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Gastroscopie. Inutile misurare i livelli di anidride carbonica nel sangue durante quelle di routine

di Marilynn Larkin

Il monitoraggio capnografico non servirebbe a diminuire eventi come insufficienza respiratoria o pseudo-apnee negli adulti sani che si sottopongono a gastroscopia e a colonscopia. È quanto emerge da uno studio pubblicata dall’American Journal of Gastroenterology.

07 MAR - (Reuters Health) – Nessun beneficio in più dal monitoraggio capnografico, che misura i livelli di anidride carbonica nel sangue, durante le endoscopie di controllo eseguite su persone sane. Secondo uno studio americano, valutare i livelli di saturazione del sangue durante gastroscopie e colonscopie in sedazione leggera non diminuirebbe eventi come insufficienza respiratoria o apnee. La capnografia, che misura i livelli di anidride carbonica nel sangue durante tutto il ciclo respiratorio, consentirebbe di valutare immediatamente diversi eventi a carico dell’apparato respiratorio. Nel 2010, la Società Americana di Anestesiologia (ASA) ha aggiornato le procedure, richiedendo l’uso del monitoraggio capnografico durante tutti gli esami eseguiti sotto sedazione, anche leggera.
 
Lo studio americano
Per valutare il potenziale beneficio della nuova procedura, John Vargo, della Cleveland Clinic in Ohio, e colleghi hanno preso in considerazione 452 pazienti sani che si sottoponevano a gastroscopia (218 pazienti) o a colonscopia (234 pazienti) sotto sedazione. I pazienti sono stati divisi in due gruppi: un gruppo era monitorato con un capnografo ‘nascosto’, mentre il secondo gruppo era monitorato con un normale capnografo. Mentre il controllo cardiopolmonare standard era effettuato, come sempre, in entrambi i gruppi. Nel monitoraggio ‘normale’, un osservatore indipendente segnalava tutte le anormalità a livello respiratorio, come ipoventilazione, alterazioni respiratorie e pseudo-apnea, che comparivano sul monitor del capnografo. Nel gruppo in cui il monitoraggio era nascosto, invece, non è stata segnata alcuna anormalità, anche se la sicurezza del paziente era comunque assicurata da un allarme che allertava l’équipe medica in caso di apnea per 30 secondi o più.

Nessuna differenza nel quantitativo di ossigeno
Dai dati raccolti, i ricercatori americani non hanno trovato differenze nel quantitativo di ossigeno del sangue tra i due gruppi e gli autori hanno quindi concluso che il monitoraggio non riduce i casi di ipossiemia, almeno nei pazienti sani che si sottopongono a gastroscopia o colonscopia. Secondo JohnVargo, direttore del Dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologica della Clevaland Clinic, “lo studio è il primo a valutare la sicurezza e il beneficio nell’uso di monitoraggio capnografico nei pazienti sani, durante procedure ambulatoriali di endoscopia”. “I benefici della capnografia nei pazienti che subiscono anestesia totale è ben documentata – ha precisato Vargo – mentre non ci sono dati sulla sedazione leggera, per questo abbiamo pensato di valutare questo aspetto. Le implicazioni a livello delle procedure – ha continuato l’esperto – possono essere di vasta portata, dal momento che il monitoraggio capnografico richiede importanti risorse finanziarie. Questo studio può aiutare gli enti regolatori a perfezionare le indicazioni su chi dovrebbe sottoporsi a questo tipo di monitoraggio”, ha concluso.

I commenti
David
 Greenwald, direttore di gastroenterologia clinica ed endoscopia al Mount Sinai Hospital di New York, commentando lo studio ha dichiarato che “è importante perché dimostra che non c’è una maggiore possibilità di individuare ipossiemia con l’uso del capnografo in pazienti a rischio relativamente basso che vanno in sedazione cosciente, indotta, in genere, per effetto della combinazione di anestetici e benzodiazepine”. Dal momento che i pazienti a basso rischio sono la maggior parte di quelli che si sottopongono a endoscopie, “in un momento in cui c’è una continua preoccupazione sui costi delle cure endoscopiche, questo studio potrebbe aiutare a contenere i costi”, ha dichiarato Greenwald, che non era coinvolto nello studio. “Ulteriori ricerche dovranno essere fatte per riconsiderare le procedure anestesiologiche standard che fanno uso del capnografo – ha aggiunto –. Tuttavia è anche importante notare che le misurazioni dell’apnea è migliore quando è fatta con questo strumento piuttosto che con il pulsossimetro e quindi l’utilizzo del capnografo sarà indispensabile in pazienti ad alto rischio, soprattutto obesi”.

Fonte: Am J Gastroenterol 2016

Marilynn Larkin

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

07 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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