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Farmaci ospedalieri generici. Veneto, Piemonte ed Abruzzo le Regioni che spuntano i migliori prezzi


Le performance contenute nell’analisi territoriale sull’acquisto (tra il 2008 e il 2012) dei farmaci equivalenti ad uso ospedaliero elaborata dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.Sotto esame 85 principi attivi e i relativi farmaci acquistati da 39 stazioni appaltanti. I risultati peggiori in Puglia, Lazio e Umbria anche se per quest’ultima i dati non presentano un elevato grado di rappresentatività. LO STUDIO

25 NOV - L’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha condotto un’analisi per evidenziare le differenti performance delle amministrazioni sanitarie coinvolte nella determinazione dei prezzi di riferimento in ambito sanitario. L’ “Analisi territoriale comparativa nell’acquisto dei farmaci ad uso ospedaliero”, elaborata su base regionale, fornisce un quadro di sintesi sui risultati ottenuti dalle strutture, coinvolte nell’indagine, riguardo alla capacità di ottenere un prezzo di aggiudicazione relativamente vantaggioso. Oggetto dell’analisi sono stati 85 principi attivi (ai quali possono corrispondere più farmaci per ogni principio attivo) acquistati da 39 stazioni regionali appaltanti per un totale di 1.621 prezzi comunicati complessivamente. In totale i bandi di acquisto per questi farmaci hanno comportato una spesa totale, tra il 2008 e il 2012 di 26 miliardi di euro, quelli analizzati dall'Avcp ammontano al 68% (ovvero 17,6 mld di euro).
 
L’Autorità, da noi interpellata ci ha fatto sapere come “è opportuno precisare che la raccolta dei prezzi è stata realizzata attraverso un sistema di rilevazione creato appositamente per tale scopo. I valori riportati nella tabella 2 (colonne 3 e 4) fanno riferimento invece ai dati presenti nella banca dati dell’Autorità riferibili all’acquisto di farmaci. Tali valori non sono quindi direttamente associabili ai prezzi trasmessi, ma riguardano il complesso dei bandi per acquisti in ambito farmaceutico realizzato dalle amministrazioni prese in esame. Sostanzialmente, le informazioni sui bandi sono state impiegate con lo scopo di associare un elemento “dimensionale” a ciascuna stazione appaltante”.
 
 
L’analisi, più in generale, è stata condotta su un campione di farmaci non coperti da brevetto, in quanto per i farmaci branded non state riscontrate differenze di prezzo, selezionando 39 stazioni appaltanti in 18 Regioni. Per l'analisi sono stati usati due indicatori: il primo prende in esame  la posizione (rango) della stazione appaltante per ciascun principio attivo, in relazione ai prezzi di acquisto registrati tra le diverse regioni; il secondo considera invece il rapporto tra prezzo di acquisto della stazione appaltante e il prezzo mediano dei diversi farmaci con lo stesso principio attivo. Ma l’Avcp è andata oltre ed ha incrociato i due indicatori.

I risultati (vedi grafico) mostrano come le peggiori performance si riscontrino per Puglia, Lazio ed Umbria (per quest’ultima si rammenta però un non elevatissimo grado rappresentatività delle stazioni appaltanti utilizzate). Anche i risultati della Campania non appaiono confortanti pur tenendo conto dell’esiguo numero di osservazioni presenti. Non si può escludere, in questo caso, come per Umbria e Sicilia - sottolinea il rapporto - che una performance diversa potrebbe scaturire considerando un set di dati più numeroso.
 
A seguire si collocano nell’ordine Basilicata, Sicilia (anch'essa con una non elevata rappresentatività), Calabria e Sardegna. Le migliori performance sono state riscontrate per Veneto, Piemonte ed Abruzzo. Nel blocco centrale si osservano un gruppo di sei Regioni (oltre alla provincia autonoma di Bolzano). Possiamo distinguere in ordine di performance tre coppie: Friuli e Toscana, seguite da Valle d’Aosta ed Emilia Romagna ed infine Liguria e Lombardia.
 
  


 
 
Nelle sue conclusioni l’Avcp sottolinea come “l’analisi, prettamente empirica, non è di per sé sufficiente per stabilire in maniera esaustiva quali siano le performance delle diverse Regioni per quanto concerne la spesa farmaceutica. Infatti, non sono presi in considerazione elementi fondamentali quali ad esempio i consumi annui, il numero di pazienti, ecc. La stessa limitatezza del set di farmaci analizzato non permette di trarre conclusioni di portata generale. Tuttavia, nonostante i limiti sopra menzionati, si è cercato di fornire un quadro parziale ma ben delineato dei risultati delle dinamiche di acquisto nelle singole Regioni. Quello che emerge è un’evidente difformità di risultati in termini geografici: non si può non rilevare come le Regioni del Sud (Abruzzo a parte) mostrino risultati nettamente peggiori rispetto alle altre. Da notare, infine, come, dai dati analizzati, le performance relativamente peggiori siano associate, fatte alcune eccezioni, alle Regioni con piani di rientro”.

25 novembre 2013
© Riproduzione riservata

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