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Sclerosi multipla: si scommette sull’istamina


Una ricerca dell’Istituto neurologico Carlo Besta scopre un inattesa connessione tra la sclerosi multipla e la sostanza responsabile di responsabile di stati allergici.

02 FEB - È italiana una nuova scoperta che potrebbe aprire un nuovo filone di ricerca contro la sclerosi multipla. Ricercatori dell’IRCCS Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano hanno infatti scoperto che l’istamina - sostanza finora nota soprattutto per il suo coinvolgimento negli stati allergici - potrebbe essere un efficace strumento per controllare la progressione della sclerosi multipla.
Nello studio, pubblicato nei giorni scorsi sul Journal of Leukocyte Biology, i ricercatori hanno analizzato gli effetti dell’istamina in un modello animale della sclerosi multipla, l’encefalite autoimmune sperimentale. 
I ricercatori hanno dimostrato che la sostanza, legandosi a due specifici recettori (H1R e H2R), è in grado di ridurre la proliferazione delle cellule T autoreattive contro la mielina e la loro produzione di interferone gamma, una molecola chiave nello sviluppo del modello animale di sclerosi multipla. Inoltre, lo studio dimostra che l’istamina è in grado di ridurre l’adesione dei linfociti T autoreattivi ai vasi sanguigni cerebrali.
“Speriamo che il nostro studio possa aiutare a mettere a punto nuove terapie per le malattie autoimmuni e in particolare per la sclerosi multipla per cui a oggi non c’è una cura definitiva”, ha commentato una delle autrici dello studio Rosetta Pedotti.
Occorrerà tempo e ulteriori studi per verificare la fattibilità e l'effettiva efficacia dell'utilizzo clinico della sostanza, ma l'entusiasmo non manca. “Questa ricerca è entusiasmante per diversi motivi”, ha commentato il direttore del ournal of Leukocyte Biology John Wherry. “Innanzitutto perché individua una relazione inattesa tra fattori coinvolti nell’autoimmunità e nell’allergia e suggerisce relazioni precedentemente ignorate tra queste risposte immunitarie estremamente diverse. In secondo luogo perché, mentre in genere l’estensione all’uomo di studi condotti in modelli animali richiede un grande lavoro, questi nuovi dati forniscono immediatamente un potenziale target terapeutico per la sclerosi multipla e altre malattie autoimmuni o del sistema nervoso centrale”, ha concluso.

02 febbraio 2011
© Riproduzione riservata

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