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Infarto. Negli Usa mortalità calata del 61% negli ultimi 40 anni

di Kathryn Doyle

Secondo i dati riportati su Circulation, in linea generale, negli Stati Uniti negli ultimi 40 anni la mortalità per evento cardiaco è diminuita del 61%. Merito anche delle politiche di informazione nazionali sul rischio cardiaco.

22 MAR - (Reuters Health) - Dagli anni Settanta l’attenzione nazionale sui pericoli del fumo di sigaretta e dell’ipertensione incontrollata ha portato ad una significativa diminuzione dei decessi da malattia coronarica e infarto del miocardio. È quanto emerge da una revisione dei dati effettuata dal CDC’s Division for Heart Disease and Stroke Prevention di Atlanta e pubblicata da Circulation.
 
Lo studio
I ricercatori hanno utilizzato i dati sui decessi per malattie cardiache disponibili per le persone di età uguale o superiore a 35 anni negli Stati Uniti, raccolti in due intervalli di anni, tra il 1973 e il 2010, da oltre 3.000 contee di 48 stati contigui. Ogni regione ha visto un calo di decessi per malattie cardiache. Il calo medio in tutto gli Stati Uniti era del 61%, ma alcune contee hanno evidenziato un calo del 9%, mentre in altre si osservava un calo dei decessi per malattie cardiache dell’ 83%. All’inizio dello studio, le morti per malattie cardiache erano più comuni nel nord-est passando per Appalachia e nel Midwest. Altri tassi di morte elevati si sono registrati anche nella Costa del North Carolina, in South Carolina e in Georgia. La maggior parte delle contee con i tassi di mortalità più bassi erano localizzati nella zona ovest, con alcune contee a basso tasso sparse anche in Alabama, Florida e Mississippi. Fino al 2010, la maggior parte delle contee con tasso elevato erano ancora nella metà orientale del paese, ma a sud, piuttosto che al Nord, con alcune parti del New England con tassi di mortalità più bassi. Il calo dei tassi è stato più lento nelle contee di Alabama, Mississippi, Louisiana, Arkansas, Oklahoma e in alcune parti del Texas.

I commenti
Donald A. Barr della Stanford University School of Medicine in California, in un editoriale, ha detto che i dati comparabili per l’insufficienza cardiaca (associata a diabete, obesità e ipertensione sottostante) non mostrano un calo e ha osservato che l’insufficienza cardiaca è destinata ad un aumento nel corso dei prossimi due decenni, mentre per la malattia coronarica si prevede un calo. L’insufficienza cardiaca, inoltre, colpisce in modo sproporzionato gli americani a basso reddito e gli afro-americani. “Queste popolazioni a rischio si trovano in una proporzione leggermente superiore in quegli stati del sud-est. L’accorpamento dell’insufficienza cardiaca e della malattia coronarica nel termine globale delle ‘cardiopatie’ unisce dunque una buona notizia con una notizia non altrettanto buona”, ha detto Barr.

L’autore principale dello studio, Michele Casper, ha tenuto a rimarcare che si sono notati cali significativi nei decessi per cardiopatie anche nel Sud. “I decessi correlati a malattie del cuore sono in gran parte prevenibili, e con sforzi mirati della pubblica sanità, è possibile alleviare gran parte del pesante fardello di queste malattie e colmare il divario geografico nel calo dei tassi di mortalità delle malattie cardiache”, ha concluso Casper, auspicando la collaborazione di tutte le agenzie governative, delle organizzazioni dell’assistenza medica, dei gruppi comunitari, dell’imprese e delle altre organizzazioni in grado di fornire maggiori opportunità locali per l’attività fisica, così come l’accesso agli spazi liberi dal fumo, a cibi sani a prezzi accessibili, all’assistenza sanitaria di qualità e a un benessere sociale ed economico.
 
Fonte: Circulation 2016
 
Kathryn Doyle
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

22 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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