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Chirurgia plastica. Allarme per il low cost: è spesso a rischio

di Viola Rita

Prezzi bassi nascondono spesso tecniche inadeguate, praticate in ambienti inadatti. Un rischio serio per la salute e la sicurezza del paziente, spesso dovuto alla confusione tra le strutture. L’Aicpe insieme alla Regione Lombardia combatte contro questo problema 

17 DIC - Operazioni chirurgiche a basso prezzo, in strutture inadeguate e senza garanzie per la sicurezza del paziente. È una situazione sempre più diffusa in Italia, soprattutto in grandi città come Milano: a sottolinearlo è l’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), che, insieme alla Regione Lombardia, sta portando avanti un percorso per mettere un freno al problema.

“La sicurezza di ogni intervento chirurgico si basa, oltre che sulla scelta di un serio operatore, anche sulla qualità della struttura dove viene effettuato. Purtroppo con la crisi economica si è diffusa l’abitudine di eseguire operazioni importanti in ambienti inadatti”, ha affermato il presidente di Aicpe, Giovanni Botti. “Si tratta di un fenomeno dilagante, presente soprattutto in grandi città come Milano, dove ci sono medici che propongono di eseguire interventi di rilievo (aumento o riduzione/riposizione del seno, addominoplastica, lifting del viso, ecc) all’interno di ambulatori chirurgici che non dispongono delle caratteristiche adatte a garantire prestazioni sicure. Queste offerte di chirurgia “low cost”, apparentemente vantaggiose, espongono invece i pazienti a rischi che in un paese civile non si dovrebbero correre. Questo è dovuto anche al fatto che alcune Regioni non hanno ancora definito con precisione i confini fra le varie strutture sanitarie e questa confusione facilita chi alla serietà preferisce anteporre la possibilità di accrescere la propria clientela con offerte a prezzi molto contenuti, ma a basso livello di sicurezza”.

Secondo i chirurghi plastici soci di Aicpe è “improrogabile giungere rapidamente a una netta suddivisione delle specifiche competenze, indicando precisi limiti sulla base della tipologia del paziente, della complessità dell'intervento e del tipo di anestesia”. La proposta dell’Associazione Aicpe è chiara: negli studi medici si dovrebbero eseguire al massimo iniezioni di filler, negli ambulatori chirurgici piccoli interventi chirurgici in anestesia locale (rimozioni di neoformazioni cutanee, blefaroplastiche semplici, otoplastiche, ecc), mentre interventi di maggiore complessità in anestesia locale o generale dovrebbero essere praticati in strutture di day surgery o in strutture protette.

A tal proposito, Giovanni Botti, insieme a Giorgio Celli, vicepresidente Sicads (Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e Day Surgery) e Guido Menasce, rappresentante per la Lombardia di Aiudapds (Associazione Italiana delle Unità Dedicate Autonome Private di Day Surgery), ha incontrato Fabio Rizzi, Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, per discutere del delicato tema della sicurezza dei pazienti.

“Nell'incontro con il Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, Fabio Rizzi, è emersa una comunione di intenti e la volontà di agire per la tutela del paziente”, prosegue Botti. “Il prossimo passo è la creazione di tavoli tecnici, cui parteciperanno rappresentanti delle Associazioni mediche presenti all'incontro per dar corso alla realizzazione di quanto richiesto nell'ambito della riorganizzazione della Sanità in Lombardia, regione-pilota in questo settore”.

Intanto, l’Aicpe ribadisce l’invito alla prudenza, soprattutto sul low cost: “Spesso prezzi troppo bassi celano interventi praticati in ambienti non idonei, talvolta eseguiti da mani poco esperte o con tecniche inadeguate o insufficienti. Spesso si tratta di semplici specchietti per allodole: il medico dice che la proposta non è applicabile e propone alternative più costose. Quando c’è di mezzo la salute conviene verificare ogni dettaglio prima di accettare proposte apparentemente appetibili, ma quantomeno sospette”.
 
Viola Rita

17 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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