L’origine della febbre. La scoperta apre la strada a nuove terapie
di Maria Rita Montebelli
Una ricerca dell’università svedese di Linköping getta nuova luce sulla zona di produzione delle prostaglandine responsabili della febbre. Una scoperta che apre la strada a nuove terapie
28 AGO - Che la febbre sia una risposta dell’organismo ad un processo infiammatorio è cosa nota. Meno chiaro e per anni oggetto di dibattito è stata invece l’origine del ‘segnale’ della febbre. Le teorie in pista, fino ad oggi erano sostanzialmente tre: la febbre sarebbe originata dalla prostaglandine circolanti, oppure deriverebbe da cellule del sistema immunitario presenti nel sistema nervoso o infine deriverebbe da prostaglandine prodotte a livello della barriera emato-encefalica.
Quest’ultima, la cosiddetta teoria di
Engblom è stata appunto dimostrata nel lavoro pubblicato oggi su
Journal of Neuroscience. Lo studioso svedese, una decina di anni fa, aveva scoperto il meccanismo responsabile della formazione delle prostaglandine E2 durante la febbre; David Engblom aveva anche dimostrato che queste molecole non erano in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, un meccanismo di protezione per il cervello, ma che le PGE2 potevano essere sintetizzate da due enzimi presenti sul versante interno della barriera stessa e da qui raggiungere l’ipotalamo che è la sede del ‘termostato’ dell’organismo.
Nel lavoro appena pubblicato, Engblom è riuscito a dimostrare la sua teoria, utilizzando topini di laboratorio privi degli enzimi (COX-2 e mPGES-1) necessari per la produzione delle prostaglandine a livello dei vasi cerebrali.
Quando esposti all’azione di tossine batteriche, gli animali non sviluppavano febbre, mentre continuavano ad essere presenti tutti gli altri segni dell’infiammazione. Questo dimostra che le prostaglandine responsabili della comparsa della febbre sono solo quelle prodotte a livello della barriera emato-encefalica.
Maria Rita Montebelli
28 agosto 2014
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