 anni) il test HPV rileva molte lesioni destinate a regredire spontaneamente, con un elevato rischio di esami e trattamenti inutili. Pertanto le donne con meno di 30 anni devono continuare a fare il Pap test. Invece, lo studio ha mostrato che già nelle donne di età tra 30 e 35 anni il test HPV è più protettivo del Pap-test.

Lo studio ha infatti anche permesso di definire i metodi ottimali di screening con il test HPV (intervalli, età di utilizzo, approfondimenti per le donne positive al test) così da poter adottare strategie che evitino esami e trattamenti inutili – con il conseguente disturbo per le donne e possibili effetti indesiderati - senza ridurre i livelli di protezione. In particolare i risultati mostrano che l'aumento della protezione interessa soprattutto le donne di età compresa tra i 30 ed i 35 anni e che lo screening con test HPV ogni 5 anni mè più protettivo dello screning con Pap test ogni 3 anni.
Nel Commento all’articolo pubblicato, Sandra Isidean ed Eduardo Franco della McGill University di Montreal (Canada) hanno scritto che “È estremamente probabile che il futuro dello screening cervicale, nei Paesi sviluppati, preveda il test HPV come test primario di screening (…). Con le economie di scala che derivano dall’utilizzo del test HPV (…) e l’allungamento degli intervalli tra un test ed il successivo, lo screening risulterà essere meno costoso per il sistema sanitario, procurando al contempo una maggiore sicurezza e protezione rispetto alla citologia convenzionale”.
Ma in qualche modo, in Italia già lo sapevamo, grazie a documenti già circolati nel nostro paese, come il rapporto italiano di Health Technology Assessment pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione appena un anno fa. Non a caso lo studio su The Lancet è stato condotto all’interno dei programmi di screening organizzati tra cui, in Piemonte, quello di Torino. Ed era proprio grazie ai dati già disponibili che la Regione Piemonte aveva stabilito già ad aprile il passaggio al test HPV come test primario per il programma regionale di screening “Prevenzione Serena”. La Delibera della Giunta Regionale 21-5705 del 23/4/2013 prevedeva infatti tale passaggio nell’arco dei prossimi cinque anni, per consentire al sistema di riorganizzarsi. Questo cambiamento riguarda tutte le donne residenti in Piemonte e di età compresa tra i 30 e i 64 anni. Il programma è coordinato dal CPO Piemonte della Città della Salute e della Scienza di Torino, che ha coordinato la ricerca, ed adotta le strategie di screening che lo studio ha dimostrato essere le migliori. Il programma di screening inviterà sempre meno donne a fare il Pap test e sempre più donne a fare il test HPV, fino a che tutte saranno passate al test HPV. Per ragioni di equità, si utilizzerà un criterio casuale di invito per suddividere le donne tra chi farà il test HPV subito e chi lo farà successivamente.  

04 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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