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Mucca pazza/2: in arrivo un test nasale, frutto della ricerca italo-americana

di Maria Rita Montebelli

La tecnica del brushing dell’epitelio olfattorio nasale è stata messa a punto dall’Università di Verona. Il nuovo test ha una sensibilità del 97% e una specificità del 100% e potrà essere applicato per la diagnosi di malattia di Creutzfeldt-Jakob, ma anche del Parkinson e dell’Alzheimer

08 AGO - Basterà un prelievo dalle cavità nasali, effettuato con una sorta di cotton fioc sterile, sotto la guida di un rinoscopio a fibre ottiche, per far diagnosi della malattia di Creutzfeldt-Jakob (CJD), secondo uno studio pubblicato oggi sul <a 10.1056="" doi="" full="" href="\" _cke_saved_href="\" http:="" query="featured_home#t=abstract" "="" target="\" www.nejm.org=""><em>New England Journal of Medicine</em> </a>a firma di ricercatori italiani (<strong>Gianluigi Zanusso</strong> dell’Università di Verona) e americani (<em>National Institutes of Health</em>). Finora per far diagnosi certa della malattia era necessario ricorrere all’esame del tessuto cerebrale, mediante biopsia o esame autoptico.<br>  <br> Il test consiste nell’effettuare un <em>brushing </em>dell’epitelio olfattorio mediante inserimento di un tampone all’apice della volta nasale, dove sono localizzati i neuroni olfattori nella cavità nasale. Il prelievo è assolutamente innocuo, non invasivo, poco costoso, non comporta danni al’olfatto e può essere ripetuto a distanza. Le cellule olfattive umane sono costituite da circa 6 milioni di neuroni che rigenerano ogni 5-6 mesi. Queste cellule rappresentano l’unica forma di tessuto nervoso esposta all’ambiente esterno ed ha caratteristiche peculiari in quanto questi neuroni sono in grado di rigenerarsi.<br>  <br> La CJDsi sviluppa quando, per ragioni ancora oscure, le normali proteine prioniche si alterano e si aggregano tra loro, andando così a danneggiare il tessuto cerebrale, nel quale si sviluppano buchi che gli conferiscono un aspetto ‘a spugna’. Nell’uomo la forma sporadica della malattia, colpisce ogni anno nel mondo una persona su un milione.<br> “Si tratta di una scoperta importante – sottolinea <strong>Anthony Fauci</strong>, direttore del <em>National Institute of Allergy and Infectious Diseases</em> (NIAID) e membro dell’NIH – che rappresenta il culmine di anni e anni di studi sulle malattie prioniche e che rappresenta un passo avanti importante nella diagnosi di queste malattie; non appena sarà validato, questo test entrerà di certo nella pratica clinica e in medicina veterinaria”.<br>  <br> Le potenziali ricadute del nuovo test comprendono lo studio di gravi malattie neurodegenerative, dal morbo di Parkinson, all’Alzheimer. “In particolare - commenta <strong>Zanusso</strong> - nella malattia di Parkinson i disturbi olfattori possono precedere anche di un decennio i sintomi motori e le lesioni patologiche tipiche di questa malattia sono presenti nel sistema olfattorio. Il <em>brushing</em> dell’epitelio olfattorio permetterebbe, quindi, di identificare precocemente i segni della patologia e di poter intervenire con terapie in grado di arrestarne l’ evoluzione. Allo stesso modo nella patologia di Alzheimer, studi autoptici hanno già dimostrato che le alterazioni patologiche che avvengono nel cervello sono speculari a quelle che colpiscono la mucosa olfattoria. Pertanto, lo studio fornisce un importante strumento diagnostico e un potenziale indicatore per calibrare gli interventi terapeutici nelle diverse fasi delle malattie neurodegenerative”. <br>  <br> Riuscire a far diagnosi certa di questa malattia, aiuta tra l’altro a prevenirne la diffusione; è noto infatti che la CJD può essere trasmessa da uomo ad uomo attraverso procedure mediche quali le trasfusioni di sangue, i trapianti e la contaminazione di strumenti chirurgici.<br> Nello studio sono stati confrontati 31 campioni nasali ottenuti da pazienti con CJD e 43 campioni da soggetti sani o con altre patologie neurologiche. <strong>Zanusso</strong> e colleghi dell’Università di Verona, che hanno fornito la maggior parte dei campioni, hanno messo a punto la tecnica del <em>brushing </em>intranasale, per prelevare i neuroni olfattivi. La ricerca si è avvalsa di finanziamenti di Cariverona. I test sono stati effettuati invece nel laboratorio <strong>Byron Caughey</strong> in Montana. Il nuovo esame ha consentito di individuare correttamente la presenza della malattia in 30 campioni su 31 (sensibilità del 97%) e di escluderne la presenza nella totalità del gruppo di controllo (specificità del 100%). Di contro, il test sul liquor comunemente utilizzato nella pratica clinica e che richiede il doppio del tempo, ha una sensibilità del 77% e una specificità del 100%.<br>  <br> <strong><em>Maria Rita Montebelli</em></strong></p>

08 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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