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Morte cardiaca improvvisa. Alcuni antibiotici contro la polmonite aumentano il rischio

di Maria Rita Montebelli

Azitromicina, claritromicina ed eritromicina aumenterebbero il rischio di aritmie ventricolari e di morte cardiaca improvvisa. E’ un dato da confermare con studi ad hoc, ma intanto l’allarme è lanciato. Il problema è che di fronte alla minaccia assai concreta dell’antibiotico-resistenza e dalla scarsità di nuove molecole in arrivo, nessuno può permettersi di rinunciare ad un’intera classe di antibiotici

10 NOV - Sono alcuni tra gli antibiotici di più largo consumo, utili nel trattamento delle polmoniti acquisite in comunità, bronchiti e di alcune malattie a trasmissione sessuale. Ma adesso un’importante metanalisi appena pubblicata su Journal of the American College of Cardiology (JACC) evidenzia che l’assunzione di macrolidi si associa ad un piccolo, ma statisticamente significativo, aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa. La metanalisi è stata condotta su 33 studi, tutti realizzati tra il 1966 e il 2015, che hanno coinvolto un totale di 20 milioni di pazienti.
 
I ricercatori cinesi autori dello studio hanno individuato circa 80 casi di tachiaritmie ventricolari (alterazioni del ritmo cardiaco che possono portare a morte improvvisa) per milione di cicli di trattamento nei pazienti trattati con antibiotici diversi dai macrolidi. In quelli in trattamento con macrolidi i casi di tachiaritmia ventricolare o di morte improvvisa correlata erano 118 in più per milione di cicli di trattamento; in questi pazienti sono stati inoltre riscontrati 36 casi di morte improvvisa in più per cause diverse dalle aritmie ventricolari e 38 ulteriori decessi per cause cardiovascolari sempre per milione di cicli di trattamento.
Il rischio relativo di morte cardiaca improvvisa e di tachiaritmie ventricolari nei trattati con macrolidi era dunque pari a 2.42, rispetto a chi assumeva altri antibiotici.
 
“I rischi assoluti di morte cardiaca improvvisa e di mortalità cardiaca sono bassi e quindi probabilmente non arriveranno ad avere un impatto sulla pratica clinica – commenta uno degli autori dello studio, Sun Yat-Sen dell’Università di Guangzhou, Cina – Tuttavia, visto che i macrolidi sono tra le classi di antibiotici più utilizzate nel mondo e che milioni di pazienti li assumono annualmente in tutto il mondo, il numero complessivo di morti cardiache improvvise e di decessi per cause cardiovascolari ad essi correlati potrebbe essere tutt’altro che trascurabile”.
 
Sami Viskin dell’Università di Tel Aviv, autore di un editoriale pubblicato sullo stesso numero di JACC, sostiene che mettendo in prospettiva questi numeri, si arriva alla conclusione che un paziente su 8.500 tra quelli trattati con macrolidi sarebbe a rischio di sviluppare un evento aritmico grave e che un paziente ogni 30.000 trattati potrebbe morire a causa di questo trattamento.
 
In una seconda fase dello studio, i ricercatori cinesi hanno analizzato separatamente i dati relativi ai macrolidi di uso comune: azitromicina, claritromicina ed eritromicina. Il risultato è che si associano tutti ad un aumentato rischio di tachiaritmie ventricolari e di morte improvvisa cardiaca; azitromicina e claritromicina risultano associate ad un aumentato rischio di mortalità cardiovascolare ma solo la claritromicina è risultata associata ad un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause. Il rischio relativo di morte cardiaca improvvisa e di tachiaritmie ventricolari associato all’azitromicina è 3.40, per la claritromicina è 2.16, per l’eritromicina 3.16.
“La safety cardiaca di ogni singolo macrolide – sostiene Wu – andrebbe dunque indagata più a fondo così da poter guidare meglio le decisioni del medico.”
 
Questa metanalisi ha diversi punti di debolezza, ma solleva dei dubbi non trascurabili relativamente alla safety di antibiotici di largo uso. Dubbi che andrebbero secondo Viskin risolti al più presto, fino ad arrivare alla stesura di un “consensus paper su come maneggiare questa patata bollente”. Ma nel frattempo l’invito è alla massima cautela.
 
“In un momento in cui l’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia formidabile per la salute pubblica globale e le nuove opzioni di trattamento sono spaventosamente poche – ammonisce Viskin - rinunciare di colpo ad un’intera classe di antibiotici rappresenterebbe un problema enorme nella lotta contro le infezioni”.
 
Maria Rita Montebelli

10 novembre 2015
© Riproduzione riservata

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