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Come devono mangiare i bambini? Ecco la dieta ideale fino a 3 anni. E il riferimento sono i menù pediatrici degli ospedali


Sono operative le nuove Linee guida del ministero della Salute per la ristorazione ospedaliera pediatrica. Ma quanto consigliato non vale solo in caso di ricovero del bambino ma può essere d’aiuto anche per la cucina casalinga. Previsto anche lo screening nutrizionale per tutti i bambini ricoverati. LE LINEE GUIDA DEL MINISTERO.

04 GEN - Fino a sei mesi solo latte materno. I successivi sei si abbandona il latte della mamma (ma non del tutto) e si comincia con alimenti diversi liquidi e solidi. E poi compiuto il primo compleanno si inizia a mangiare le stesse cose di mamma e papà ma con una regolarità e alternanza durante la giornata un po’ diversa.
 
Queste semplici regole alimentari le troviamo scritte nelle nuove Linee guida nazionali per la ristorazione ospedaliera pediatrica sulle quali Stato e Regioni hanno sancito l’intesa per la loro applicazione in tutta Italia il 18 dicembre scorso.
 
La finalità delle linee guida non è solo quella di garantire una corretta alimentazione durante l’eventuale degenza del bambino, ma anche quella di “sfruttare” il momento del ricovero per una vera e propria verifica delle condizioni alimentari del bambino.
 
Ogni ospedale dovrà infatti attrezzarsi per garantire al momento del ricovero un vero e proprio screening nutrizionale per verificare eventuali malnutrizioni e offrire ai genitori chiare indicazioni alimentari da seguire una volta tornati a casa.
 
In sostanza gli ospedali dovranno attrezzarsi per fare della “dieta” alimentare del bambino un vero e proprio intervento  “terapeutico” di diagnosi e cura, sia ovviamente nell’ambito delle giornate di permanenza in ospedale (anche perché la malnutrizione ospedaliera è causa di significative ripercussioni sulla salute dei bambini in percentuali fino al 47%, per difetto alimentare, e del 41%  per eccesso alimentare), che come occasione per condividere con la famiglia l’alimentazione ottimale per il bambino.
 
Le linee guida forniscono anche un dettagliato capitolato per le forniture alimentari ospedaliere partendo proprio dalla considerazione che l’alimentazione è da considerarsi parte integrante della terapia clinica.
 
Tornando alla dieta “ideale” desumibile dalle linee guida troviamo tre grandi fasce di intervento: da 0 a sei mesi, da sei a 12 mesi e da 1 a tre anni.
 
I primi sei mesi di vita del bambino sono caratterizzati dalla mono alimentazione con latte materno come scelta primaria salvo impossibilità. Per questo le linee guida prevedono che ogni punto nascita e di assistenza al neonato debba essere in grado di dare alla mamma tutto il supporto conoscitivo e pratico per favorire la scelta dell’allattamento al seno.
 
Compiuti i sei mesi (e comunque non prima delle 17 settimane e non dopo le 26) inizia il divezzamento del bambino. In questo periodo il latte materno non basta più a soddisfare le esigenze alimentari del piccolo e quindi si deve iniziare a integrare l’allattamento con cibi solidi e liquidi diversi dal latte materno. L’allattamento deve comunque continuare, se possibile, anche durante il divezzamento. Ma in ogni caso si consiglia di evitare tassativamente il latte vaccino prima dei 12 mesi.
 
Compiuto il primo compleanno, per il bambino inizia una vita alimentare nuova. Vicina a quella dei genitori per tipologia ma meglio scadenzata nell’arco della giornata, con una divisione equilibrata dell’apporto calorico che andrebbe ripartito per il 20% nella colazione del mattino, nel 40% nel pranzo di mezzodì, nel 10% nella merenda pomeridiana e nel restante 30% a cena.
 
Ma cosa mangiare? L’ideale suggerito dalle linee guida è un menu composto da latte, biscotti e fette biscottate per la colazione. Poi un pranzo a tre portate alternando, pasta, riso, semolino, polenta nei primi piatti; carni, uova, formaggio e salumi nei secondi e poi verdure di stagione, più pane e frutta. A merenda yogurt, biscotti, frutta e latte. E infine a cena la replica, con scelte diverse, del menu del pranzo.
 
Il tutto ovviamente fatte salve indicazioni particolari per eventuali intolleranze alimentari e secondo una scala di bisogno calorico, di proteine, di vitamine e di minerali che varia per età, sesso e peso del bambino e per il quale vengono infatti fornite nelle linee guida diverse dettagliate tabelle di riferimento.

04 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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