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Mangiare cibi grassi può modificare il comportamento?

di Maria Rita Montebelli

Una dieta ricca di grassi può portare ad alterazioni del comportamento e produrre segni di infiammazione cerebrale. E’ quanto sostengono gli autori di uno studio di prossima pubblicazione su Biological Psychiatry.

30 MAR - Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. L’idea, in qualche modo e per altri motivi, era già balenata in mente al filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach, con il suo ‘der Mensch ist was er isst’ (‘L’uomo è ciò che mangia’), ma certo non poteva pensare che un giorno, un gruppo di biologi americani l’avrebbe preso così alla lettera.
 
Le diete ad alto contenuto di grassi sono da sempre sul banco degli imputati perché aumentano il rischio di eventi cardiovascolari, infarti ed ictus in particolare. Di recente poi, alcune ricerche hanno attribuito ai banchetti ad alto contenuto di grassi anche la capacità di aumentare il rischio di depressione e di altre patologie psichiatriche.
 
E adesso, un gruppo di ricercatori della Louisiana State University, sostiene che questo tipo di dieta potrebbe arrivare a produrre alterazioni non solo dello stato di salute, in particolare del cervello, ma addirittura del comportamento di chi vi indulge spesso e volentieri. E il tutto a causa di uno stravolgimento della composizione del microbioma intestinale, ormai onnipresenteleitmotiv della ricerca del terzo millennio.
 
Il microbioma, costituito da miliardi di batteri, è essenziale per il funzionamento dell’organismo; alterazioni nella sua composizione possono esporre a malattie di varia natura, anche psichiatriche. Partendo da queste considerazioni, i ricercatori americani autori di questo studio che sarà pubblicato il prossimo primo aprile su Biological Psychiatry sono andati a vedere se un tipo particolare  microbioma, quale quello che si incontra nelle persone obese, potesse essere in grado di interferire con le funzioni cognitive e con il comportamento.
 
A tale scopo, i ricercatori hanno sottoposto a trapianto di microbioma intestinale, prelevato da topi nutriti a dieta iperlipidica o a dieta normale, un gruppo di topini adulti, non obesi, mantenuti con una dieta normale.
 
Gli animali trapiantati con il microbioma dei topi nutriti a dieta iperlipidica, hanno cominciato a presentare una serie di alterazioni del comportamento, quali aumento dell’ansia, alterazioni della memoria, comportamenti ripetitivi. Per di più, questi animali presentavano un’aumentata permeabilità intestinale e un aumento dei marcatori di infiammazione. Erano presenti inoltre segni di infiammazione cerebrale, che secondo gli autori, potrebbero in parte spiegare le alterazioni comportamentali.
“Queste evidenze – commenta John Krystal, direttore di Biological Psychiatry - suggeriscono che le diete ad elevato contenuto di grassi possono avere un impatto negativo sulla salute del cervello, in parte attraverso la distruzione della relazione simbiotica tra uomo e microrganismi, che albergano nel nostro tratto gastro-intestinale”.
 
In altre parole, un cambiamento della dieta, andando a modificare la composizione della flora batterica intestinale, produrrebbe delle alterazioni delle funzioni cerebrali.
Questi risultati sono coerenti con quelli di ricerche precedenti, che hanno dimostrato la presenza di un’associazione tra numerose patologie psichiatriche e sintomi gastrointestinali.
 
Quello che ancora sfugge, è attraverso quali meccanismi il microbioma intestinale riesca ad influenzare il comportamento. E per questo saranno ovviamente necessarie ulteriori ricerche. I risultati di questo studio sono comunque molto interessanti perché, almeno a livello speculativo, è ipotizzabile che il microbioma intestinale potrebbe diventare un bersaglio terapeutico, anche nei soggetti con condizioni psichiatriche.
 
Maria Rita Montebelli

30 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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