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Sonno. Se dormire rafforza anche i ricordi del sistema immunitario

di Viola Rita

Riposare adeguatamente sarebbe importante anche per la nostra immunità, aiutando l’organismo a mantenere ricordo a lungo termine dei patogeni incontrati. Un dato che potrebbe avere implicazioni per studi futuri sui vaccini. La tesi in un articolo d’opinione, pubblicato su Trends in Neuroscience

08 OTT - Oltre a trasformare i ricordi più recenti, e dunque più ‘fragili’, in memorie stabili e a lungo termine, il sonno potrebbe favorire anche il consolidamento dei ‘ricordi’ del sistema immunitario, aiutando questo complesso sistema dell’organismo a mantenere memoria dei patogeni già incontrati. Lo afferma un articolo d’opinione realizzato da quattro scienziati che analizzato gli attuali risultati scientifici sull’argomento. L’analisi, svolta dall’Università di Tubinga, in Germania, insieme ad altri Istituti, è stato pubblicata da Cell Press su Trends in Neuroscience.
 
Gli scienziati hanno esaminato in base alle evidenze scientifiche il ruolo del riposo rispetto al benessere del sistema immunitario. “Anche se da molto tempo è noto che il sonno supporta la formazione della memoria a lungo termine nel dominio psicologico, a nostro avviso l'idea che la formazione della memoria a lungo termine sia una funzione del sonno valida in tutti i sistemi dell’organismo è del tutto nuova”, ha affermato l’autore senior Jan Born, dell'Università di Tubinga. “Consideriamo il nostro approccio in direzione di un concetto unificante della formazione biologica della memoria a lungo termine, in cui il sonno gioca un ruolo fondamentale, un nuovo sviluppo nella ricerca sul sonno e sulla memoria”.
 
Studi sull’uomohanno mostrato come, nelle notti successive ad una vaccinazione, l’aumento delle cellule T dedicate alla memoria sembra associato con il ‘sonno ad onde lente’ (dall’Inglese Slow-Wave Sleep – SWS), il sonno profondo. Combinati insieme, i dati delle ricerche sembrano supportare il concetto per il quale proprio il sonno profondo possa contribuire alla formazione di memorie a lungo termine che possano essere associate ad una risposta ‘adattiva’ dell’organismo anche a livello immunitario.
 
Il meccanismo biologico con cui il sistema immunitario immagazzina il ‘ricordo’ dei batteri e dei virus consiste nella raccolta di minuscoli frammenti provenienti dal microorganismo, che servono per creare particolari cellule T (cellule del sistema immunitario), dette di ‘memoria’. Tali cellule aiuteranno l’organismo, per mesi o per anni, a riconoscere precedenti infezioni. Inoltre, queste cellule riescono a riconoscere patogeni simili, ma non identici, rispetto a quelli incontrati, grazie alle informazioni che hanno selezionato.
Diversi meccanismi biologici risultano importanti durante il riposo: ad esempio, il sonno profondo potrebbe giocare un ruolo nel rapporto tra le cellule che cellule preposte alla consegna dell’antigene (ovvero delle informazioni utili) alle cellule T e le cellule T stesse, come spiega l’autore senior Born.
“Ci sono prove in base alle quali ormoni rilasciati durante il sonno possano apportare effetti benefici nel passaggio tra le cellule che consegnano l’antigene e le cellule che lo riconoscono, e alcuni di questi importanti ormoni potrebbero mancare in assenza di sonno”.
 
L’implicazione conseguente, spiegano gli scienziati, potrebbe riguardare il fatto che una deprivazione di sonno potrebbe comportare dei rischi anche per la salute dell’immunità.
“Se non dormiamo, il sistema immunitario potrebbe concentrarsi sui frammenti sbagliati del patogeno”, afferma Born. Lo scienziato spiega che la ricerca futura dovrebbe esaminare quali informazioni vengono selezionate durante il sonno per l’immagazzinamento delle informazioni nella memoria a lungo termine; inoltre bisognerebbe comprendere in che modo avviene tale selezione. Secondo gli autori dello studio, inoltre, le ricerche su questo argomento potrebbero avere importanti implicazioni cliniche.
"Al fine di progettare vaccini efficaci contro l'HIV, la malaria e la tubercolosi”, prosegue l’esperto, “vaccini che si basano sulla memoria immunologica, si deve conoscere il corretto ‘modello di memoria’. La nostra speranza è che confrontando i concetti di memoria neuronale e memoria immunologica, possa essere sviluppato un modello di memoria immunologica che integri i dati sperimentali disponibili e possa servire come base utile per lo sviluppo di vaccini”.
 
Viola Rita
 
*Westermann et al. System Consolidation during Sleep--A Common Principle Underlying Psychological and Immunological Memory FormationTrends in Neurosciences, September 2015 DOI:10.1016/j.tins.2015.07.007

08 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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