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Medicina Nucleare. Aimn: “Il futuro è già presente e va verso comprensione delle malattie neuropsichiatriche”


Oggi l’Associazione compie 25 anni in un evento celebrativo ha voluto “evidenziare una delle principali linee di avanzamento della disciplina che è quella di fornire contributi fondamentali alla comprensione e alla diagnosi delle malattie neuropsichiatriche, prima tra tutte la malattia di Alzheimer”.

06 OTT - L’Associazione di Medicina Nucleare ed Imaging Molecolare (AIMN) ha festeggiato oggi  a Roma i suoi primi 25 anni, che sono solo un segmento di una gloriosa storia iniziata negli anni ‘30, quando due illustri scienziati, insigniti successivamente del premio Nobel, Enrico Fermi ed Emilio Segrè, fornirono contributi fondamentali alla nascita di una nuova disciplina.
 
Da allora, la Medicina Nucleare è diventata interprete principale del “Nucleare Buono”, che salva vite umane, diagnosticando e curando le malattie. Le prime applicazioni cliniche italiane si diffusero a partire dagli anni 50 e gli Italiani sin dagli inizi si dimostrarono protagonisti internazionali. Risale infatti al 1957 l’esordio della prima rivista mondiale nel campo, Minerva Nucleare, ancora oggi attiva, seppure con altro nome. Negli anni 50 si configurarono anche in associazione scientifica le due anime fondanti della disciplina in Italia, quella di origine internistica (SIBMN) e radiologica (SAMN), che confluiranno nel 1990 nell’AIMN.
 
In occasione dell’evento celebrativo dei 25 anni di AIMN, che si è tenuto oggi a Roma, l’Associazione ha deciso di evidenziare una delle principali linee di avanzamento della disciplina nel nuovo millennio, che è quella di “fornire contributi fondamentali alla comprensione e alla diagnosi delle malattie neuropsichiatriche, prima tra tutte la malattia di Alzheimer. Ma sono moltissimi, in oncologia e medicina interna, i campi in cui la medicina nucleare fornisce contributi fondamentali”.
 
“Le radici della sua importanza – sottolinea l’Aimn in una nota - e della sua capacità di definire strategie diagnostiche e terapeutiche tagliate su misura del singolo paziente nascono dal fatto che queste metodiche sono la migliore rappresentazione del cosiddetto imaging molecolare. L’uomo è fatto di biomolecole che, in condizioni di normalità, sono in equilibrio dinamico tra di loro. La malattia inizia con uno sbilanciamento di questo equilibrio, che avviene molto prima che si configurino danni strutturali, quelli che possono essere visti ad esempio dalla TAC”.
 
“Se marchiamo le molecole di interesse biologico – specifica l’Associazione - con minime quantità di sostanza radioattiva, avremo la possibilità di tracciare in vivo i processi normali e patologici, arrivando molto spesso ad una diagnosi più precoce, che può arricchirsi della possibilità di definire al meglio la prognosi, cioè il destino del singolo paziente, e l’individuazione delle migliori strategie terapeutiche”.
 
Ma l’aspetto principale che l’AIMN ha voluto “evidenziare è che l’imaging molecolare non è espressione di una prospettiva che si realizzerà nel futuro, ma elemento fondante della disciplina, che esiste dalla sua nascita, legata alla utilizzazione del radioiodio nella scintigrafia tiroidea e nel trattamento delle malattie tiroidee già a partire dagli anni 40”.
 
“Oggi – conclude il comunicato - la Medicina Nucleare è diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale e dovunque è in grado di offrire alla popolazione un contributo determinante alla sua salute con un miglioramento della durata e della qualità della vita. E’ per questo che i medici nucleari italiani si impegnano a continuare a lavorare per fare aumentare sempre di più il contenuto positivo legato alla loro disciplina, alla migliore utilizzazione del “Nucleare Buono””.

06 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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