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Nivolumab nel tumore polmonare in fase avanzata: Il 41% dei trattati è vivo ad un anno

di Maria Rita Montebelli

Presentati oggi a Chicago i risultati dello studio CheckMate -063, un trial clinico di fase 2 sul nivolumab in monoterapia nei pazienti con cancro del polmone non a piccole cellule squamocellulare, provenienti da almeno due fallimenti terapeutici. I risultati sono molto incoraggianti.

01 NOV - Il nivolumab è un’immunoterapico di ultima generazione - un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 - che è stato oggetto di valutazione nel CheckMate -063, uno studio clinico di fase 2 a singolo braccio, in aperto, su pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) squamocellulare in stadio avanzato, provenienti da almeno due trattamenti precedenti (ma il 65% dei trattati aveva effettuato tre o più precedenti terapie) e in progressione di malattia. Ai pazienti è stato somministrato nivolumab in monoterapia al dosaggio di 3 mg/Kg in infusione endovenosa ogni due settimane, fino a progressione di malattia o a interruzione del trattamento.

I risultati del follow up di almeno 11 mesi, dimostrano un tasso di risposta obiettiva del 15%, con il 41% dei pazienti ancora vivi ad un anno e una sopravvivenza mediana di 8,2 mesi. Un dato molto importante, se si considera che il tasso di sopravvivenza atteso ad un anno per questo tipo di pazienti, con le terapie fino ad oggi disponibili, è compreso tra il 5,5 e il 18%.

Il CheckMate -063 è stato presentato oggi a Chicago nell’ambito del Simposio Multidisciplinare di Oncologia Toracica. "I risultati dello studio di fase 2 CheckMate-063 sono incoraggianti per i pazienti affetti da questo tipo di tumore, che hanno fallito due precedenti trattamenti e non hanno un’alternativa efficace - commenta Suresh Ramalingam, Professore e Direttore dell’Oncologia Medica del Winship Cancer Institute della Emory University di Atlanta. Questi risultati sono in linea con i dati di fase 1 dello studio -003 precedentemente riportati”.

Nel 17% dei soggetti trattati con nivolumab sono stati registrati effetti collaterali di grado 3-4 (astenia, polmonite, diarrea). Nel 12% dei pazienti è stato necessario interrompere il trattamento per comparsa di effetti indesiderati; due decessi sono stati infine registrati in soggetti con diverse comorbilità e comunque in progressione di malattia.

Le cellule tumorali possono sfruttare dei pathway di segnale intracellulare, come quelli dei checkpoint, per mimetizzarsi e sfuggire così ai radar del sistema immunitario. Il nivolumab, legandosi al recettore del checkpoint immunitario PD-1, espresso sulle cellule T attivate, lo va ad inibire permettendo così al sistema immunitario di tornare a funzionare contro il tumore.

La Bristol-Myers Squibb (BMS) ha avviato un corposo programma di ricerca nel tumore del polmone con l’immunoterapia utilizzata come agente singolo o all’interno di regimi di associazione di più farmaci. Sono attualmente in corso sei studi di fase 3, quattro dei quali stanno valutando l’efficacia di nivolumab in monoterapia. Tre di questi studi sono su pazienti provenienti da precedenti fallimenti terapeutici (CheckMate -017, CheckMate -057 e CheckMate -153), uno in pazienti naïve al trattamento (CheckMate -026). Altri due studi di fase 3 stanno valutando l’ipilimumab in associazione alla chemioterapia in soggetti di nuova diagnosi con carcinoma del polmonare non a piccole cellule (studio -156) e con NSCLC a cellule squamose (Studio -104).

Il programma di sviluppo clinico globale sul nivolumab, in diversi tipi di tumore, coinvolge oltre 7 mila pazienti in tutto il mondo, arruolati in 35 studi. Nel 2013 l’FDA ha concesso al nivolumab il ‘fast track’ nel NSCLC, nel melanoma e nel carcinoma renale. Visti i risultati del CheckMate -063, lo scorso mese di aprile, la BMS ha avviato la sottomissione del dossier registrativo all’FDA per i pazienti in terza linea di trattamento con NSCLC a cellule squamose. Lo scorso 26 settembre, l’FDA ha riconosciuto la procedura di revisione accelerata per nivolumab nel melanoma avanzato precedentemente trattato, dopo averla designata ‘Breakthrough Therapy’ per questa indicazione.

Dal canto suo, l’EMA ha validato la richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio per nivolumab nel melanoma avanzato e nel tumore del polmone.

Maria Rita Montebelli

01 novembre 2014
© Riproduzione riservata

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