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Mandelli risponde al Cerm: “Il generico non decolla? Colpa del solito farmacista…”


Il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, replica al documento diffuso dal Cerm sul taglio del prezzo dei farmaci generici ricordando, anzitutto, che “quando si tratta di farmaci di fascia A non è certo il farmacista che prescrive uno o l’altro farmaco”.

07 APR - Ecco la risposta del presidente della Fofi, Andrea Mandelli, al documento diffuso dal Cerm sul taglio del prezzo dei farmaci generici.

"Come il tuono dopo la saetta, a ogni intervento sull’assistenza farmaceutica segue inevitabilmente una dotta circolare del Cerm che, invariabilmente, ripropone la stessa tesi: bisogna abolire il servizio farmaceutico. Un po’ ricorda lo schema degli interventi di Catone al Senato Romano: la conclusione era in ogni caso che bisognava distruggere Cartagine. Non fa eccezione il caso della recente delibera Aifa sul prezzo dei farmaci equivalenti: secondo il Cerm è all’esistenza della pianta organica che va imputato il ritardo dell’Italia nella diffusione degli equivalenti, il loro prezzo più elevato rispetto al resto d’Europa e, alla fine, una serie di distorsioni che, lungo la filiera, si ripercuotono sulle aziende produttrici. È difficile seguire puntualmente le argomentazioni di quest’ultimo documento del Cerm, ma già l’analisi dei presupposti rivela alcune grossolane sottovalutazioni. Si sostiene che è il farmacista a promuovere l’acquisto del farmaco più costoso, ignorando evidentemente che quando si tratta di farmaci di fascia A non è certo il farmacista che prescrive uno o l’altro farmaco; il farmacista ha solo la possibilità di proporre la sostituzione nel caso esista un equivalente e sempre che il paziente accetti e il medico non  abbia indicato la non sostituibilità. Ciononostante, la stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato, che il Cerm ama citare a supporto delle sue tesi, ha riconosciuto l’impegno dei farmacisti nel proporre la sostituzione nella relazione conclusiva della sua indagine sugli Ordini professionali.
Peraltro, non va trascurato che non è solo la concorrenza dell’originatore a brevetto scaduto che ha frenato la penetrazione del generico, quanto il fatto che, nell’imminenza della scadenza di un brevetto, si è sempre assistito allo spostamento delle prescrizioni sui farmaci terapeuticamente sovrapponibili ancora coperti da brevetto. Ci sono poi altri fattori che hanno frenato questo mercato, per esempio il continuo riallineamento degli originatori ai prezzi degli equivalenti, oppure altre pratiche ostruzionistiche nei confronti dell’arrivo dei generici sul mercato come sostenuto dall’allora Commissaria europea alla concorrenza Neelie Kroes). Non ultima quella relativa alla disciplina sulla proprietà intellettuale che è costata all’Italia una procedura di infrazione. Che cosa c’entri in tutto questo la pianta organica delle farmacie è arduo comprendere, soprattutto se si considera  che in Germania, dove il generico ha una diffusione enorme, esistono un servizio farmaceutico regolato e una serie di incentivi alla dispensazione degli equivalenti. Incentivi presenti anche nella liberalissima Svizzera.
Queste dunque sono le premesse, a nostro avviso prive di qualsiasi fondamento, da cui discende un ragionamento in base al quale trattando la fascia A come i farmaci da banco - cioè libera vendita dovunque in presenza del farmacista e senza un prezzo imposto - si potrebbe realizzare un risparmio di almeno il 10% della spesa farmaceutica. Visto che il prezzo sarebbe più o meno libero, e determinato in base alla concorrenza, la nifedipina costerebbe di più nel paesino disperso sui monti e meno nel centro commerciale alle porte della metropoli, come la benzina liberalizzata. E’ questo il servizio pubblico? No, certo, e difatti il Cerm propone che a provvedere a queste situazioni disagiate sia il pubblico, inteso come farmacie comunali, in sostanza sussidiato dalla fiscalità generale. La Federazione degli Ordini ha invece proposto che a sostenere le farmacie rurali fosse anche un fondo di solidarietà interno alla categoria, ipotesi che ci permettiamo di considerare più liberale e, soprattutto, meno onerosa per i contribuenti.
Va notato che anche in questa occasione il Cerm è tornato sulla questione della fascia C con obbligo di prescrizione, che deve uscire dalle farmacie e passare al prezzo libero, come ribadito anche dall’Agcm e dalle Coop nel recente convegno organizzato dalle associazioni dei titolari di parafarmacia. E a questo proposito apro una parentesi: i colleghi che operano nella parafarmacie dovrebbero riconoscere, come già hanno fatto alcuni dei loro rappresentanti, che questa “riforma” porterebbe ben presto a una competizione sul prezzo in cui i titolari di farmacia e le società di capitali avrebbero facilmente partita vinta, rispetto agli esercizi retti da singoli colleghi. Tornando al documento del Cerm, una volta che l’etico di fascia C fosse uscito dalla farmacia,  i risparmi che il “consumatore” trarrebbe potrebbero autorizzare l’introduzione di una partecipazione alla spesa sui farmaci di fascia A: come dire che siccome si è risparmiato sul farmaco per la disfunzione erettile, si può ben spendere qualcosina per curare il diabete. No comment".
 
Andrea Mandelli
Presidente Fofi
 

07 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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