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Tubercolosi: non abbassare la guardia


Nel mondo l’infezione uccide due milioni di persone l’anno. Numeri contenuti in Italia, ma i flussi migratori potrebbero produrre una recrudescenza

08 APR - “Ogni anno si ammalano di tubercolosi otto milioni di persone nel mondo. Due muoiono a causa della malattia che è la principale causa di morte nelle persone affette da HIV o AIDS”.
A ricordare questi dati allarmanti è Alfonso Altieri, responsabile nazionale del gruppo di studio Tubercolosi dell’Associazione italiana pneumologi ospedalieri, nel corso degli Incontri pneumologici in corso a Scanno (AQ), dove pneumologi italiani si stanno confrontando sul rapporto tra ambiente e patologie respiratorie.
Più serena la situazione italiana, ma non tale da abbassare la guardia: “I dati italiani parlano di 7-8 nuovi casi per 100000 abitanti/anno con 500-800 morti per anno”, ha aggiunto Altieri. “Dati abbastanza stabili negli ultimi anni anche se gravati da una importante sottostima. Le Regioni del Sud e delle Isole – ha aggiunto – registrano  solo il 10 per cento dei casi totali, mentre Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio hanno il 73 per cento dei casi. La massima concentrazione si registra nelle province di Milano e di Roma (il 25 per cento dei casi nel loro complesso)”.
Molto dinamico è poi il quadro epidemiologico della malattia. “Come nel resto dell’Europa occidentale - ha illustrato lo pneumologo - la proporzione di persone nate fuori dal nostro Paese sul totale dei malati di tubercolosi è andata aumentando nell’ultimo decennio, ed è ormai prossima al 50 per cento con una diminuzione dei casi in persone provenienti dall’Africa, a fronte di un incremento dei casi che giungono dall’Est europeo. In questi anni, infatti, i casi di tubercolosi tra gli immigrati sono aumentati sensibilmente, passando dal 10 per cento  dei casi notificati nel 1995 al 44 per cento nel 2005. In particolare -  ha sottolineato - non si è registrato un maggior tasso d’incidenza della patologia tra gli immigrati presenti nel nostro Paese ma l’aumento dei nuovi casi è spiegato dalla crescita della popolazione straniera in Italia che, negli stessi anni 1999-2005, è passata da 700 mila a più di 2 milioni. La popolazione immigrata ha un rischio relativo di contrarre la tubercolosi di 10-15 volte superiore rispetto alla popolazione italiana ma, bisogna evidenziare, con un impatto praticamente nullo sul rischio di malattia nella popolazione autoctona. I dati sono inevitabilmente destinati a crescere per la possibile migrazione dall’Asia (Cina e India) e dall’Africa sub sahariana dove i tassi di incidenza della malattia sono molto alti”, ha concluso. 

08 aprile 2011
© Riproduzione riservata

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