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Farmaci. Scaccabarozzi (Farmindustria): “Nel 2014 investimenti per 2,5 mld. Italia seconda in Europa per produzione. Ma ora serve cambio governance”


Il presidente delle industrie del farmaco evidenzia come per i medicinali sta arrivando “un vero e proprio tsunami che richiede un fondo sanitario adeguato, il reinvestimento in sanità dei risparmi ottenuti e un Fondo per l'innovazione autonomo e fuori dai tetti di spesa”. E poi critiche al payback: “Ogni anno una vera e propria mini-finanziaria di 1,4 miliardi di euro a carico delle aziende”

06 NOV - Italia seconda in Europa, dietro solo a Germania, per l'impresa del farmaco per valore assoluto della produzione e al primo posto per la produzione procapite. E' quanto emerge dai dati diffusi da Farmindustria nel corso del roadshow "Innovazione e Produzione di Valore. L' industria del farmaco: un patrimonio che l'Italia non può perdere" in corso nello stabilimento di Gsk Vaccines di Rosia (Siena). L' impresa farmaceutica italiana conta 174 fabbriche sul territorio, 63mila addetti (90% laureati o diplomati), quasi 6mila ricercatori, 2,5 miliardi di investimenti nel 2014 (1,3 in R&S e 1,2 in produzione). E ancora 29 miliardi di euro di produzione, il 72% destinato all' export. A livello occupazionale il settore ha fatto registrare 5mila assunzioni nell' ultimo anno di cui la metà under 30. Trend di crescita dei livelli occupazionali che si conferma pure nella prima metà del 2015 (1%), dovuto all' incremento di investimenti in ricerca (10% circa secondo le prime stime) e della produzione (6% rispetto all' 1% del totale industria), ancora una volta trainata dall' export (8%, con una punta del 13% per i vaccini).

L' importanza delle imprese del farmaco in Italia è data anche dal contributo economico offerto al Paese: 13,7 miliardi versati insieme all' indotto (3,3 miliardi in investimenti, 6 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte) a fronte di una spesa pubblica di 12,5 miliardi.

"La sfida da affrontare oggi – ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi - è quella della sostenibilità. Molti nuovi farmaci sono arrivati e molti ne arriveranno a breve. Un vero e proprio tsunami che richiede un fondo sanitario adeguato, il reinvestimento in sanità dei risparmi ottenuti e un Fondo per l'innovazione autonomo e fuori dai tetti di spesa. È necessaria una nuova governance in grado di superare la visione a silos e considerare il farmaco anche come fonte di risparmio per la sanità nel suo complesso. Produzione, innovazione, specializzazione nel biotech, nei vaccini e negli emoderivati, export in continua crescita, competitività a livello globale - conclude - sono i punti di forza, non sempre riconosciuti, di imprese che nel Paese sono una realtà di spicco del made in Italy".

Ma il presidente di Farmindustria ha parlato anche di payback. “Ogni anno con il meccanismo del payback (un ripiano a carico delle imprese, tenute comunque a fornire i farmaci, se il tetto di spesa viene sforato) le aziende pagano una vera e propria mini-finanziaria di 1,4 miliardi di euro".
Il presidente di Farmindustria ha poi fatto anche una battuta sul Jobs Act. “Ha dato uno slancio, contribuirà a creare nuovi posti di lavoro nel nostro settore, il nostro parere é sicuramente positivo. Noi avevamo fatto un patto con questo Governo: se avesse dato stabilità al settore noi avremmo fatto ripartire gli investimenti”.
 
“Siamo contenti del dialogo con il governo, ma serve anche un grande supporto delle Regioni", ha detto la vice presidente di Farmindustria, Lucia Aleotti che ha evidenziato come “in passato il nostro settore era considerato dalla politica solo in considerazione dei tagli da fare. Da due anni a questa parte, invece, ci arriva una messaggio di stabilità, che è potentissimo per noi e può fare dell' Italia il primo Paese europeo per produzione di farmaci, e forse non solo europeo”.

06 novembre 2015
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