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Mirtillo nero contro le malattie cardiovascolari


Uno studio italiano dimostra come la pianta sia in grado di contrastare l'infiammazione legata alle malattie del cuore, e nello specifico come questa abbia una azione specifica nel controllo delle placche di aterosclerosi. Lo studio è stato effettuato in vivo su topi e porterà allo sviluppo di integratori per i pazienti a rischio.

11 NOV - Che stile di vita e la dieta siano fattori ambientali che possono aumentare o diminuire il rischio di sviluppare malattie o problemi all'organismo è ormai stato provato in molti campi della medicina. Per questo si fa sempre più largo il concetto di nutraceutica, ovvero la scienza che riguarda lo studio di alimenti che hanno proprietà benefiche specifiche contro malattie particolari. Ultimo in ordine di tempo uno studio italiano del dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università di Udine e dell'azienda Nutrigene che ha indagato l'effetto di prevenzione che l'estratto di mirtillo nero e altri composti ha sulle malattie cardiovascolari, grazie al quale verranno sviluppati nuovi integratori proprio per i pazienti affetti o a rischio per questo tipo di patologie.

È dunque ormai appurato che l'alimentazione può determinare nell’organismo situazioni di infiammazione cronica che possono concorrere nell’eziogenesi di numerose patologie degenerative, quali l’aumento della pressione del sangue, l’arteriosclerosi, le malattie cardiocircolatorie, l’obesità, il diabete, l’Alzheimer e il Parkinson, specialmente in soggetti con rischio genetico per tali patologie.
Uno dei punti centrali per prevenire e per contrastare la progressione delle patologie degenerative correlate spesso con l’età è quindi rappresentato dal controllo dei processi infiammatori. I macrofagi sono cellule immunitarie coinvolte nella genesi e nell’amplificazione dell’infiammazione cronica e numerose ricerche hanno chiarito che queste cellule giuocano un ruolo prioritario nella formazione delle placche di arteriosclerosi. Alcune citochine pro-infiammatorie, quali il TNF-a, sono infatti rilasciate dai marcofagi e causano l’attivazione di altri geni, fra i quali il fattore di trascrizione nucleare NF-kB, che entra nel nucleo delle cellule e attiva, a sua volta, la trascrizione di geni che inibiscono l’apoptosi e promuovono la proliferazione cellulare e l’infiammazione.
I macrofagi sono coinvolti nei processi infiammatori anche per possibilità di trascrivere dei geni inducibili da ligandi che appartengono alla superfamiglia dei recettori ormonali nucleari, i PPARs (Peroxisome Proliferator-Activated Receptors). In particolare, la sottoregolazione del PPARg (NR1C3), presente anche nelle cellule del tessuto adiposo, muscolatura liscia ed endotelio, è coinvolto nell’insulino resistenza, nell’ipertensione e nella dislipidemia, tratti caratteristici della sindrome dismetabolica. D’altra parte, l’attivazione del PPARg inibisce la risposta infiammatoria dei monociti e dei macrofagi, prevenendo l’attivazione di alcuni fattori di trascrizione nucleari, quali NF-kB, AP1 (Activating Protein-1) e STAT1 (Signal Transducer and Activator of Transcription-1).
Numerosi composti bioattivi presenti nelle piante sono antiossidanti, grazie alla loro azione scavenger o quencer nei confronti delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dei radicali liberi in genere. Inoltre, alcuni composti svolgono anche un ruolo attivo nella regolazione della funzione cellulare, attraverso l’induzione o la soppressione dei processi di trascrizione genica. Il controllo dell’espressione di geni target, quali TNFa, NF-kB e di PPARg, può quindi rappresentare una strategia nutrizionale per il controllo dei processi infiammatori.

Gli studi realizzati da Nutrigene nell’ambito del progetto Nutriheart hanno previsto identificazione di estratti vegetali in grado di contrastare in vitro la risposta infiammatoria di macrofagi attivati con H2O2, mediante la modulazione dell’espressione di TNFa, NF-kB e di PPARg e altri geni target. Fra i composti studiati, il mirtillo nero, alcune varietà di caffè verde e il tè verde hanno dimostrato una particolare azione anti-infiammatoria. L’estratto di mirtillo nero ha evidenziato uno spettro di attività ampio, sia antiossidante sia antiinfiammatorio, ed è stato utilizzato per uno studio in vivo su coniglie, al fine di verificare la sua azione specifica nel controllo delle placche di aterosclerosi. I primi risultati sono stati recentemente presentati al Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana per le Scienze e le Produzioni Animali (ASPA) a Bologna.
Sulla base delle evidenze raccolte in questi studi assieme ai partner e dalla consultazione della letteratura scientifica, Nutrigene sta sviluppando degli integratori a base di composti nutraceutici ad attività antiossidante ed antiinfiammatoria, per un loro utilizzo su soggetti a rischio di patologie cardiovascolari. “Considerata la tollerabilità degli ingredienti naturali e la mancanza di controindicazioni, gli integratori potranno trovare impiego anche per la prevenzione delle condizioni associabili a un aumento della risposta infiammatoria”, hanno fatto sapere dall'azienda.  

11 novembre 2013
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