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Dimmi come smaltisci la nicotina e ti dirò come smettere di fumare

di Maria Rita Montebelli

Terapia farmacologica (vareniclina) o sostitutiva (cerotto di nicotina)? In futuro la scelta della migliore strategia per smettere di fumare dipenderà dai risultati di un esame del sangue, detto NMR, che valuta la velocità alla quale un individuo è in grado di metabolizzare, cioè di eliminare dal corpo, la nicotina

12 GEN - Uno studio pubblicato online first su Lancet Respiratory Medicine sostiene che sia possibile prevedere il successo o meno di un trattamento anti-fumo, sulla base del tipo di metabolismo della nicotina presentato dai diversi individui.
 
Si tratta del più importante studio di farmacogenetica condotto finora sui trattamenti per vincere la dipendenza dal tabacco. L’analisi ha rivelato che i ‘normo-metabolizzatori’ di nicotina presentano tassi di successo migliori se trattati con farmaci come la vareniclina, rispetto alla terapia sostitutiva a base di cerotti di nicotina. Al contrario, i ‘metabolizzatori lenti’ raggiungono gli stessi tassi di successo con la terapia sostitutiva e con la vareniclina, con la differenza che il patch di nicotina risparmia loro gli effetti indesiderati del farmaco.
 
I fumatori sentono un bisogno incoercibile di assumere nicotina quando i livelli corporei di questa sostanza si abbassano; tuttavia, le persone differiscono una dall’altra rispetto alla velocità di metabolizzazione della nicotina. I normo-metabolizzatori, che rappresentano circa il 60% del totale, presentano un calo dei livelli di nicotina più rapido e questo li induce a fumare sempre più; per loro, vincere la dipendenza dalle ‘bionde’ è decisamente più difficile.
 
Ricerche condotte in passato hanno consentito di individuare un biomarcatore genetico della velocità di eliminazione della nicotina, il cosiddetto NMR (nicotine metabolite ratio), che riflette gli effetti sia genetici che ambientali del metabolismo della nicotina. Questo studio è andato a valutare se l’impiego di questo biomarker potesse essere d’aiuto nella scelta personalizzata del trattamento migliore per smettere di fumare.
 
1246 fumatori (662 dei quali erano metabolizzatori lenti e 584 normo-metabolizzatori), che avevano espresso la volontà di smettere di fumare, sono stati assegnati in maniera randomizzata a 11 settimane di trattamento con un cerotto di nicotina (più una compressa di placebo), oppure con vareniclina (più un cerotto di placebo), oppure con una pillola e un cerotto placebo. Tutti ricevevano consigli di tipo comportamentale e venivano seguiti per 12 settimane dall’ultima loro sigaretta.
 
Al termine delle 11 settimane di trattamento, i normo-metabolizzatori in terapia con la vareniclina presentavano il doppio delle probabilità di non ricadere nel vizio, rispetto al gruppo trattato con il cerotto di nicotina e presentavano buone probabilità di restare lontano dalla sigaretta, anche a sei mesi di distanza. Questa differenza di successo tra le due forme di trattamento (terapia farmacologica versus terapia sostitutiva) non emergeva invece tra i metabolizzatori lenti, che però riferivano un maggior numero di effetti indesiderati correlato alla vareniclina, quando trattati appunto col farmaco attivo.
 
“Fino al 65% dei fumatori ‘pentiti’ – ricorda Caryn Lerman, professore di psichiatria presso l’Università della Pennsylvania e coautrice principale dello studio – ricade nel vizio, nell’arco di appena una settimana. Il nostro studio dimostra che la personalizzazione del trattamento per smettere di fumare, sulla base del tasso di metabolizzazione della nicotina presentato dal singolo individuo, rappresenta una strategia clinica importante per scegliere il metodo con maggiori chance di successo.”
 
“Per ottimizzare i tassi di successo tra i pentiti della sigaretta e minimizzare gli effetti collaterali – commenta Rachel Tyndale, coautrice dello studio e Direttore della Farmacogenetica presso il Centre for Addiction and Mental Health dell’Università di Toronto (Canada) – i risultati del nostro studio suggeriscono di trattare i normo-metabolizzatori con la vareniclina e i metabolizzatori lenti con i cerotti di nicotina. Per questo, sarà necessario in futuro sviluppare un semplice esame del sangue per consentire di distinguere le due categorie di metabolizzatori”.
 
Si tratta dunque di uno studio di grande importanza, in quanto in grado di modificare la pratica clinica nella scelta del miglior trattamento per smettere di fumare. Resta tuttavia da definire il costo del test NMR su larga scala, per valutare appieno la costo-efficacia di tale approccio. Il lavoro è stato finanziato dai National Institutes of Health.
 
Nel mondo ogni anno sono circa 6 milioni i decessi correlabili al fumo e la spesa per trattare le patologie legate al tabagismo si aggira sui 200 miliardi di dollari.
 
Maria Rita Montebelli

12 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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