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Sindrome da stanchezza cronica. “Non è una malattia psicologica”. L'origine è biologica e potrebbe essere colpa di alcuni virus

di Viola Rita

Sono state rintracciate alterazioni immunitarie ben definite, che rappresentano la ‘firma’ propria di questa sindrome. Sotto accusa di contribuire alla malattia vi sono alcuni virus, tra cui quello della mononucleosi. Lo studio*, su più di 600 persone, è su Science Advances 

01 MAR - La firma biologica della Sindrome da Stanchezza Cronica (ME-CFS) si trova all’interno del sistema immunitario. Ad affermarlo, oggi, è un gruppo di ricercatori della Mailman School of Public Health della Columbia University, negli Stati Uniti, che sottolineano come questo risultato rappresenti la prima solida evidenza scientifica della natura biologica della malattia, finora spesso associata ad un disturbo di natura psicologica  - a tal proposito sono stati recentemente pubblicati i nuovi criteri diagnostici dall'Institute of Medicine. Lo studio* odierno è stato pubblicato su Science Advances del gruppo Science, la nuova rivista dell’American Association for the Advancement of Science.
“Ora abbiamo una prova che conferma quello che milioni di persone con questa malattia già sanno, ovvero che ME/CFS non è un disturbo psicologico”, ha dichiarato Mady Hornig, MD, direttore della ricerca traslazionale al Center for Infection and Immunity e professore associato di epidemiologia alla Mailman School della Columbia.
 
Grazie al supporto della Hutchins Family Foundation, i ricercatori hanno misurato i livelli di 51 biomarcatori immunitari in campioni di plasma provenienti da 298 pazienti con la sindrome da stanchezza cronica e 348 individui sani di controllo, raccolti in due studi multicentrici. I ricercatori hanno distinto i pazienti con la sindrome da quelli che non l’avevano mediante uno screening accurato. Sono stati presi in considerazione i livelli di stress dei pazienti, insieme a parametri quali l’ora del giorno in cui veniva effettuato il prelievo di sangue, la stagione, il luogo geografico, nonché l’età, il sesso e l’etnia dei partecipanti.
 
La sorpresa, per i ricercatori, è stata quella di scoprire pattern specifici nel sistema immunitario dei pazienti con la sindrome da stanchezza cronica diagnosticata da tre anni o meno, assenti invece nei pazienti con una diagnosi da più di tre anni. In particolare, nei ‘nuovi’ pazienti la quantità di alcune specifiche molecole immunitarie, chiamate citochine, risultava aumentata. "Sembra che i pazienti con Me-Cfs siano pieni di queste molecole fino al terzo anno circa [dall’inizio della patologia], momento in cui il sistema immunitario mostra una saturazione e i livelli delle citochine calano”, ha spiegato il dottor Hornig. “La diagnosi precoce potrebbe fornire uno strumento unico per il trattamento, che sia differente da quello dei pazienti per i quali è appropriato intervenire nelle fasi più tardive della malattia”.
 
I ricercatori hanno trovato un forte legame tra la citochina interferone gamma e la stanchezza conseguente ad alcune infezioni virali, tra cui il virus di Epstein-Barr, causa della mononucleosi. Molti pazienti con questo virus non hanno un recupero completo e i risultati suggeriscono che proprio queste infezioni mettono i bastoni tra le ruote alla capacità del sistema immunitario di ritornare allo stato di quiete di partenza; i ricercatori paragonano la risposta immunitaria ad una macchina bloccata in una marcia elevata, incapace di fermarsi.
 
La sindrome da stanchezza cronica è dunque dovuta ad una disfunzione immunologica, come spiega anche W. Ian Lipkin, MD, autore senior e John Snow Professor di Epidemiologia alla Mailman School della Columbia. “La questione che stiamo provando ad investigare in un progetto parallelo sul microbioma è qual è l’interruttore di questa disfunzione”.
Nel 2012, Il Professor Lipkin e i suoi colleghi hanno assolto definitivamente due virus dall’accusa di essere implicati nella Me-Cfs: si tratta di XMRV  (virus della leucemia murina [MLV]) e le sequenze murine retrovirus-like (pMLV: polytropic MLV). Nelle prossime settimane, i due esperti Hornig e Lipkin presenteranno i risultati di un secondo studio sul fluido cerebrospinale nei pazienti con sindrome da stanchezza cronica: in questi studi durati un anno, gli scienziati hanno cercato le impronte molecolari di agenti specifici alla base della malattia, quali virus, batteri o funghi; inoltre hanno indagato le variazioni dei livelli delle citochine, per capire in che modo cambiano durante le diverse fasi della sindrome.
 
Viola Rita
 
*Mady Hornig, José G. Montoya, Nancy G. Klimas, Susan Levine, Donna Felsenstein, Lucinda Bateman, Daniel L. Peterson, C. Gunnar Gottschalk, Andrew F. Schultz, Xiaoyu Che, Meredith L. Eddy, Anthony L. Komaroff, W. Ian Lipkin, Distinct plasma immune signatures in ME/CFS are present early in the course of illness,Science Advances, vol. 1 no. 1 DOI http://dx.doi.org/10.1126/sciadv.1400121

01 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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