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Torino. Il primo robot neurochirurgico spinale in Italia arriva alla Città della Salute


Si chiama Mazor ed il suo campo di applicazione va dalla stabilizzazione della colonna vertebrale agli interventi chirurgici spinali con approccio posteriore, dalla cura delle deformità spinali al trattamento della patologia tumorale, ed infine la cifoplastica e la vertebroplastica.

07 OTT - Si chiama Mazor ed è il primo robot neurochirurgico della chirurgia spinale in uso in Italia. Il sistema robotizzato è in dotazione sperimentale ed utilizzato da Michele Naddeo della Neurochirurgia dell'ospedale CTO della Città della Salute e della Scienza di Torino. Mazor è un dispositivo finalizzato in campo neurochirurgico alla chirurgia spinale sia aperta sia mini invasiva percutanea. Il campo di applicazione va dalla stabilizzazione della colonna vertebrale agli interventi chirurgici spinali con approccio posteriore, dalla cura delle deformità spinali, quali la scoliosi, al trattamento della patologia tumorale, come ad esempio la possibilità di prelevare materiale patologico con estrema precisione, ed infine la cifoplastica e la vertebroplastica. 
Il sistema è molto maneggevole ed ha un’accuratezza pari al 99% nel raggiungere il bersaglio ed infine non è condizionato dall’utilizzo di raggi infrarossi esposti facilmente ad interferenze.

Il robot consente di riprodurre fedelmente in sala operatoria una procedura chirurgica già precedentemente pianificata fuori della sala sulla base delle immagini radiologiche.
Rispetto alla tecnica chirurgica tradizionale, l’utilizzo del sistema robotico permette la riduzione di circa il 60% dell’esposizione a radiazione intraoperatoria, del 50% delle complicanze postoperatorie, del 30% del periodo di degenza in ospedale e del 50% il numero di reinterventi, oltre ad una rilevante riduzione della terapia antalgica postoperatoria. Il tempo chirurgico dell’intervento si riduce di circa il 60%, infatti, ad esempio nelle stabilizzazioni vertebrali, il posizionamento corretto di una vite transpeduncolare richiede un tempo medio di circa tre minuti. Nella maggior parte dei casi di fissazione vertebrale i segmenti su cui s’interviene sono due, con l’applicazione totale di quattro viti.

I vantaggi dell’utilizzo della robotica sono l’estrema precisione nel riprodurre una procedura chirurgica preventivamente pianificata con riduzione dell’invasività, dell’esposizione del paziente e del personale a radiazioni, e dei tempi chirurgici. Quello che è richiesto al chirurgo è sostanzialmente un corretto giudizio clinico ed una attenta pianificazione della procedura, mentre le variabili legate all’esecuzione della medesima sono ridotte al minimo. Questo consente pertanto di affrontare con affidabilità anche quei casi anatomicamente più complessi.

Il sistema robotizzato ha tre componenti: 1) una stazione di lavoro equipaggiata di un computer che controlla i movimenti del dispositivo di posizionamento degli strumenti e che attraverso un touch screen consente di controllare le immagini radiologiche; 2) un software dedicato che consente di fondere le immagini radiologiche acquisite prima dell’intervento con quelle ottenute in sala operatoria; 3) una unità di posizionamento che può essere fissata sia sul paziente sia al tavolo operatorio e che dispone di una cannula di lavoro attraverso la quale vengono fatti scorrere gli strumenti chirurgici ed i mezzi di fissazione da impiantare. Il computer della stazione di lavoro governa i movimenti dell’unità fino a riprodurre le traiettorie pianificate prima dell’intervento.

La procedura chirurgica, ad esempio d’impianto di mezzi di fissazione spinale assistita dal robot, si compone di quattro passaggi.
Il primo passaggio è la pianificazione dell’intervento chirurgico sulle immagini radiografiche acquisite in fase preoperatoria. In questa fase sono definite le traiettorie ottimali per la corretta posizione dei mezzi di impianto, come ad esempio delle viti vertebrali nonché le dimensioni delle viti stesse.
Il secondo passaggio è quindi il montaggio intraoperatorio di una piattaforma solidale con la colonna vertebrale del paziente.
Il terzo passaggio è l’acquisizione intraoperatoria di due immagini radiologiche del segmento di colonna vertebrale su cui si opera. Le immagini così acquisite saranno elaborate dal software della stazione di lavoro fuse con le immagini radiografiche, ad esempio TC, acquisite pre operatoriamente e sulle quali è stata pianificata la procedura chirurgica. Il processo di fusione è automatico con valutazione dell’affidabilità della fusione delle immagini.
Il quarto ed ultimo passaggio è montare sulla piattaforma, solidale con la colonna vertebrale del paziente, il dispositivo per la posizione degli strumenti chirurgici. Il computer della stazione di lavoro manderà nella corretta posizione la cannula di lavoro del dispositivo in accordo con le traiettorie preventivamente pianificate. Eseguito questo passaggio, si collocheranno nelle vertebre le viti del sistema di fissazione vertebrale.  

07 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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