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Alzheimer. Studio americano mette in dubbio efficacia “ginnastica mentale”

di Kathryn Doyle

Eseguire attività mentalmente stimolanti può ritardare la comparsa dei sintomi mentali della malattia di Alzheimer. Non sembra tuttavia avere effetto sulla comparsa dei sintomi fisici come le placche amiloidi, tranne che per chi ha ricevuto più di 14 anni di istruzione. Lo studio su Neurology.

02 MAR - (Reuters Health) – Una mente attiva, con degli hobbies intellettuali durante la mezza età, potrebbe ritardare la comparsa dei sintomi del morbo di Alzheimer, ma non sembra evitare le modifiche fisiche nel cervello per la maggioranza delle persone. È quanto emerge da uno studio da pochi giorni pubblicato su Neurology. “La ricerche hanno dimostrato che l’attività mentale riduce la comparsa dei sintomi”, dice l’autrice principale dello studio, Prashanthi Vemuri della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota. Ma sulla base dei nuovi risultati, le placche amiloidi che si formano nel cervello (un tratto comune dell’Alzheimer) non cambiano a prescindere dall’attività per la maggioranza delle persone, ci ha spiegato. I ricercatori hanno studiato circa 400 persone con più di 70 anni di età senza demenza. Di questi, 53 avevano un deterioramento cognitivo lieve, che può precedere la demenza. Sono stati divisi in due gruppi basati sugli anni di istruzione. I loro cervelli sono stati scansionati per identificare segni fisici dell’Alzheimer. Le attività fisiche e mentali sono state stabilite con dei questionari.
 
Lo studio
I partecipanti hanno indicato quanto spesso ogni mese o settimana avevano eseguito esercizi lievi, moderati, o vigorosi, attività fisiche pesanti come tagliare l’erba di un prato, ed attività leggere come fare il bucato o passare l’aspirapolvere, quando avevano una età di 50-65 anni. Per lo stesso periodo hanno stimato quanto spesso hanno letto libri, riviste, quotidiani, hanno giocato, suonato uno strumento musicale, fatto bricolage, o partecipato a gruppi di socializzazione.
Le persone con almeno
14 anni di istruzione e con il gene APOE4, (che aumenta il rischio di Alzheimer) che avevano mantenuto in allenamento la mente nella mezza età, presentavano meno placche amiloidi delle persone che però non avevano mantenuto il cervello in allenamento, come è stato riportato su Neurology. Una persona su cinque è portatore del gene APOE4.

Non è chiaro perché soltanto i portatori di APOE4 con 14 o più anni di istruzione abbiano un accumulo più lento di placche amiloidi con una attività cognitiva durante la mezza età, ha detto Anja Soldan, della Johns Hopkins University di Baltimore.

Fonte: Neurology 2016
 
Kathryn Doyle
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

02 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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