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Greenpeace. A 30 anni da Chernobyl le persone mangiano ancora cibo contaminato

di Andrew Osborn

Le crisi economiche in Russia, Ucraina e Bielorussia aggravano la situazione: i test nelle zone più colpite sono stati tagliati o ridotti. È questa la denuncia di Greenpeace che, dati scientifici alla mano, riaccende i riflettori sulla contaminazione complessiva da che sono presenti soprattutto in luoghi come le foreste.

11 MAR - (Reuters Health) – Le persone nelle zone colpite sono ancora a contatto quotidiano con le radiazioni provenienti dall’aprile 1986, quando l’esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl comportò una serie di ricadute radioattive ( con isotopi chiave come il cesio-137 e lo stronzio-90) anche in ampie aree d’Europa. Le radiazioni “sono nel cibo che mangiano e nelle bibite che bevono. Sono nel legno che usano per costruire e scaldarsi”, scrive il rapporto di Greenpeace intitolato ‘Nuclear Scars: The Lasting legacies of Chernobyl and Fukushima’. Il report afferma che l’Ucraina “non ha più fondi a sufficienza per finanziare programmi di protezione della popolazione. Questo significa che l’esposizione alle radiazioni delle persone che ancora vivono nelle aree contaminate è probabilmente in aumento”.
 
Cereali e latte contaminati
Il Paese ex-sovietico sta infatti vivendo un periodo di difficoltà economiche, aggravate da un’insurrezione filo-russa nei territori orientali, mentre Russia e Bielorussia stanno anche vivendo pressioni finanziarie. Il report dimostra che in alcuni casi, come per esempio nei cereali, i livelli di radiazioni nelle aree contaminate (dove è stato stimato che vivano 5 milioni di persone) sono in realtà cresciute. “Questa contaminazione li accompagnerà nei decenni a venire, così come i suoi impatti sulla salute. Migliaia di bambini, anche quelli nati 30 anni dopo Chernobyl, stanno ancora bevendo latte contaminato dalle radiazioni”. Al momento né il ministro russo della Salute né quello ucraino hanno commentato il documento di Greenpeace all’agenzia britannica. L’associazione ambientalista sostiene anche di aver condotto test nelle aree contaminate dal disastro di Fukushima (Giappone) nel 2011, quando uno tsunami danneggiò pesantemente un impianto nucleare causando una massiccia perdita di radiazioni. Così come già accaduto per Chernobyl, le foreste attorno al sito dove è avvenuto l’incidente si sono trasformate in un deposito radioattivo che non può essere ripulito. “Metteranno a rischio la popolazione per i decenni o addirittura i secoli a venire”, afferma il report di Greenpeace. L’associazione aggiunge che gli sforzi del Governo giapponese per la decontaminazione sono stati finora inadeguati.

L’esposizione a lungo termine alle radiazioni può condurre a gravi malattie, ricorda l’agenzia britannica. I medici delle aree più colpite da Chernobyl hanno da tempo segnalato un’impennata nei tassi di alcuni tipi di cancro. Halina Chmulevych, una madre single di due bimbi che vive in un piccolo paese nella regione di Rivne in Ucraina, è citata nel rapporto perché ha affermato che a volte non ha avuto altra scelta che nutrire i figli con cibo contaminato. “Abbiamo latte e pane cotto da noi stessi che ha le radiazioni – avrebbe spiegato la donna – Tutto qui ha le radiazioni. Certamente questo mi preoccupa, ma che cosa posso fare?”

Fonte: Greenpeace

Andrew Osborn

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

11 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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