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Criptorchidismo maltrattato


Una ricerca presentata dal mensile Medico e Bambino svela che in Italia la gestione del bambino con testicolo ritenuto non è ancora ottimale. Non si ricorre abbastanza alla chirurgia e lo si fa in ritardo

04 MAG - L’intervento consigliato dalle linee guida per il trattamento del criptorchidismo - il testicolo ritenuto - è la chirurgia precoce tra i 6 e i 12 mesi, ma in Italia una volta su tre l’intervento viene posticipato dopo i due anni senza valutare i rischi dell'attesa. In molti casi, inoltre, viene scelta la terapia ormonale, che funziona una volta su quattro e che non è esente da effetti indesiderati.
Questi i risultati emersi da una ricerca indipendente condotta dal Gruppo di Studio Italiano sul testicolo ritenuto, con il sostegno dell'Associazione Culturale Pediatri, dell’Istituto per l’Infanzia Burlo Garofolo di Trieste, e della Clinica pediatrica dell'Università i Chieti. Lo studio è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista Medico e Bambino.
LO STUDIO
La ricerca è stata condotto da un gruppo di lavoro a cui hanno preso parte 140 pediatri di famiglia distribuiti in tutta Italia che hanno analizzato la storia clinica di 169 loro assistiti nati dal 2004 al 2006.
L’analisi dei dati ha evidenziato che nel 16% dei casi non si è reso necessario nessun trattamento perché il problema si risolto spontaneamente; nel 20% è stata tentata la terapia ormonale che ha avuto un effetto positivo solo una volta su quattro. Nel 60% dei casi è stata imboccata la strada della chirurgia, ma l'età media dell'intervento è risultata di 23 mesi. Inoltre, tra i bambini trattati chirurgicamente, uno su 3 è stato operato dopo i 2 anni di età e soltanto il 13% entro un anno di vita come indicato nel documento di consenso stilato nel 2007 sulla base delle evidenze ad oggi disponibili.
Dall’analisi è emersa un’unica nota positiva: 9 interventi su 10 sono stati realizzati presso un centro di chirurgia pediatrica.
I COMMENTI
“A partire dai risultati ottenuti si rende necessaria l’implementazione, sia a livello nazionale che nelle singole realtà regionali, delle indicazioni riportate nel documento di consenso al fine di verificarne prospetticamente l’applicabilità sui nuovi nati con la diagnosi di criptorchidismo”, ha commentato Federico Marchetti della Clinica Pediatrica dell’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste e coordinatore dello studio. “Questo percorso deve vedere impegnate le società scientifiche e i singoli operatori, dal pediatra di famiglia all'endocrinologo e al chirurgo pediatra, che sono coinvolti nella gestione del bambino con testicolo ritenuto”.
Analogo il giudizio espresso da Giovanna Riccipetitoni, direttore della Chirurgia e Urologia pediatrica dell'Ospedale dei bambini “V. Buzzi” di Milano in un editoriale pubblicato a corredo dell’articolo: “Per una buona gestione del bambino con testicolo ritenuto occorre una maggiore divulgazione delle linee guida, un impegno da parte dei pediatri di famiglia e dei chirurghi nel trasmettere una corretta informazione ai genitori”.
Lo studio è la prima ricerca nazionale sull’argomento e secondo Paolo Siani, presidente dell'Associazione Culturale Pediatri e Direttore UOC Pediatria AORN “A. Cardarelli” di Napoli rappresenta un’opera di “importante valore scientifico per tutta la comunità dei pediatri italiani e dei medici che si occupano della salute dei bambini, richiamandoli tutti a una migliore adesione alle linee guida internazionali su una patologia niente affatto rara”. Il testicolo ritenuto, infatti, è una delle più frequenti anomalie congenite dell’apparato urogenitale maschile: ne è affetto il 3-5% dei nati a termine e il 9-30% dei pretermine. Tradotto in cifre assolute significa che in Italia nascono ogni anno dai 10 mila ai 90 mila maschietti con questa patologia.

Antonino Michienzi

04 maggio 2010
© Riproduzione riservata

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