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Tolleranza al fruttosio. Verso un test?

di Viola Rita

Nell’uomo, l’ormone FGF21 sembra essere stimolato dall’ingestione di fruttosio e, dunque, tale ormone potrebbe rappresentare un fattore predittivo attendibile per un test di tolleranza al fruttosio. Con implicazioni per lo studio del metabolismo di questo zucchero semplice e del diabete di tipo 2. Ad affermarlo, oggi, è uno studio di ricercatori del BIDMC, pubblicato su Molecular Metabolism

13 OTT - Il fruttosio, monosaccaride e zucchero semplice noto anche come zucchero della frutta, in alcuni specifici casi (come il consumo eccessivo) può avere effetti negativi sulla salute, specialmente in relazione al rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Oggi, un gruppo di scienziati, studiando il metabolismo del fruttosio, ha scoperto che l’ormone FGF21 (Fibroblast Growth Factor 21 (FGF21) sembra essere stimolato dall’ingestione di questo monosaccaride: dunque, tale ormone potrebbe rappresentare un fattore predittivo attendibile per un test di tolleranza al fruttosio.
 
Lo studio, appena pubblicato su Molecular Metabolism, è stato condotto dai ricercatori del  Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC) insieme ad altri Istituti.
 
Dopo dieci anni di studi sul FGF21, Maratos-Flierha osservato che, sia negli uomini che negli animali, elevati livelli di fruttosio risultavano associati con obesità, insulino-resistenza e ‘fegato grasso non alcolico’. In particolare, la ricerca odierna evidenzia che i livelli nel sangue dell’ormone in questione aumentano rapidamente e in maniera netta e notevole dopo l’ingestione di fruttosio. Nella ricerca, Mark Herman, MD, of the Division of Endocrinology, Diabetes and Metabolism at BIDMC e Assistant Professor of Medicine alla Harvard Medical School (HMS), ha rivolto la sua attenzione ad un fattore cellulare, chiamato Carbohydrate Responsive-Element Binding Protein (ChREBP), che ‘rileva’ gli zuccheri semplici e risponde attraverso l’attivazione di ‘programmi’ di espressione genica cellulare. L’osservazione che il fruttosio attiva potenzialmente il ChREBP nel fegato dei roditori e che il ChREBP può regolare l’espressione dell’ormone sotto studio, FGF21, ha suggerito a Maratos-Flier e Herman l’ipotesi che l’ingestione di fruttosio possa stimolare la produzione dell’ormone circolante anche nell’uomo.

Per indagare questa ipotesi, i ricercatori, guidati dal primo autore Jody Dushay, MD, HMS Instructor in Medicine, hanno preso in considerazione 10 soggetti in salute e dalla corporatura magra. In primo luogo, hanno testato l’effetto del glucosio sull’FGF21 dando da bere ai volontari 75 grammi di glucosio e misurando nel corso di cinque ore i livelli nel sangue. Il risultato è che nell’immediato non si è osservata un’alterazione dei livelli dell’ormone, se non una modesta variazione a distanza di tre o quattro ore dall’ingestione. Al contrario, dopo aver ripetuto l’operazione con il fruttosio, i ricercatori hanno osservato un significativo aumento dell’ormone, in media del 400%.  
“Ciò ci dice che il fruttosio controlla in maniera attiva il FGF21 negli esseri umani", ha affermato Maratos-Flier, suggerendo che l’FGF21 potrebbe svolgere un ruolo finora ‘imprevisto’ nella regolazione del metabolismo del fruttosio. Maratos-Flier aggiunge che i risultati dimostrano che la risposta FGF21 risultava in eccesso nei soggetti con malattie metaboliche, suggerendo che qualche elemento del metabolismo del fruttosio possa cambiare  nello sviluppo della sindrome metabolica e/o che ci siano differenze innate tra le persone e che quelle con una più alta risposta dell’ormone sotto studio siano predisposte allo sviluppo della malattia.
 
“Questo studio fornisce una osservazione di base per un’ulteriore indagine sui determinanti genetici e ambientali della risposta metabolica individuale al fruttosio”, aggiunge Herman, “e questo tipo di conoscenza potrà essere essenziale per sviluppare raccomandazioni dietetiche personalizzate oltre che strategie farmacologiche per prevenire e curare le malattie cardiometabolico”.

Zuccheri in eccesso ed eventuali rischi
In generale, negli Stati Uniti l’aumento del consumo di zucchero da tavola e sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (sciroppo di fruttosio) sono stati collegati con un aumento del rischio di obesità e diabete di tipo 2. I dolcificanti presenti in molti cibi elaborati e bevande ad alto contenuto di zuccheri (ad esempio alcuni succhi di frutta confezionati) sono costituite dalla stessa quantità di glucosio e fruttosio, spiegano i ricercatori. Mentre gli effetti dell’ingestione del glucosio sono noti e ben individuabili, anche grazie ai test di tolleranza al glucosio (uno dei pilastri diagnostici per la cura del diabete) e l’ormone insulina può essere facilmente misurato, al contrario determinare la risposta metabolica al fruttosio risulta molto più complesso e ad oggi non esiste un test per studiarla come nel caso del glucosio.
 
"L’accumulazione di evidenze suggerisce che il fruttosio che compone lo zucchero può avere un effetto particolarmente deleterio per la salute", spiega Mark Herman. "Se si alimentano animali o persone con quantità di fruttosio più elevate del normale, essi diventano obesi, meno sensibili alle ‘azioni chiave’ dell’insulina, e sviluppano la malattia del fegato grasso e livelli anomali di lipidi nel sangue. Tutti questi [elementi] aumentano il rischio di sviluppare il diabete e malattie cardiovascolari”. Gli scienziati spiegano che il fruttosio è presente ad esempio nello sciroppo di fruttosio, ma anche nei biscotti elaborati, nei dolci e nello yogurt; tutto sta nel non raggiungere quantità eccessive di consumo.
 
Viola Rita
 
**Lo studio è stato supportato da  JPB Foundation e the Harvard Catalyst/Harvard Clinical and Translational Science. I dottori Herman and Maratos-Flier hanno ricevuto supporto da the National Institutes of Health. Oltre ad Herman, Maratos-Flier and Dushay, tra i co-autori del BIDMC ci sono Elena Toschi, MD, Emilie K. Mitten, BS, and ffolliott M. Fisher, PhD

13 ottobre 2014
© Riproduzione riservata

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