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Congresso Sie. Intervista a Lenzi: “Da prevenzione risparmi per pazienti e Ssn. Promuovere cultura endocrinologica nel nostro Paese”


Questi gli obiettivi perseguiti dal presidente eletto della Società italiana di endocrinologia, che verranno discussi nel corso del 38° congresso nazionale della Sie apertosi ieri a Taormina. Tra i diversi temi trattati anche i problemi riguaradnti i troppi padri-nonni, l'alto tasso di infertilità, l'aumento di tumori rari, il troppo diabete e l'obesità.

28 MAG - L’endocrinologia italiana, da ieri e fino al prossimo 30 maggio, è riunita a Taormina insieme ai massimi esperti mondiali, in occasione della 38° edizione del Congresso Nazionale della Società italiana di endocrinologia (Sie) (Palazzo dei Congressi, Piazza Vittorio Emanuele II). L'obiettivo dichiarato è quello di cambiare pagina: troppi padri-nonni, troppa infertilità e aumento di tumori rari, troppo diabete e obesità. Lo specialista endocrinologo deve diventare l’“amico” della salute riproduttiva e del benessere globale dell’individuo. Per fare il punto della situazione abbiamo intervistato il presidente eletto, Andrea Lenzi.
 
L’endocrinologia è una branca molto importante della medicina ma non è ancora adeguatamente conosciuta. Di cosa si occupa esattamente?
L’endocrinologia si occupa di curare patologie estremamente importanti e complesse, ed è senza dubbio poco nota al grande pubblico, per diversi motivi, non ultimo il fatto che si tratta di una scienza medica relativamente giovane. Questa branca della medicina specialistica si interessa di studiare l’attività degli ormoni sulle diverse funzioni dell’organismo. Gli ormoni, sostanze chimiche prodotte da specifici organi del corpo, le ghiandole endocrine, funzionano e si comportano alla stregua di messaggeri che partono dalla singola ghiandola, circolano nel sangue, raggiungono i vari organi e agiscono sui cosiddetti recettori, come se fossero chiavi che fanno scattare una serratura. Nel nostro organismo vi sono decine e decine di ormoni che svolgono funzioni essenziali, addirittura vitali. Tanto per fare qualche esempio pratico, ricordo l’ormone tiroideo che attiva l’utilizzo dell’energia da parte delle cellule; il paratormone che con l’osteocalcina partecipa al metabolismo del calcio osseo; il testosterone e gli estrogeni, prodotti dalle gonadi maschili e femminili, che ci consentono di essere fertili e sessualmente attivi; l’ormone della crescita, responsabile dello sviluppo staturale; il cortisolo e l’adrenalina che ci permettono di reagire a stress prolungati o immediati; l’insulina, forse l’ormone più conosciuto, che assieme al glucagone controlla il metabolismo degli zuccheri; l’ormone antidiuretico che controlla il metabolismo idrico e dei sali; renina e angiotensina che lavorano insieme mettendo in equilibrio cuore e reni; ossitocina collegata al meccanismo del parto e della eiaculazione maschile e più molti altri.
Tutte le azioni di queste molecole sono strettamente connesse con l’attività cerebrale e psichica e con l’ambiente esterno attraverso una struttura del cervello chiamata ipotalamo e la ghiandola collegata alla base del cervello, chiamata ipofisi. Potremmo dire a ragione che lo stesso cervello è una ghiandola endocrina o, quantomeno, che un sistema psico-neuro-endocrino ci consente di vivere in armonia con l’ambiente circostante. In conclusione gli ormoni sono ovunque nell’organismo, svolgono molteplici funzioni e influenzano tutte le principali attività corporee. Mi piace definirli come le “molecole della vita” e aggiungerei anche del “buon invecchiamento” perché se gli ormoni sono in equilibrio si invecchia sicuramente più lentamente e meglio.

Quali sono le patologie correlate alle disfunzioni del sistema endocrino?
È quasi impossibile elencare tutte le malattie dovute al malfunzionamento del sistema endocrino. Volendo schematizzare, tanto per ripercorrere l’elenco precedente, possiamo menzionare il malfunzionamento della tiroide, che comporta un eccesso di lavoro di tutte le cellule (ipertiroidismo) e, in caso di deficit, anche un rallentamento delle stesse attività compresa la capacità psichica (ipotiroidismo); il malfunzionamento degli ormoni gonadici ha come conseguenza sterilità o incapacità di attività sessuale; ma anche invecchiare precocemente, non sviluppare sessualmente, restare nani o diventare giganti, avere il diabete, essere obesi o con masse muscolari deficitarie, incapaci di controllare la perdita di acqua e sali o avere ossa fragilissime e osteoporosi, o, infine, avere una pressione alta e incontrollabile, tutto può dipendere da un non adeguato funzionamento delle ghiandole endocrine. Questo nei casi evidenti, che si manifestano con sintomatologie e segni precisi. Esiste però tutta una serie di patologie del sistema endocrino più sfumate, in cui i deficit sono minimi, e spesso interpretati dallo stesso paziente come peggioramenti della propria qualità di vita. Faccio un esempio: essere sempre affaticati ed addormentarsi all’improvviso, avere stato di nervosismo, tremore, una fame eccessiva o l’inappetenza, sono tutti segnali che andrebbero interpretati dallo specialista endocrinologo che, trattando adeguatamente l’alterazione ormonale responsabile, potrebbe risolvere la patologia.
 
Chi e quando deve rivolgersi allo specialista endocrinologo?
L’endocrinologo del Terzo millennio deve essere inteso oggi come il perfetto connubio tra il medico generalista e il medico internista. Quindi, a parte le situazioni caratterizzate da sintomi conclamati, ci si dovrebbe rivolgere all’endocrinologo tutte le volte che si avverte qualcosa di diverso dallo standard delle funzioni del proprio organismo: un’alterazione cronica come quelle sopra descritte oppure una sensazione di malessere e cambiamenti del ritmo del sonno, della forza, della sete, della sessualità o della capacità di mantenere il peso. Un controllo ormonale è d’obbligo, specie tra i 30 e 40 anni se non si è fatto prima, e può cambiare in meglio la qualità della vita.
 
In che modo e per quali patologie una corretta gestione delle problematiche di tipo endocrinologico può favorire la prevenzione primaria e secondaria?
L’endocrinologo ha una grande fortuna. Oggi abbiamo quasi tutti gli ormoni disponibili come farmaco e possiamo sostituire la funzione in caso di deficit o curarne gli eccessi, ma recentemente la disciplina endocrinologica ha posto grande attenzione alla prevenzione primaria e secondaria mirate a interventi su stili di vita dannosi (cattiva alimentazione, fumo, obesità, sedentarietà, alcol) e sui fattori di rischio ambientali, in particolare i nuovi fattori di rischio che vengono definiti “interferenti endocrini”, sempre più chiamati in causa, che riguardano un gruppo di sostanze, quali i derivati delle plastiche e gli idrocarburi, che agendo attraverso vari meccanismi appaiono correlati ad un incremento del rischio di sviluppare tumori, malformazioni genitali, alterazioni del liquido seminale, sterilità, alterazioni della pubertà nella donna, del ciclo mestruale, dell’ovulazione e della fertilità. Gli ormoni danno dei segni sensibili di sé, di cui il paziente si accorge da solo, solo quando sono realmente in eccesso o in difetto, ma siamo in grado di accorgerci per tempo delle alterazioni in arrivo con un semplice prelievo di sangue e una visita adeguata. Oltretutto, come dicevo, noi endocrinologi oggi disponiamo di farmaci progettati appositamente per sostituire gli ormoni che non funzionano adeguatamente. Spesso è lo stesso pediatra o il medico di medicina generale a favorire e a sollecitare una visita specialistica dall’endocrinologo, proprio perché i piccoli sintomi che questi medici possono intercettare sono alla base di una efficace prevenzione. Un esempio: il pediatra che controlla la situazione testicolare nel neonato e, dopo, controlla lo sviluppo puberale del ragazzo e della ragazza, è un professionista affidabile e serio perché capace di identificare precocemente alterazioni reversibili che se non diagnosticate per tempo possono devastare una vita.

Siamo nel bel mezzo dell’EXPO, manifestazione internazionale dedicata come sappiamo al tema del cibo. Quanto interferisce l’alimentazione sul sistema endocrino? Ci sono comportamenti alimentari che possono essere responsabili o possono aggravare o addirittura prevenire le patologie endocrine? Quali, in particolare?
Personalmente mi piace definire il cibo un para-farmaco o anche un para-ormone. A parte alcune sostanze, come le vitamine, che sono dei veri e propri ormoni, con l’unica differenza che l’organismo non è in grado di fabbricarli e deve approvvigionarsene dall’esterno, tutti gli alimenti, proteine, zuccheri, grassi, persino l’acqua e i sali minerali, lavorano in sinergia con gli ormoni per farci star bene. Con il cibo noi condizioniamo le modalità, la qualità e la quantità di azione dei nostri ormoni. Ad esempio, se mangiamo troppi grassi o troppi zuccheri e introduciamo calorie in eccesso di calorie, esauriamo più rapidamente la nostra scorta di ormoni deputati controllare il metabolismo di queste sostanze e inizieremo immancabilmente ad ingrassare creando un circolo vizioso che possiamo interrompere solo adottando una condotta alimentare ragionata ed equilibrata. Non una dieta, ma una “condotta” alimentare. Teniamo presente che è il cervello il principale regista degli ormoni ed è sempre il cervello che controlla e regola il senso della fame e della sazietà.

In che modo si può accrescere la cultura endocrinologica della popolazione e promuovere il ricorso allo specialista endocrinologo?
La crescita della cultura endocrinologica si accompagna alle aumentate aspettative di benessere della popolazione. Un tempo si chiedeva la buona sanità, poi si è arrivati a sconfiggere gran parte delle malattie infettive, in seguito si è fatto strada il concetto di salute per la collettività e ancora si lavora per sconfiggere le malattie croniche e degenerative; la persona/paziente ha acquisito centralità e consapevolezza e l’idea di salute si è evoluta nel concetto di benessere. E il benessere presuppone un sistema endocrino funzionante e uno specialista endocrinologo in grado di interpretare e correlare tra di loro le analisi ormonali. Il dato ormonale non è come quello della glicemia o della pressione del sangue che devono stare al di sotto di determinati numeri. I valori di riferimento di un certo ormone servono solo per indicare il metodo di analisi adoperato, ma ogni dato ormonale può essere normale o patologico a seconda dell’età, della storia personale, delle condizioni generali di salute, del sesso, dell’etnia e di altre eventuali patologie presenti in quel determinato paziente. Insomma, un valore ormonale va sempre interpretato nel contesto. Come presidente della Società Italiana di Endocrinologia posso dire che il lavoro futuro sarà dedicato e avrà come obiettivo la promozione della cultura endocrinologica nel nostro Paese, con iniziative di informazione e comunicazione destinate ai medici di medicina generale, ai pediatri e alla popolazione, nell’ottica di una politica di prevenzione che, a mio avviso, è la sola in grado di far risparmiare sofferenze al paziente e costi al Servizio Sanitario Nazionale.  

28 maggio 2015
© Riproduzione riservata

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