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La cura del cibo. Arriva la "nutraceutica", tra scienza della nutrizione e clinica medica


Il mais contrasta gli effetti dello smog, l’aglio e il sedano abbassano la pressione arteriosa, un estratto di olio di oliva è un potente antinfiammatorio. Si è aperto a Milano il secondo Congresso nazionale della Società Italiana di Nutraceutica per fare il punto sulle capacità terapeutiche di alcuni comuni alimenti.

25 FEB - Contribuire a prevenire le malattie croniche, in continuo aumento con l’invecchiamento della popolazione e stili di vita scorretti e futura minaccia per i sistemi sanitari; aiutare a controbilanciare squilibri alimentari e persino rischi da inquinamento atmosferico. Sono possibilità nelle quali si cimenta una scienza piuttosto recente, la nutraceutica, fusione di nutrizione e farmaceutica: un’ampia categoria che comprende cibi funzionali utili per la salute quale l’olio extravergine d’oliva, integratori come gli omega-3, probiotici cioè colture di batteri benefici, prebiotici che favoriscono i probiotici. “La nutraceutica è un settore già in grande espansione negli Stati Uniti e sono numerosi gli studi che ne valutano le potenzialità soprattutto in campo preventivo, dalle malattie cardiovascolari alle neurologiche degenerative ”, ha detto il presidente della Sinut Cesare Sirtori, preside di Farmacia dell’Università degli studi di Milano, al II° congresso della società a Milano. “Una ricerca italiana qui presentata ha mostrato anche che tipi di mais ad alto contenuto di flavonoidi, sostanze antiossidanti, riducono nell’animale gli effetti di micotossine cancerogene come le fumonisine che sono più concentrate nel cereale in caso di forte umidità e contaminazioni atmosferiche; si otterrebbe infatti un aumento delle difese agli stimoli tossici”.
Un campo prioritario d’applicazione è la cura dell’ipertensione. “Mentre ci sono evidenze per la terapia cioè il controllo pressorio, anche nell’uso empirico di aglio, sedano, lupino, di fibre o sostanze come potassio, zinco e magnesio”, ha spiegato Bruno Trimarco, dell’Università Federico II di Napoli, “oggi avanza un concetto diverso: la possibilità di ridurre non solo l’ipertensione ma la probabilità di andare incontro ai conseguenti eventi cardiovascolari.
Quando s’interviene con la terapia infatti in genere esiste già un danno d’organo e la prognosi non cambia, c’è gradualità tra pressione e danno d’organo: la sfida è dimostrare che nutraceutici associati a modifiche dello stile di vita possano prevenire questo sviluppo. Quanto alle nuove ricerche promettenti per esempio l’estratto di riso rosso associato a una sostanza vegetale (la simsetina) che riduce la pressione come i farmaci e anche il colesterolo alto, o peptidi della caseina del latte che mostrano efficacia antipertensiva”.
Si riscoprono anche le virtù di alimenti del lontano passato, come nel caso del lupino, importante fonte di proteine (è il legume che ne è più ricco) nel Mediterraneo fino dai tempi di antichi Egizi e Romani caduta in disuso dopo l’arrivo con la conquista dell’America di patate, mais e altre piante alimentari: nel lavoro di una ricercatrice milanese, premiata al Congresso con l’Alpro Foundation Master Award 2010, proteine di lupino hanno ottenuto riduzioni di colesterolo del 4,2% (e pectine di buccia di mela del 5%).
“La nutraceutica utilizzando principi attivi alimentari e vegetali utili per migliorare la salute è la nuova farmacologia, sarà utile per la medicina preventiva e anti-invecchiamento senza la quale le terapie non basteranno contro l’incremento futuro di patologie croniche: basti pensare a epidemie che si profilano come per diabete e Alzheimer” ha sottolineato Giovanni Scapagnini, dell’Università degli studi del Molise. Anche in psichiatria c’è interesse per i nutraceutici, per esempio riguardo alla depressione. “Oltre all’efficacia degli omega-3 (acidi grassi estratti dal pesce) si evidenzia quella della S-adenosinmetionina o Same, sostanza naturale che in un nostro studio pubblicato sull’American Journal of Psichiatry” ha detto Maurizio Fava, dell’Harvard Medical school di Boston “ha migliorato significativamente i sintomi in malati di depressione non responsivi ai farmaci. Noto è poi l’effetto dell’iperico, sempre che in preparati ben standardizzati”. Ma i potenziali settori d’impiego dei nutraceutici sono svariati, come mostrano gli studi: dagli antiossidanti che migliorano la funzionalità muscolare in soggetti anziani all’acetilcarnitina che agisce anche contro l’insulino-resistenza, dalla supplementazione con melatonina, zinco e magnesio che migliorerebbe il sonno nell’anziano ai probiotici contro le patologie immunomediate digestive nel bambino.
Si esplora a tutto campo, dalla sindrome metabolica all’Alzheimer, dall’artrosi all’obesità: senza contare l’altro terreno che attiene a nutraceutica e miglioramento estetico e per questo è stato battezzato cosmeceutica. In sostanza, ha concluso Sirtori, “la nutraceutica è un settore nuovo che non va visto nel contesto classico della farmacologia ma piuttosto della salute”. Se ne verranno dimostrate le capacità preventive e i vantaggi anche sul piano economico-sanitario, potrebbero arrivare a tenerne conto le linee guida e il Ssn.

Elettra Vecchia 

25 febbraio 2011
© Riproduzione riservata

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