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Cancro al seno: con Her2 mai dire mai


Uno studio dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma mostra che l’espressione del gene Her2 si modifica in circa il 12% delle metastasi. È perciò essenziale compiere una rideterminazione dello status del recettore HER2 per somministrare alla paziente il trattamento più appropriato.

04 APR - Una novità importante per la cura dei tumori alla mammella arriva dai laboratori dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma dove si è dimostrato, in uno studio pubblicato su Clinical Cancer Research, che la rideterminazione dello status del recettore HER2 sulla metastasi è cruciale dal punto di vista terapeutico e si conferma come esame necessario nella pratica clinica.
È ormai largamente dimostrato che l’iperespressione del recettore HER2 è associato a un tipo di carcinoma mammario particolarmente aggressivo. L’introduzione nella pratica clinica dell’anticorpo monoclonale contro il recettore HER2 (trastuzumab) ha modificato significativamente la storia naturale del tumore mammario HER2 positivo e un’accurata determinazione dello status di HER2 gioca un ruolo fondamentale nel trattamento di questa neoplasia.
Nella ricerca, il team dell’IRE ha osservato che l’espressione del recettore HER2 può subire modificazioni, sia da negativo a positivo che viceversa, dal tumore primitivo alla metastasi. Pertanto, una percentuale di pazienti non candidabili al trattamento con trastuzumab in una prima fase della malattia potrebbero giovarsi del farmaco anticancro quando il tumore si trova in uno stadio più avanzato.
“Abbiamo valutato l’incidenza delle variazioni di HER2 tra tumore primitivo e metastasi in una casistica retrospettiva di 137 pazienti trattate chirurgicamente per carcinoma mammario presso il nostro Istituto e abbiamo evidenziato che l’espressione di HER2 si modifica in circa il 12% delle metastasi”, ha spiegato Marcella Mottolese dell’Anatomia Patologica IRE. “L’applicazione di metodiche molecolari innovative che analizzano in modo quantitativo il numero di copie del gene sul cromosoma 17 ci ha permesso di studiare in modo più approfondito l’entità delle variazioni di HER2 dimostrando che, durante la progressione della malattia, vi è un costante e frequente incremento del numero di copie del gene HER2.”
“Tale risultato – ha aggiunto Alessandra Fabi, del Dipartimento di Oncologia Medica IRE - ha una importanza rilevante per il beneficio clinico che le pazienti possono ottenere dall’effettuare un trattamento con trastuzumab alla ricaduta di malattia. Pertanto è fortemente consigliabile nella pratica clinica, lì dove ci sono sedi di ripetizione di malattia che possono essere sottoposte a biopsia, rideterminare lo status di HER2.” 

04 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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