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Demenza. Una tecnica di risonanza magnetica ne evidenzia i segni prima che appaiano i sintomi

di Viola Rita

Si chiama ASL (arterial spin labelling) MRI ed è una tecnica che potrebbe permettere, senza mezzo di contrasto e in pochi minuti, di misurare la perfusione cerebrale o la penetrazione del sangue nei tessuti, elementi ancora silenti che all’inizio indicano declino cognitivo. Con potenziali applicazioni future per lo screening della demenza e test neuropsicologici. Lo afferma uno studio* su Radiology

07 OTT - Una tecnica di imaging a risonanza magnetica (MRI) può individuare segni del declino cognitivo ancora prima che appaiano i sintomi. Ad affermarlo è uno studio* su Radiology dell’Università di Ginevra in Svizzera: di questo studio, oggi dà notizia la Radiological Society of North America. La ricerca ha studiato l’Arterial Spin Labelling (ASL), una promettente tecnica di imaging a risonanza magnetica, che misura la perfusione cerebrale o la penetrazione del sangue nei tessuti, senza necessità di iniettare un mezzo di contrasto.
 
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che circa 44 milioni di persone al mondo soffrano di demenza, un numero probabilmente destinato a raddoppiare entro il 2030 e a triplicare entro il 2050. Alcuni segni di questa patologia, come il ridotto flusso sanguigno, possono essere presenti ma silenti, cioè non evidenti, anche per anni: il tutto a causa di un fenomeno, chiamato riserva cognitiva, per il quale altre parti del cervello compensano il deficit che si viene a creare in una certa area, fornendo una sorta di riparazione.
Mediante questa tecnica ASL, tali segni potrebbero essere rilevati prima della comparsa effettiva dei sintomi. “La ASL MRI è semplice da effettuare, non richiede un’attrezzatura particolare e aggiunge soltanto pochi minuti all’esame”, ha affermato Sven Haller, M.D., dell’Università di Ginevra, autore dello studio.
 
Lo studio ha incluso 148 individui sani di età anziana, di cui 65 con un deterioramento cognitivo lieve (Mild Impairment Cognitive - MCI). 75 sono rimasti stabili mentre 73 hanno sviluppato un decadimento cognitivo a distanza di 18 mesi di follow up. Il declino era visibile nei pazienti MCI e più pronunciato in quelli con Alzheimer. I ricercatori hanno osservato che i partecipanti che avevano avuto tale declino, mostravano una perfusione nell’esame ASL MRI baseline, soprattutto nella corteccia cingolata posteriore. “È noto che c’è uno stretto collegamento tra l’attività neurale e la perfusione cerebrale nella corteccia cingolata posteriore”, ha commentato Haller. “Una minore perfusione indica una diminuzione dell’attività neurale”.
Questa corteccia è una zona centrale del cervello associata con il Default Mode Network (DMI), una rete neurale che si attiva quando non si è concentrati su un compito specifico, dunque durante attività che non richiedono attenzione attiva.
Inoltre, l’andamento della riduzione della perfusione riscontrata negli individui inizialmente sani risultava simile a quello dei pazienti con MCI.
 
Secondo i ricercatori, il risultato odierno suggerisce che gli individui con una riduzione della perfusione, evidenziata tramite questa tecnica di imaging di risonanza magnetica, possono temporaneamente mantenere lo stato cognitivo in cui si trovano grazie alla riserva cognitiva, ma potrebbero poi sviluppare dei leggeri deficit cognitivi.
Inoltre, effettuando un confronto con l’analisi di tomografia ad emissione di positroni (Pet), l’attuale gold standard per l’imaging del metabolismo cerebrale, è stato osservato che i pazienti con l’Alzheimer mostravano un metabolismo ridotto nella stessa area cerebrale nella quale è stata rintracciata una diminuita perfusione attraverso l’ASL MRI.
 
Dunque, questo esame mostra potenzialità sia come test da usare indipendentemente sia in aggiunta alla Pet per lo screening della demenza, ha dichiarato il dottor Haller; i ricercatori inoltre sottolineano che questo risultato suggerisce un ruolo per questa tecnica di risonanza magnetica, che non espone a radiazioni, anche per test neuropsicologici.
 
Viola Rita

*Sven Haller, Panteleimon Giannakopoulos et al. Arterial Spin Labeling May Contribute to the Prediction of Cognitive Deterioration in Healthy Elderly Individuals, Radiology 2014

07 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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