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Carie. Arriva il trattamento australiano ‘no-trapano’

di Maria Rita Montebelli

Uno studio durato 7 anni dimostra che un programma di trattamento delle carie in fase iniziale, tutto incentrato sull’educazione del paziente, sullo stretto monitoraggio della salute dei denti e sull’impiego di una speciale ‘vernice’ ad elevata concentrazione di fluoro, riduce del 30-50% la necessità di sottoporsi al classico trattamento ‘trapano-otturazione’

09 DIC - Buone notizie per chi ha il terrore del dentista armato di trapano. Uno studio australiano ha infatti dimostrato che le carie dentali possono essere non solo prevenute e bloccate, ma addirittura curate senza ricorrere al classico tandem ‘trapano-otturazione’ che ha dominato il campo per decadi.
Lo studio, durato sette anni e pubblicato su Community Dentistry and Oral Epidemiology , dimostra che una buona prevenzione orale riesce a ridurre la necessità di finire sotto al trapano del 30-50%. Secondo Wendell Evans, dell’Università di Sydney infatti, in molti casi di carie, non è necessario ricorrere alle otturazioni. “La nostra ricerca segna un punto di svolta nella gestione delle carie e dimostra che un approccio preventivo presenta benefici decisamente superiori alla pratica clinica attuale”. Insomma siamo alla vigilia di una rivoluzione ‘no-trapano’ nello studio del dentista.
 
Per molto tempo le carie sono state considerate un problema a rapida progressione e si pensava dunque che il modo migliore di affrontarle fosse quello di individuarle in stadio precoce e procede a curarle immediatamente a colpetti di trapano, per evitare che la superficie del dente si aprisse formando una cavità.
 
“Ma 50 anni di ricerche hanno dimostrato che il decadimento dei denti non è un fenomeno sempre progressivo e che in ogni caso si sviluppa in maniera molto più lenta di quanto comunemente ritenuto. Ci possono volere dai 4 agli 8 anni perché una carie progredisca dalla superficie esterna del dente (smalto) agli strati interni (dentina). C’è dunque un sacco di tempo per individuare e trattare la carie, prima che diventi una cavità da trattare con un’otturazione”.
 
Evans e il suo gruppo hanno messo a punto una serie di protocolli detti Caries Management System (CMS) che coprono tutte le fasi, dalla valutazione del rischio di carie, all’interpretazione delle radiografie, ai trattamenti specifici per le carie superficiali (quelle cioè che non hanno formato ancora una cavità). Il sistema CMS ‘no-trapano’ consta di quattro fasi. Il dentista applica una speciale ‘vernice’ ad alta concentrazione di fluoro nei punti interessati dalle carie in fase iniziale; spiega al paziente la giusta tecnica per spazzolare i denti; raccomanda di evitare snack e bevande contenenti zucchero tra i pasti principali; effettua un regolare monitoraggio rischio-specifico.
 
“Con questa tecnica abbiamo dimostrato che è possibile bloccare la progressione della carie e addirittura invertire il processo. In questo modo la necessità di ricorrere al trapano si riduce drasticamente”.
 
Il trattamento CMS è stato testato in diversi studi odontoiatrici in Australia, mentre il Monitor Practice Program (MPP), finanziato dal National Health and Medical Research Council of Australia (NHMRC),ha confermato dopo sette anni, che il rischio di carie è stato sostanzialmente abbattuto tra i pazienti afferenti al programma CMS e che la necessità di procedere al trattamento ‘trapano-otturazione’ è stata ridotta del 30-50%, rispetto al gruppo di controllo.
Un’ottima notizia per i pazienti, soprattutto per quanti hanno la fobia del trapano, che richiede naturalmente impegno e osservanza delle regole dettate dal proprio dentista.
 
Maria Rita Montebelli

09 dicembre 2015
© Riproduzione riservata

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