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Lo strano caso del paziente ucciso dal tumore venuto dalla tenia

di Maria Rita Montebelli

E’ una storia incredibile quella pubblicata sul New England Journal of Medicine di oggi, che sta rapidamente facendo il giro del mondo. Un quarantenne con infezione da HIV è deceduto per un tumore originato non dalle sue cellule ma da quelle di ‘tenia nana’, un parassita che aveva invaso il suo intestino. Fino ad oggi non era noto né che questo parassita potesse sviluppare tumori, né che attraverso la sua malattia potesse uccidere il suo ospite umano. Ci sono voluti tre anni di ricerche per arrivare alla diagnosi. Ma dal caso dello sfortunato paziente potrebbero scaturire informazioni preziose per la lotta contro i tumori.

05 NOV - Il tumore è già in qualche modo una presenza aliena nell’organismo. Ma se a far danni, e gravi, sono le metastasi di un tumore originato da un parassita, si entra direttamente nel campo della fantamedicina. Eppure è successo davvero e l’incredibile caso viene documentato oggi sul New England Journal of Medicine.
 
La storia si svolge in Colombia dove un paziente di quarant’anni con infezione da HIV si ricovera nel mese di gennaio 2013 presso la Clinica Universitaria Bolivariana di Medellin per febbre, tosse persistente, calo ponderale. Al paziente era stata diagnosticata un’infezione dal HIV nel 2006, ma aveva trascurato di assumere la terapia prescritta.
 
Lo visita il dottor Carlos Agudelo che all’inizio pensa di trovarsi di fronte ad un paziente con una brutta bronchite o al peggio una polmonite. Ma gli esami radiologici evidenziano la presenza di grosse masse sospette a livello di polmoni, fegato, surreni e dei linfonodi cervicali, mediastinici e addominali. Viene dunque ordinata una biopsia (gli viene asportato un linfonodo cervicale ed effettuata una core-needle biopsy polmonare) e i risultati evidenziano un tumore. Ma non del paziente. Quelle cellule tumorali infatti non erano umane, ma appartenenti ad un’altra specie vivente.
 
Che si trattasse di un tumore, anzi di metastasi non vi era alcun dubbio ma quelle cellule, dieci volte più piccole di quelle di qualsiasi tumore umano noto, appartenevano a qualcun altro.
 
Ci sono voluti tre anni per venire a capo della questione, i medici colombiani sono stati in stretto contatto con i Centers for Disease Control statunitensi, ma alla fine sono riusciti a risalire al ‘soggetto’ che aveva sparato le metastasi del suo tumore in giro per l’organismo di questo paziente. E la sorpresa è stata veramente grande.
 
Questi ‘nidi’ di cellule indifferenziate evidenziati alla biopsia polmonare e linfonodali sono risultati appartenere all’Hymenolepis nana, un parassita che finora tutti ignoravano potesse ammalarsi di tumore.
 
L’Hymenolepis nana è un vermetto molto più piccolo della tenia (come suggerisce anche il suo nome) che infesta non meno di 72 milioni di persone in tutto il mondo (in alcune aree colpisce un bambino su 4). Viste le sue ridotte dimensioni (è lungo al massimo 4 cm ed è molto sottile) viene a volte scambiato con gli ascaridi, i vermetti bianchi responsabili di comuni parassitosi nei bambini. Le infestazioni da ‘tenia nana’, anch’esse a trasmissione oro-fecale, possono essere completamente asintomatiche o dare nausea, astenia, perdita di appetito, diarrea e dolori addominali. Nei bambini possono causare forte mal di testa, prurito anale e disturbare il riposo notturno. La diagnosi viene posta attraverso l’esame parassitologico delle feci, che permette di evidenziare le uova del parassita e il trattamento si basa sull’assunzione di praziquantel.
 
Ma a tutto questo i medici colombiani sarebbero arrivati dopo molti mesi di ricerche perché le cellule che avevano individuato nelle biopsie del paziente non avevano alcuna caratteristica che facesse pensare a questo parassita. L’unica cosa che era possibile affermare con certezza, vista la loro morfologia e il comportamento invasivo, era che fossero tumorali. A venir loro in aiuto è stata l’analisi del DNA attraverso la polymerase-chain-reaction che ha permesso di scoprire che il DNA delle cellule misteriose era quello dell’Hymenolepis nana. Questo DNA presentava inoltre delle varianti genomiche compatibili con le mutazioni tipiche del cancro.
 
Il paziente, che presentava uova di H. nana e cisti di Blastocystis hominis nelle feci, è stato trattato empiricamente con albendazolo ed è stato reintrodotto il trattamento antiretrovirale, senza beneficio. Le lesioni negli organi parenchimali rimanevano stabili, ma quelle linfonodali hanno continuato ad aumentare di numero e di volume (fino a 5 cm). Finché il paziente, in trattamento con tenofovir e amfotericina B (per istoplasmosi) ha sviluppato un’insufficienza renale acuta. Stremato dalla malattia e psicologicamente prostrato dai lunghi mesi trascorsi in ospedale, il paziente rifiutava di sottoporsi ad emodialisi ed moriva di lì a poco. Tre giorni prima del decesso ha ricevuto la diagnosi della sua misteriosa malattia e ha dato il consenso alla pubblicazione del suo caso e a proseguire le ricerche.
 
“L’invasione dei tessuti umani da parte di cellule di tenia geneticamente alterate, proliferanti e anomale – scrivono gli autori del case report - rappresenta un nuovo meccanismo di malattia che collega le infezioni al tumore. La proliferazione del parassita in quest’ospite immunocompromesso può aver consentito l’accumulo di mutazioni somatiche nella popolazione di cellule staminali dell’H. nana, portando infine alla trasformazione maligna”.
 
Le infestazioni extraintestinali da H. nana sono rarissime, è stato finora descritto soltanto un caso di infestazione invasiva fatale in un paziente HIV-positivo. Finora però non erano mai stati osservati casi di alterazione dell’architettura tessutale in senso tumorale del parassita, né era noto che i parassiti multicellulari come le tenie potessero sviluppare tumori. Le alterazioni genomiche osservate nel tessuto tumorale ‘alieno’ di questo paziente erano compatibili con quelle osservate nei tumori dei mammiferi (mutazioni deleterie dei geni mitocondriali, complessi riarrangiamenti genomici, mutazioni inserzionali prevalentemente intrageniche).
 
E quello del paziente colombiano potrebbe non essere un caso isolato. Le trasformazioni maligne dell’H. nana – ammoniscono gli autori – possono essere erroneamente scambiate per tumori umani, soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo, dove tra l’altro sono più comuni sia le infezioni da HIV, che le infestazioni da H. nana. L’infezione gastrointestinale tipica da H. nana viene trattata con praziquantel o con nitazoxanide, mentre l’albendazolo viene riservato agli stadi con invasione tessutale dei cestodi larvali. L’albendazolo tuttavia non sembra avere alcuna efficacia sulle proliferazioni clonali delle cellule staminali della tenia e questo pone un grave problema di trattamento.
 
I parassiti multicellulari che vivono all’interno dei tessuti dell’ospite in genere possiedono dei meccanismi che consentono loro di invadere i tessuti e di sfuggire al sistema immunitario; questi stessi meccanismi potrebbero essere utilizzati in caso di trasformazione maligna all’interno dell’ospite.
Questo caso presenta dunque anche interessanti spunti per la ricerca dei meccanismi che consentono al tumore di invadere i tessuti e dare metastasi a distanza.
 
Si apre così secondo gli autori un nuovo capitolo della ricerca sul cancro che potrebbe consentire di acquisire nuove preziose informazioni, concentrandosi sullo studio delle interazioni ospite-parassita.
 
Maria Rita Montebelli

05 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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