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Cardiologia. Le statine prevengono primo evento acuto in persone a basso rischio


È quanto emerge da uno studio catalano, pubblicato sull’ultimo numeor del Journal of the American College of Cardiology. I ricercatori hanno eseguito l'indagine su 5.480 persone con PAD valutata misurando il livello dell'indice pressorio caviglia braccio (ABI), dove a bassi valori di ABI corrisponde un aumento del rischio di malattie cardiovascolari.

10 FEB - (Reuters Health) - La somministrazione di statine ridurrebbe il rischio di un primo evento cardiovascolare in soggetti a basso rischio. Lo dimostrano ricercatori spagnoli guidati da Rafael Ramos dell'Istituto di ricerca Jordi Gol Primary Care, in Catalogna,secondo il quale “le statine dovrebbero essere utilizzate nella prevenzione primaria in pazienti con malattie vascolari periferiche asintomatiche (PAD), indipendentemente dal rischio cardiovascolare”. Lo studio è stato pubblicato sull'ultimo numero del Journal of the American College of Cardiology.
 
Lo studio spagnolo
I ricercatori catalani hanno eseguito l'indagine su 5.480 persone con PAD valutata misurando il livello dell'indice pressorio caviglia braccio (ABI), dove a bassi valori di ABI corrisponde un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Dai risultati emerge che il numero di eventi avversi cardiovascolari importanti è stato significativamente più basso nei soggetti che avevano assunto le statine (19,7 persone su 1000) rispetto alle persone che non le avevano assunte (24,7 casi su 1000). Inoltre, la mortalità per qualsiasi causa è stata più bassa tra chi aveva preso il farmaco utilizzato per abbassare il colesterolo (24,8 eventi su 1000) rispetto a chi non assumeva lo stesso medicinale (30,3 eventi ogni 1000). In ogni caso, l'uso delle statine non è stato associato ad un aumento del rischio di eventi avversi seri. “Questi risultati - ha sottolineato Ramos - dovrebbero essere confermati da trials clinici randomizzati”.
 
I commenti
Lo studio ha comunque suscitato delle perplessità. Secondo Mary McGrae McDermott della Facoltà di Medicina della Northwestern University Feinberg di Chicago, e Michael Criqui della Facoltà di Medicina dell'Università della California a San Diego, “i risultati di qusto studio difficilmente determineranno un cambio nella attuale pratica clinica. Prima di tutto l'American Heart Association e l'American College of Cardiology già prevedono il trattamento con farmaci che riducono il livello di colesterolo nelle persone con malattie vascolari periferiche asintomatiche. Un trattamento che non si limita solo a chi ha già i sintomi. Seconda cosa, la terapia con le statine è già consigliata in soggetti predisposti, come i diabetici, e in persone ad alto rischio di aterosclerosi”.
 
Inoltre, come ha aggiunto Joseph Yeboah della Wake Forest Baptist Health di Winston-Salem ( North Carolina), “i ricercatori spagnoli hanno usato un database non adeguato allo studio effettuato, dal momento che i partecipanti erano in gran parte individui già ad alto rischio, molti dei quali sarebbero stati inclusi comunque in programmi di prevenzione, sulla base del loro rischio cardiovascolare”.

10 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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