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Settimana mondiale del Cervello 2014. La memoria 'sul palco' fino a domenica. Dalle malattie neurodegenerative all'epilessia

di Viola Rita

‘Cervello e memoria’ è il tema di quest’anno della manifestazione promossa in Italia dalla Società Italiana di Neurologia. Tra gli incontri, le neuroscienze ‘raccontano’ l'empatia e le differenze cerebrali tra uomo e donna. 'Indagate speciali' sono la sclerosi multipla, le malattie neurodegenerative, l’epilessia ed altre patologie. IL PROGRAMMA

11 MAR - Dalla sclerosi multipla all’epilessia, dalla malattia di Parkinson all’Alzheimer. E poi, dal pensiero al linguaggio, dal ricordo al sogno: il cervello e la memoria sono i protagonisti della Settimana Mondiale del Cervello 2014 (Brain Awareness Week - BAW), una campagna di informazione a livello globale, da ieri fino a domenica 16 marzo. In Italia questa iniziativa è promossa dalla Società Italiana di Neurologia (SIN), in Europa dalla European Dana Alliance for the Brain e negli Stati Uniti dalla Dana Alliance for Brain ed è coordinata dalla Society for Neuroscience. Diversi gli appuntamenti nell'intero nostro paese, da Nord a Sud, rivolti sia agli adulti che ai bambini: da incontri divulgativi sulle cellule staminali e malattie neurologiche a giochi scientifici per raccontare le neuroscienze, fino a un incontro per spiegare le differenze tra il cervello dell'uomo e il cervello della donna (Città della Scienza - Napoli). In allegato il dettaglio completo del programma, fornito dalla Società Italia di Neurologia.
 
Tra i focus della settimana, sottolineati dalla SIN, la frequente presenza di disturbi cognitivi, inclusi disturbi legati della memoria, in malattie neurodegenerative come il Parkinson e i Parkinsonismi, come illustra il Professor Aldo Quattrone, Presidente della Società Italiana di Neurologia. “Oggi sappiamo che i disturbi della memoria rappresentano un sintomo sempre più comune che colpisce circa il 7% della popolazione generale con più di 65 anni fino a raggiungere il 30% dei soggetti con età superiore a 80 anni. I disturbi della memoria, purtroppo, non sono caratteristici solo della malattia di Alzheimer ma possono essere presenti in molte malattie neurologiche e, pertanto, devono essere ricercati e correttamente diagnosticati”.
Altro punto importante della settimana, discusso dalla SIN, riguarda la prevenzione, per valutare l’impatto, in termini di danni cerebrali e neuronali, di uno stile di vita non corretto, tra cui in particolare l’abuso di alcol e l’utilizzo di droghe, che rendono il cervello più suscettibile a danni permanenti. Tra i fattori di rischio per la malattia di Alzheimer, infatti, oltre a quelli genetici, ci sono anche l’obesità, il fumo e l’alcol, come riporta la SIN (il Professor Sandro Sorbi e il Professor Leandro Provinciali parlano di alcuni di questi temi).
 
Al contrario, in base a studi epidemiologici attività intellettuali e cognitive stimolanti possono aumentare la “riserva cerebrale o cognitiva (RC), ovvero la capacità del nostro cervello di limitare le modificazioni strutturali e funzionali dell’invecchiamento sia fisiologico che patologico”, riporta la Società (Professor Gioacchino Tedeschi): gli individui con meno di otto anni di formazione scolastica presentavano un rischio raddoppiato di sviluppare forme di demenza rispetto alle persone con un percorso formativo più lungo.
 
Si parlerà inoltre della neurologia sperimentale per sconfiggere la sclerosi multipla e le malattie neurodegenerative (Professor Giancarlo Comi), illustrando le "nuove terapie della sclerosi multipla di prossima disponibilità. E’ oggi possibile personalizzare l’intervento terapeutico, massimizzando i benefici e minimizzando i rischi. La medicina individualizzata è la medicina del futuro perché consente anche un risparmio di risorse, evitando un uso non produttivo di farmaci  talvolta estremamente costosi. Questi poderosi sviluppi della medicina richiedono un importante sforzo organizzativo per la complessità degli interventi necessari e anche un potenziamento degli aspetti educativi. Ancor prima di pensare a sviluppare nuove terapie per le maggiori malattie neurodegenerative preoccupiamoci di usare bene le terapie di cui già disponiamo”.

Anche l’epilessia può implicare disturbi alla memoria, di cui soffre circa un epilettico su due, secondo i dati riferiti dalla Società (Professor Paolo Tinuper): “deficit della memoria particolarmente frequenti si riscontrano nelle epilessie del lobo temporale, forme in cui le strutture deputate alla memoria, in particolare l’ippocampo, risultano direttamente coinvolte dall’attività epilettica. Studi recenti hanno evidenziato, infatti, una asimmetria emisferica delle funzioni mnemoniche con complesse alterazioni funzionali tra i due ippocampi”.
 
Viola Rita

11 marzo 2014
© Riproduzione riservata

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