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Tumori. Tre milioni di italiani sopravvivono ma poi 1 su 3 muore d’infarto. I consigli di oncologi e cardiologi per prendersi cura del proprio cuore


In un recente studio condotto sulle cause di decesso in 1.807 sopravviventi al cancro, in un follow-up di 7 anni, si è evidenziato che il 33% moriva per disturbi cardiaci e il 51% di cancro. In occasione dell'International Workshop on Cardioncology, che si tiene a Napoli oggi e domani, presentato un decalogo che mira ad aiutare i pazienti a prendersi cura del proprio cuore anche quando si è malati di tumore

02 OTT - Non è più un nemico contro cui tutte le armi sono spuntate: oggi, tanti sopravvivono a un tumore, il 67% degli adulti è vivo a 5 anni dalla diagnosi e il 75% dei bambini è vivo oggi a 10 anni. Si stima che i sopravviventi al cancro negli Stati Uniti siano oltre 14 milioni e mezzo, e questo numero arriverà a 18 milioni nel 2022. In Italia sono circa 3 milioni. La chemioterapia, le terapie biologiche e la radioterapia possono però provocare complicanze a breve e a lungo termine. In un recente studio condotto sulle cause di decesso in 1807 sopravviventi al cancro, in un follow-up di 7 anni, si è evidenziato che il 33% moriva per disturbi cardiaci e il 51% di cancro: purtroppo questo è un prezzo da pagare sicuramente alto.
 
A causa delle terapie anticancro una notevole percentuale di pazienti sviluppa una serie di effetti collaterali cardiovascolari: scompenso cardiaco, infarto miocardico, tromboembolismo, aritmie, prolungamento del tratto QT, ipertensione e, quindi, uno su tre muore a causa di malattie cardiache provocate dalle cure farmacologiche o radioterapiche per il tumore. Tutto ciò si può evitare se al momento della diagnosi e prima della scelta della terapia oncologica si consulta un cardioncologo, per individuare e trattare eventuali fattori di rischio cardiovascolari come ipertensione, colesterolo alto, diabete, ed intervenire precocemente su patologie cardiache non diagnosticate come la disfunzione ventricolare sinistra e la cardiopatia ischemica che incrementano notevolmente la probabilità di eventi avversi cardiaci. Regole che rientrano nel decalogo cardioncologico presentato in occasione dell'International Workshop on Cardioncology, che si tiene a Napoli oggi e domani. Tra queste, sicuramente, cambiare lo stile di vita aumenta la probabilità che le cure sconfiggano il tumore e non incidano pesantemente sulla qualità di vita e lo stato di salute complessivo. Per alcuni tumori, fare più esercizio fisico, ad esempio, fa bene quasi quanto una chemioterapia per prevenire le ricadute, mentre cambiare alimentazione migliora l'efficacia dei farmaci e può ridurne gli eventi avversi.


“Il problema degli effetti collaterali cardiaci della terapia antitumorale – spiega Nicola Maurea, co-presidente del congresso e Direttore della Struttura Complessa di Cardiologia alla Fondazione Pascale di Napoli – sta crescendo anche a causa dell'invecchiamento della popolazione. Un numero sempre maggiore di persone arriva alla diagnosi di tumore con fattori di rischio cardiovascolari (ipercolesterolemia, dislipidemia, diabete, ipertensione arteriosa) o cardiopatie silenti. E mentre si è tutti concentrati a eliminare il cancro, questi problemi non sono riconosciuti o non vengono adeguatamente trattati: un errore di prospettiva, perché questo aumenta il rischio di eventi avversi cardiaci a seguito della chemioterapia o della terapia con farmaci biologici. Le tecniche ecocardiografiche attualmente diffuse nella maggior parte degli ospedali e sul territorio non sono sufficienti a diagnosticare precocemente l’insufficienza cardiaca in questi pazienti. Le nuove linee guida ci indicano che è obbligatorio utilizzare le nuove metodiche di studio della funzione cardiaca: lo strain longitudinale globale e l’ecocardiografia tridimensionale. Inoltre, vanno implementate le tecniche strumentali per identificare precocemente una tossicità emergente, che è quella vascolare”.

“La cardiotossicità di questi composti è variegata – interviene Michelino De Laurentiis, co-presidente del congresso e Direttore della Divisione di Oncologia Medica Senologica dell'Istituto Pascale di Napoli –. È perciò indispensabile prevenire, intercettare e se necessario trattare le complicanze cardiovascolari in pazienti sottoposti a cure oncologiche e in tutti coloro che sopravvivono al tumore: il modo più semplice per farlo è sottoporsi a una consulenza cardiologica clinica e strumentale al momento della diagnosi di tumore e comunque prima di intraprendere la terapia, così da poterla scegliere e adattare in base alla condizione cardiovascolare del singolo caso. Solo così il trattamento avrà la massima efficacia anticancro unita a un minimo impatto cardiaco”.
 
Questa “regola” entra a buon diritto nel decalogo della terapia antitumorale ideale, presentato al convegno: dieci raccomandazioni che incrementano le possibilità di successo della cura e al tempo stesso sono “salvasalute” perché consentono di ridurre le recidive e gli effetti avversi delle terapie, permettendo ai tanti che sconfiggono il tumore di rimanere sani e forti.
 
“Sappiamo ad esempio – continua De Laurentiis – che alcuni alimenti possono contrastare gli effetti cardiotossici di chemioterapia e cure biologiche: olio di sesamo, soia e riso integrale sembrano in grado di ridurre le complicanze cardiovascolari da terapie anticancro. L'alimentazione migliora la prognosi e le regole per una dieta antitumorale sono poche: bisogna limitare o abolire carne rossa, zuccheri e dolci, ma senza restrizioni particolari su tutte le altre classi di alimenti. I tanto demonizzati latticini, ad esempio, non devono essere eliminati del tutto né è necessario diventare vegani: non esiste nessuna prova scientifica chiara di eventuali vantaggi, in più si tratta di un regime alimentare difficile da seguire con costanza e anche complicato da gestire perché sia equilibrato in termini di nutrienti necessari. Nel caso delle donne con carcinoma mammario, ad esempio – conclude De Laurentiis - - l'attività fisica è talmente efficace da poter essere considerata una vera e propria cura, al pari di chemio e ormonoterapia”.

Il decalogo cardioncologico
1) Controlla il tuo peso, evita che incrementi sotto l’effetto delle terapie o riducendolo in caso di sovrappeso/obesità: rimanere del proprio peso forma è fondamentale per abbassare il rischio di malattie cardiovascolari e ridurre quello di recidiva.
2) Adotta uno stile di vita attivo abituandoti ad usare il tuo corpo ogni volta che è possibile, spostandosi ad esempio a piedi o in bicicletta ed evitando, quando possibile, ascensori e scale mobili.
3) Pratica attività fisica/sportiva con regolarità 2-3 volte a settimana: è una “cura” che contrasta gli effetti collaterali delle terapie e riduce nettamente sia il rischio cardiovascolare sia il rischio di recidiva del tumore.
4) Riduci o abolisci il fumo di sigarette
5) Riduci o abolisci il consumo di alcool
6) Controlla colesterolo e trigliceridi, i valori possono alterarsi in corso di terapie oncologiche; per ridurli sì a dieta, attività fisica ed eventuali farmaci ipolipemizzanti.
7) Controlla la pressione sanguigna e, in caso di ipertensione, adotta una terapia farmacologica adeguata sotto controllo medico.
8) Scegli una dieta equilibrata, ricca in vegetali, limitando o abolendo la carne rossa e gli zuccheri e i dolci, ma senza nessun’altra restrizione particolare. Diete estreme, come ad esempio la dieta vegana, sono più difficili da mantenere equilibrate e non esiste nessuna chiara dimostrazione di eventuali vantaggi.
9) Valuta con il tuo oncologo l’opportunità di assumere calcio e vitamina D per contrastare la tendenza all’osteoporosi indotta dalle terapie praticate.
10) Rivolgiti ad un cardioncologo per un approccio ottimale al controllo integrato dei rischi oncologici e cardiaci. 

02 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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