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Sport e giovani. Italia ultima in classifica tra i paesi occidentali per l’attività fisica giovanile


A lanciare l’allarme la  Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare. Ragazzi sovrappeso e a rischio malattie. Anche nei giovani “atleti” l’incidenza di aumento di peso oscilla tra il 13 e il 18%. Bisogna promuovere la prevenzione anche tra i giovani. I dati presentati al 13° Congresso Nazionale a Napoli

14 MAR - I ragazzi italiani sono sempre più in sovrappeso e non fanno sufficiente attività fisica, esponendosi a diventare adulti più malati. Per questo la prevenzione va effettuata in gioventù.
 
A lanciare l’allarme la Siprec, la Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare, che in occasione del suo 13° Congresso Nazionale a Napoli si è  confrontata con medici sportivi, atleti, epidemiologi, e con il Miur. Testimonial d’eccezione, il campione olimpico Niccolò Mornati, atleta della Nazionale di Canottaggio, che rappresenterà l’Italia ai Giochi Olimpici 2016 di Rio de Janeiro: “Un esempio per i giovani che sognano il podio – sottolinea la Siprec –  e la dimostrazione di come sia possibile coniugare ai massimi livelli la passione per lo sport e l’importanza dello studio”.
 
“Il quadro che emerge dai dati europei, così come dalle nostre ricerche è sconfortante – spiega Giorgio Galanti del Direttivo Siprec – abbiamo analizzato un campione di circa 2mila ragazzi che svolgono attività sportiva agonistica, quindi considerati come “atleti”. Anche tra loro l’incidenza di aumento di peso oscilla tra il 13 e il 18% e anche loro non fanno una quantità di esercizio fisico congruo per l’età. I giovani, in altre parole, non hanno uno stile  di vita corretto pur facendo un’attività sportiva definita a livello agonistico e si preparano a un futuro che sarà legato a determinate malattie”.
 
Se si esclude l’agonismo, la situazione peggiora: il nostro Paese è l’ultimo nel mondo occidentale a incoraggiare un’attività fisica regolare tra i ragazzi.
“L’attività minima che il bambino dovrebbe svolgere è di almeno un’ora al giorno – commenta Giorgio Monti, del Direttivo Siprec – per un insieme di fattori e di cause legate alle abitudini delle famiglie, in Italia non si raggiunge neanche questo obiettivo”.
 
Eppure è ormai assodato che lo sport non solo porta benefici in termini di una corretta crescita, ma implica la possibilità di essere più attivi, più equilibrati nei rapporti con gli altri e aiuta a prevenire malattie: “È indissolubilmente certo – prosegue Monti – che determinate patologie siano legate alle abitudini che si acquisiscono in età giovanile, per questo diventa impellente affrontare il problema e spingere istituzioni e famiglie a farsene carico. Oggi si parla molto del giovane disoccupato – conclude - ma a questa criticità dobbiamo aggiungere una mancanza di controllo dal punto di vista delle iniziative preventive: non a caso l’Italia è uno tra gli ultimi Paesi in Europa per investimento sulla prevenzione”.
 

14 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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