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Infezioni respiratorie più frequenti per i neonati con bassa vitamina D


I neonati che alla nascita presentano livelli di vitamina D inferiori a 25 nanomoli per litro presentano un rischio doppio di essere colpiti da infezioni, anche serie, durante l’infanzia.

04 GEN - I livelli di vitamina D nei neonati sembrano predire il rischio di infezioni respiratorie durante l’infanzia. Ma non quello di ammalarsi di asma. 
È il risultato di uno studio neozelandese pubblicato sul primo numero dell’anno della rivista Pediatrics. 
“I nostri dati suggeriscono che l’associazione tra vitamina D e il rantolo, che può essere sintomo di diverse malattie respiratorie e non soltanto dell’asma, è in gran parte dovuta alle infezioni respiratorie”, ha commentato Carlos Camargo del Massachusetts General Hospital. “Le infezioni respiratorie acute sono il principale problema di salute nei bambini. Per esempio, la bronchiolite, una malattia virale che colpisce la parte più piccola dell’albero bronchiale, è la principale causa di ospedalizzazione dei neonati negli Stati Uniti”.
Anche se la vitamina D è comunemente associata al suo ruolo nel garantire la solidità delle ossa, recenti ricerche scientifiche suggeriscono che ha un compito decisivo anche per il sistema immunitario. Per questa ragione i ricercatori hanno verificato la correlazione tra la sostanza e la frequenza delle infezioni.
L’analisi è stata compiuta sui dati derivanti dal New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study, un ampio studio che ha seguito più di 1000 bambini nelle città di Wellington e Christchurch. Nel corso delle precedenti rilevazioni erano stati infatti analizzati anche campioni di sangue cordonale dei neonati e tra i parametri rilevati rientravano anche i livelli di vitamina D.
Circa il 20 per cento del campione presentava livelli di vitamina D inferiori a 25 nanomoli per litro, un valore estremamente basso. 
All’età di tre mesi, questi bambini avevano un rischio doppio di essere colpiti da un’infezione respiratoria rispetto a quelli che alla nascita avevano un livello maggiore di 75 nanomoli per litro.
I ricercatori non hanno però riscontrato nessuna associazione tra livelli della vitamina e il rischio di ammalarsi di asma o di soffrire di allergie. Ciò, tuttavia, non significa che i livelli di vitamina D siano irrilevanti per gli individui con asma, ha spiegato Camargo: “Bisogna distinguere tra ciò che causa l’asma e ciò che la peggiora”, ha affermato. “Dal momento che le infezioni respiratorie sono la più comune causa di peggioramento dell’asma, la supplementazione di vitamina D potrebbe aiutare a prevenire questi eventi, soprattutto in autunno e inverno, quando i livelli di vitamina D calano e i peggioramenti dell’asma sono più comuni. Quest’idea, naturalmente, dovrà essere testata in un trial clinico che speriamo di poter svolgere il prossimo anno”.

04 gennaio 2011
© Riproduzione riservata

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