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Gravidanza. Per le donne con asma più difficile la fecondazione assistita

di Lisa Rapaport

Tempi più lunghi per il concepimento e minori possibilità di riuscita dei trattamenti di fecondazione. Questi i problemi delle donne asmatiche che vorrebbero avere un bambino. Lo studio pubblicato dall’European Respiratory Journal.

07 MAR - (Reuters Health) – Le donne asmatiche che si sottopongono a trattamenti di fecondazione assistita ci metterebbero circa due anni in più a concepire un bambino rispetto alle donne che non soffrono di patologie respiratorie. Lo dimostra uno studio danese pubblicato sull’European Respiratory Journal. “Una ridotta fertilità è stata notata a livello clinico nelle donne asmatiche, ma non è mai stata stabilita una relazione causa-effetto”, ha dichiarato la coordinatrice dello studio, Elisabeth Juul Gade del Bispebjerg University Hospital di Copenhagen. “Con il nostro studio abbiamo dimostrato – ha precisato – che l’asma avrebbe un’influenza negativa sulla fertilità, dal momento che aumenta il tempo che passa prima di restare incinta e riduce i tassi di natalità, specialmente nelle donne con più di 35 anni”.
 
Lo studio
Lo studio non dimostra, però, che l’asma provoca infertilità, ma i dati raccolti suggeriscono che le donne che soffrono di asma dovrebbero trattare i sintomi prima di provare ad avere un bambino e considerare l’opportunità di intraprendere una gravidanza in età più giovane, quando non si ha tanta difficoltà a concepire, ha sottolineato Gade. Per valutare il collegamento tra asma e infertilità, i ricercatori danesi hanno seguito 245 donne tra i 23 e i 45 anni di età che avevano difficoltà a concepire figli, di cui 96 donne asmatiche e 149 senza problemi a livello respiratorio. All’inizio dello studio, le donne avevano in media 36 anni. Le donne si sono sottoposte a diversi trattamenti di fecondazione, inclusi inseminazione artificiale e fecondazione in vitro. Sono state seguite per 12 mesi, fino a quando non sono riuscite a concepire, fino alla fine del trattamento o fino alla conclusione dello studio.

Oltre al tempo più lungo per il concepimento, pari a 4,6 anni contro 2,7 delle donne senza problemi respiratori, le asmatiche hanno anche avuto una più alta percentuale di insuccessi delle tecniche. Circa il 40% delle donne con asma ha raggiunto la gravidanza, contro il 60% tra quelle sane. In particolare, per quanto riguarda la cosiddetta infertilità primaria, quando cioè la donna non ha dato alla luce nessun bambino, circa il 54% delle asmatiche, contro il 66% delle donne senza problemi respiratori, ha concepito durante lo studio. Mentre per quel che riguarda l’infertilità secondaria, quella che interessa le donne che hanno avuto un figlio ma non riescono a concepire un secondo, il 55% circa delle donne di entrambi i gruppi è riuscito a concepire durante lo studio.

I commenti
Secondo gli stessi autori, una limitazione della ricerca è dovuta al fatto che le scadenze per calcolare il concepimento si basavano sul momento in cui le donne avevano un rapporto, il che potrebbe aver reso meno affidabili i dati raccolti. È anche possibile che i risultati non siano rappresentativi di una popolazione allargata, fanno notare i ricercatori olandesi, dal momento che i trattamenti di fertilità costano molto e poche donne ne fanno uso. Secondo Gade, l’asma, che causa infiammazione sistemica nei polmoni, potrebbe irritare altri organi o il muco di rivestimento, come l’interno dell’utero. Sarebbero, comunque, necessari studi più approfonditi per determinare se l’asma può alterare il normale sviluppo degli ovuli, nelle prime fasi della riproduzione. Un meccanismo che potrebbe portare alla difficoltà nell’impianto dell’ovulo fecondato. “Curare l’asma– ha dichiarato la ricercatrice danese – è importante per le donne in gravidanza e per il feto, ma non sappiamo se possa essere altrettanto importante per la fertilità. Tuttavia siamo convinti che lo sia, dal momento che, se la paziente è in trattamento, ha un buon grado di controllo dell’infiammazione in generale”.

Fonte: European Respiratory Journal

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

07 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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