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La luce che cancella i brutti ricordi

di Maria Rita Montebelli

Un elegante esperimento condotto su topini di laboratorio rivela l’area cerebrale deputata a rivestire di emozioni i ricordi e svela come l’esposizione ad una luce particolare possa riscrivere i sentimenti, associati ad una determinata memoria.

30 AGO - Si chiama optogenetica ed è una metodica che combina tecniche ottiche e genetiche, sfruttando la luce per manipolare l’attività dei neuroni. Un gruppo di scienziati del  Massachusetts Institute of Technology (MIT) l’ha utilizzata per ‘riscrivere’ i ricordi , o meglio per cancellare e modificare le emozioni collegate ad un ricordo specifico. L’esperimento di manipolazione della memoria emotiva, condotto su topini di laboratorio, è descritto da Susumu Tonegawa e colleghi del RIKEN–MIT Center for Neural Circuit Genetics e del Howard Hughes Medical Institute presso il Massachusetts Institute of Technology (USA), in un elegante lavoro pubblicato su Nature.
 
Ai ricordi, inevitabilmente restano attaccate emozioni, belle o brutte, che possono modificarsi nel corso del tempo anche se il contenuto del ricordo di per sé rimane intatto. Un dessert al cioccolato mangiato durante una cena romantica, può rivestirsi di ricordi piacevoli e gratificante finché dura la relazione e ammantarsi di emozioni spiacevoli alla rottura della stessa. “La valenza emotiva della memoria è malleabile – spiegano gli autori del lavoro -  in virtù della loro proprietà ricostruttiva intrinseca e questo viene sfruttato in clinica per trattare i comportamenti disadattivo”. Non è ancora del tutto chiaro tuttavia in quale zona del cervello i ricordi si ammantino di emozioni, anche se è noto che le memorie vengono immagazzinate in zone diverse del cervello.
 
I ricercatori del  MIT  hanno preso in esame il complesso baso-laterale dell’amigdala, ritenuta l’area deputata al conferimento di un’emozione negativa o positiva ai ricordi e il giro dentato dell’ippocampo, un magazzino della memoria, in un gruppo di topini per studiare l’attivazione delle cellule di queste aree durante la formazione di un ricordo.
Ai topi maschi veniva fornita un’emozione negativa (causata da una piccola scossa elettrica) o positiva (la possibilità di interagire con una topina), portando così l’animale a preferire o ad evitare una certa localizzazione nel momento in cui la memoria veniva riattivata optogeneticamente.
 
Successivamente, per cancellare l’emozione negativa o positiva, associata ad un certo gruppo di neuroni, i topini venivano condizionati con l’esperienza emotiva opposta, mentre i neuroni della memoria erano attivati in modo artificiale con la luce. I ricercatori hanno così dimostrato che i circuiti neurali del giro dentato vengono attivati nel corso dei tentativi di modificare le emozioni associate ad un certo ricordo e questo porta ad alterare le tracce mnesiche nel giro dentato e nell’amigdala, che possono essere ricondizionate e riscritte, dando così luogo a nuove associazioni ricordo-emozioni.
 
Maria Rita Montebelli

30 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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