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Melanoma. Arriva la App che ti dice quando smettere di stare al sole


Si chiama “Salvati la pelle” ed è realizzata dalla Fondazione Melanoma per difendersi dall’esposizione eccessiva ai raggi Uv, che raddoppia il rischio di sviluppare il melanoma. Ogni anno, in Italia, 10.500 nuove diagnosi di questo tumore della pelle. Mille nella sola in Campania.

09 APR - Arriva la prima applicazione che permette di conoscere l’intensità dei raggi del sole e di “salvarsi la pelle”. È realizzata dalla Fondazione Melanoma e rivela quanto tempo è consentito esporsi alle radiazioni UV senza danni, non solo nel corso della giornata ma per sette giorni consecutivi. Consiglia anche quale tipo di protezione utilizzare: cappellino, occhiali, maglietta o crema solare. Si chiama “Salvati la pelle” e, da oggi, è scaricabile gratuitamente dall’Apple Store su Iphone e Ipad (è prevista nei prossimi mesi la versione per sistemi operativi Android).

“L’esposizione eccessiva ai raggi UV – ha spiegato Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, in un incontro con i giornalisti all’Istituto ‘Pascale’ di Napoli - raddoppia il rischio di sviluppare il melanoma, che aumenta ulteriormente nelle persone con pelle chiara. L’app è molto facile da usare, anche da parte di bambini e anziani. La prevenzione è l’arma più importante per sconfiggere questo tipo di tumore della pelle particolarmente aggressivo, che ogni anno fa registrare 10.500 nuove diagnosi nel nostro Paese. Il 20% dei casi è riscontrato in pazienti di età compresa tra 15 e 39 anni. Con l’arrivo della primavera, le occasioni per stare all’aria aperta aumentano, ma il sole va sempre evitato nelle ore centrali della giornata, fra le 12 e le 16. Quando i raggi sono troppo intensi, la app consiglia di non esporsi in alcun modo. Strumenti come smartphone e tablet possono diventare il veicolo per trasmettere alle persone le regole fondamentali per prendere il sole senza rischi”.

L’applicazione, grazie al dispositivo di localizzazione GPS presente nel cellulare o nel tablet, è in grado di individuare la posizione dell’utente e di confrontare queste coordinate con i dati provenienti dai satelliti dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea). In questo modo, rileva l’intensità dei raggi UV nel luogo esatto in cui si trova l’utente e fornisce informazioni sullo spessore dello strato dell’ozono. Contiene inoltre schede di approfondimento sui diversi fototipi in base alla classificazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e sui possibili danni e benefici dei raggi ultravioletti.

“Il sole – ha dichiarato Nicola Mozzillo, Direttore del Dipartimento Melanoma, Tessuti molli, Muscolo-Scheletrico e Testa-Collo dell’Istituto partenopeo - può essere un grande amico della nostra pelle, ma possiede anche un lato ‘oscuro’, purtroppo sottovalutato, in grado di provocare danni molto gravi. Da quando è nata, nel 2010, la Fondazione Melanoma ha promosso campagne di informazione per aumentare il livello di consapevolezza fra i cittadini, che si sono sottoposti in gran numero agli esami di screening. Per individuare un neo sospetto è necessario seguire la regola ‘A B C D E’: asimmetria nella forma; bordi frastagliati; cambiamento del colore; dimensioni superiori a 5 millimetri di diametro; evoluzione anomala con modificazioni evidenti nell’arco di settimane o mesi con fenomeni, ad esempio, di sanguinamento. Se individuato in fase iniziale, il melanoma è guaribile in più del 90% dei casi con la semplice asportazione chirurgica di un neo. Di fronte a una lesione della pelle sospetta, ci si deve rivolgere subito a strutture competenti. Ad esempio, al ‘Pascale’ ogni anno trattiamo circa 450 nuovi casi. Ricerca, terapia e assistenza al malato a 360 gradi caratterizzano da sempre il lavoro dei medici del nostro Istituto”.

Le Regioni settentrionali fanno registrare la maggiore incidenza della malattia, seguite da quelle del Centro e del Sud (in Campania ogni anno sono circa 1.000 le nuove diagnosi).

“Le regole della prevenzione devono essere seguite da tutti, indipendentemente dall’età – raccomanda Gennaro Ciliberto, direttore scientifico del ‘Pascale’ -. Il costante incremento dei casi, negli ultimi 40 anni, è sicuramente causato dalla maggiore quantità di raggi UV che filtra attraverso l’atmosfera. Altro fattore di rischio è rappresentato dal numero di ustioni solari e dalla quantità totale di esposizione agli UV nel corso della vita. È essenziale scoprire le lesioni in fase iniziale ed eliminarle, perché, quando la malattia progredisce in stadio avanzato, diventa molto difficile da trattare. Il melanoma è uno dei tumori caratterizzato dal maggior numero di lesioni genetiche. E presenta una particolare tendenza a mutare e a sviluppare meccanismi di resistenza ai farmaci. Oggi al ‘Pascale’ sono in corso circa 20 sperimentazioni cliniche su nuovi farmaci in questa patologia in fase avanzata”.

L’Istituto partenopeo è una struttura di riferimento a livello nazionale e internazionale per il trattamento del melanoma. “Le radiazioni solari – ha aggiunto Tonino Pedicini, Direttore Generale del ‘Pascale’ - sono considerate fra i fattori più importanti nel causare lo sviluppo di questo tumore. Inoltre un recente studio pubblicato su ‘Nature’ ha dimostrato il ruolo indiretto delle scottature anche nella formazione delle metastasi, perché diffondono il processo infiammatorio nei tessuti circostanti. La prevenzione è la via principale non solo per sconfiggere il cancro, ma anche per garantire la sostenibilità del sistema sanitario perché permette di risparmiare risorse. La Fondazione, con la nuova applicazione anti-UV, prosegue un percorso significativo di sensibilizzazione dei cittadini”.

“Un contagiri colorato mostra l’intensità dei raggi ultravioletti e il tempo di esposizione consentito, calcolato come dato medio in base ai diversi fototipi – ha concluso Giovanni Cucchiara, amministratore delegato di Clinical Research Technology, l’azienda che ha realizzato l’applicazione -. Ad esempio, se viene rilevata un’intensità dei raggi UV molto elevata, l’app avverte di non esporsi in nessun modo. In futuro è prevista una versione ancora più personalizzata, perché sarà possibile conoscere il tempo di esposizione in base allo specifico fototipo della persona, determinato con una foto della pelle”.

09 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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