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Antibiotico resistenza. Un aiuto arriva dall'acido ialuronico


Per gli esperti l’impiego di acido ialuronico si è dimostrato una valida alternativa agli antibiotici nel controllo delle cistiti, ma anche per il trattamento di tonsilliti, laringiti, faringiti, sinusiti, riniti e tracheiti. Auspicabile anche l’istituzione di Osservatori locali per monitorare l’andamento delle resistenze.

09 APR - Come evidenziato dall’Oms la resistenza batterica rappresenta oggi una minaccia reale per la salute pubblica. L’uso inappropriato di antibiotici ha portato alla crescita di questo problema soprattutto in Italia dove la resistenza agli antibiotici è al di sopra della media europea. 
Anche perché, come testimoniano i dati del Rapporto Osmed, il nostro paese è il maggior consumatore di antibiotici in Europa e il trend, nonostante gli allarmi, è ancora in crescita, con un aumento del consumo di oltre il 5% nell’ultimo anno.
 
Tra le principali indicazioni terapeutiche associate alla prescrizione di antibiotici ci sono le malattie dell’apparato respiratorio che rappresentano il 40% delle prescrizioni e le malattie del sistema genito-urinario con oltre il 18%. In particolare la cistite rappresenta l’infezione con il maggior numero di prescrizioni di antibiotici che sono quasi il 10% del totale, seguita dalla faringite con oltre l’8% di prescrizioni.  In otorinolaringoiatria e urologia c’è il massimo uso e abuso di antibiotici con un uso inappropriato del 49,3% nelle laringotracheiti e del 36,3% nelle cistiti.
 
Un quadro preoccupante, per questo secondo gli esperti diventa sempre di più necessario promuovere lo sviluppo di presidi terapeutici alternativi ed efficaci.
 
“Le infezioni delle vie urinarie – ha spiegato Renzo Colombo del Dipartimento di Urologia, Università "Vita-Salute", Ospedale San Raffaele Milano – rappresentano circa il 40% di tutte le infezioni ospedaliere e l’Italia è il paese a più alto tasso di infezioni urinarie da germi multiresistenti di tutta Europa. Le infezioni urinarie più frequenti sono le cistiti, soprattutto nella donna, e ciò è dovuto alla sua anatomia che favorisce la risalita di microrganismi intestinali dall’uretra. Per prevenire le infezioni urinarie è fondamentale mantenere l’equilibrio della flora intestinale con l’uso di probiotici e ristabilire l’integrità del rivestimento interno della vescica che può essere stato danneggiato da ripetute infiammazioni e che protegge i tessuti dalla penetrazione dei batteri”.
 
Monica Sommariva della Divisione di Urologia, Ospedale G. Fornaroli, Magenta, AO Legnano, non ha mai prescritto antibiotici per trattare infezioni in assenza di febbre o di sintomi che suggerissero il pericolo di una sepsi, e ormai da oltre 20 anni tratta in modo sistematico senza antibiotici diversi tipi di cistite. “L’impiego clinico di capsule molli contenenti acido ialuronico, condroitin solfato, curcumina e quercetina – ha detto – ha dimostrato di dare risultati ottimali per il controllo delle cistiti. Questo composto è adatto per essere impiegato per lunghi e ripetuti periodi senza controindicazioni ed è una terapia mirata a restituire al tessuto di rivestimento della vescica le sue proprietà di integrità e di barriera contro le infezioni, ma ha anche azione antinfiammatoria e analgesica, favorendo il miglioramento dei classici sintomi della cistite come frequenza e urgenza ma soprattutto dolore”.
 
Un aiuto importante arriva anche dal monitoraggio sulle resistenze batteriche, come il Progetto Ares che ha monitorato 9 regioni italiane e il Progetto Osservatorio campano resistenze agli antibiotico, che forniscano in tempi rapidi informazioni ai medici sull’andamento delle resistenze, consentendo loro di attuare opportune strategie in grado di rallentare questo fenomeno o addirittura farlo regredire.
 
“Per quanto riguarda le infezioni delle vie respiratorie – ha osservato Roberto Mattina, Professore Ordinario di microbiologia e microbiologia clinica, Università degli Studi di Milano – nel 2013 è stato attuato un monitoraggio in 9 regioni italiane delle resistenze dei più frequenti agenti patogeni: questo osservatorio ha confermato l’esistenza di una forte resistenza batterica a livello nazionale. In Campania è invece appena partito per una sorveglianza delle resistenze dei più comuni batteri responsabili di infezioni respiratorie che avrà la durata di tre anni. Studi che potrebbero essere utili diminuire per qualche anno la prescrizione di quell’antibiotico o classe di antibiotici che ha fatto registrare in un determinato territorio un’impennata delle resistenze. È pertanto auspicabile l’istituzione di molteplici Osservatori locali”.
 
L’utilizzo di un’alternativa terapeutica quale l’acido ialuronico ha portato a interessanti risultati anche per le patologie respiratorie. “Le forme ricorrenti o croniche delle infezioni delle vie respiratorie sono spesso dovute alla mancata guarigione di infezioni acute – ha sottolineato Matteo Gelardi, Otorinolaringoiatra e Citologo Nasale, Policlinico Universitario di Bari – e questo è dovuto alla permanenza di biofilm batterici, cioè di batteri che, in condizioni favorevoli, aderiscono ad una superficie e iniziano a produrre una sorta di “scudo” gelatinoso in grado di resistere sia all’azione del sistema immunitario che agli antibiotici che, incapaci di penetrare il biofilm, risultano inefficienti. In questo ambito si inserisce l’impiego dell’acido ialuronico ad alto peso molecolare somministrabile per via aerosolica, la cui azione terapeutica sulle mucose delle alte vie aeree in caso di tonsilliti, laringiti, faringiti, sinusiti, riniti e tracheiti è stata dimostrata da importanti lavori pubblicati su riviste internazionali ad alto impatto scientifico”.
 
“L’acido ialuronico ad alto peso molecolareidrata le mucose – prosegue Gelardi – dando sollievo a bruciore e prurito e al tempo stesso, migliorando il battito ciliare che consente l’eliminazione del muco e impedisce l’ingresso di elementi infettivi, prevenendo le infezioni e il loro cronicizzarsi. Un recente studio pubblicato sulla rivista Acta Pathologica Microbiologica et Immunologica Scandinavica ha dimostrato poi che l’acido ialuronico, è in grado d’interferire con l’adesione batterica ostacolando quindi la formazione di biofilm. Ad oggi l’acido ialuronico 0,3% ad alto peso molecolare è il più potente inibitore di questa fase pre-biofilm aprendo nuovi scenari nel trattamento delle infezioni batteriche”.

09 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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