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Medicina di genere: al policlinico Gemelli apre BioBalance un centro di Farmacologia Clinica di Genere

di Maria Rita Montebelli

Riguadagnare il tempo perduto dei tanti anni di sperimentazioni cliniche sui farmaci, condotte prevalentemente sugli uomini. Come se le donne fossero solo un ‘uomo’ meno pesante, sulle quali estrapolare tout court i risultati delle sperimentazioni ‘maschili’, solo adeguando la posologia. Il Policlinico Gemelli di Roma dà il buon esempio e inaugura un’unità di ricerca tutta dedicata alla farmacologia clinica di genere

19 APR - Una ‘spallata’ al bias di genere nella farmacologia clinica. Così Olga Naso, Presidente di IrisRoma Onlus ha lapidariamente definito l’innovativa Unità di sperimentazione clinica ‘Farmacologia di Genere’ che prenderà il via nel 2017 presso il Policlinico A. Gemelli di Roma. Ispirata al concetto di medicina di genere, strettamente connessa alla medicina personalizzata e a quella di precisione, questo centro tenterà di colmare un gap sempre più profondo tra i due sessi, che vede da sempre le donne ‘emarginate’ e sotto-rappresentate negli studi di farmacologia clinica.  E una parte del progetto sarà sostenuto proprio dai proventi delle attività di charity di IrisRoma, una onlus che opera nel campo della prevenzione, cura e ricerca in oncologia ginecologica, nata nel 2002 da un’intuizione del professor Salvatore Mancuso e del professor Giovanni Scambia.
 
Le differenze di genere contribuiscono in maniera sostanziale al profilo di efficacia e tollerabilità di quasi tutti gli agenti farmacologici; a determinare queste differenze concorrono i polimorfismi genetici per gli enzimi metabolizzanti i farmaci, il rapporto massa grassa/massa magra, le influenze che gli ormoni esercitano sull’assorbimento e la distribuzione dei farmaci nei vari distretti corporei.
 
“Per anni invece - afferma Giovanni Scambia, direttore del Reparto di Ostetricia e Ginecologia  e Coordinatore del Polo della Salute della Donna del Policlinico A. Gemelli di Roma – le terapie sono state costruite a misura d’uomo, mentre la donna veniva considerata come un ‘uomo’ che pesava di meno, per trattare la quale era sufficiente adeguare la posologia di un farmaco studiato sull’uomo”. La farmacologia di genere nasce quando ci si è accorti che uomini e donne metabolizzano i farmaci in maniera diversa e da allora ogni giorno di differenze se ne sono state individuate molte altre. Troppe per continuare a pensare di poter estrapolare gli studi condotti sull’uomo, all’universo femminile in un corto circuito fallace e pericoloso.
 
“Il nuovo centro sarà dotato di un reparto con 4-6 posti letto – prosegue Scambia – con facilities idonee a svolgere attività di ricerca di altissimo livello; ci sarà anche un laboratorio dedicato, per studiare la cinetica dei farmaci e degli ambulatori per continuare a seguire queste donne anche fuori dall’ospedale. Notevole la valenza politica di un centro del genere, che mette la salute della donna al centro dell’attenzione e che ci auguriamo diventerà un importante polo di attrazione internazionale per sperimentazioni cliniche, con il relativo indotto fatto di posti di lavoro, di ricerca di livello, di brevetti. Siamo certi – conclude Scambia - che questo centro rappresenterà motivo di grandissima qualificazione per il Policlinico Gemelli e per la Regione Lazio.”
 
“Nell’ambito dell’organizzazione degli studi di fase 1 al Gemelli – afferma Antonino Amato, direttore del Clinical Trial Center del Policlinico Gemelli di Roma - un’attenzione particolare viene riservata alla farmacologia clinica di genere, ovvero agli studi sulle donne, in genere poco rappresentate nello sviluppo dei farmaci per vari motivi e che invece dovrebbero essere considerate e valutate con maggiore attenzione. L’effetto biologico del genere femminile sulla risposta ai farmaci è molto importante ed è il primum movens rispetto alla terapia personalizzata. Stiamo cogliendo la ripresa degli studi di fase 1 nel panorama italiano e vogliamo intercettare una parte di questi studi, con la qualità che il Gemelli sa mettere in campo”.
 
“BioBalance è un’iniziativa volta a progettare un reparto di studi di fase 1 e 2 di genere – spiega il professor Scambia – dove l’elemento principale è rappresentato dallo studio delle differenze dei nuovi farmaci a livello di metabolismo, farmacocinetica e farmacodinamica tra uomini e donne. Questo progetto va a compensare una di quelle colpe storiche della farmacologia che è stata quella di studiare nell’uomo e applicare tout court nella donna. Noi al contrario, partendo dalla nostra idea di realizzare all’interno del Policlinico Gemelli un ‘ospedale della donna’, con l’apertura di questo centro tenteremo di colmare questo gap. Sarà un reparto sperimentale dedicato alle patologie femminili e allo studio della farmacologia, declinato al femminile in tutti i campi della medicina. All’inizio sarà prevalentemente dedicato alle patologie oncologiche, ma via via andrà a toccare tutti i campi della medicina, ovviamente affidati agli specialisti dei diversi settori. L’intenzione è anche quella di attirare preziosi fondi per la ricerca. Un reparto di questo genere non esiste in questo momento in Italia e probabilmente neppure in Europa; questa idea potrà essere sposata sia da aziende private che dal pubblico, per avere una sperimentazione seria, di qualità in un settore difficile”.
 
“Ragionare guardando al corpo delle donne – commenta la senatrice Emilia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato – è un fatto di civiltà e di qualificazione della scienza. Ci fa piacere che l’annuncio di questo nuovo centro venga a cadere a distanza di pochi giorni dalla 1° Giornata Nazionale della Salute della Donna e plaudiamo all’attività di onlus come IrisRoma perché è fondamentale per le donne non vivere in solitudine una malattia importante”.
 
“BioBalance affronta in modo concreto il tema della medicina di genere e della farmacologia clinica di genere – commenta la senatrice Valeria Fedeli, vice-presidente del Senato – Senza una differenziazione non possiamo parlare di benessere e di prevenzione. La medicina del futuro non dovrà mai più essere una medicina ‘neutra’, ma di genere”.
 
Infine, la medicina di genere è un mezzo che contribuisce anche a superare le tante discriminazioni di cui sono fatte oggetto le donne.
“Quindici anni fa, in occasione di uno studio internazionale – ricorda Walter Ricciardi presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – ci siamo accorti, ed è stata una sorpresa amara, che gli inglesi discriminavano gli over-75 nelle cure; con altrettanta sorpresa abbiamo realizzato che in Italia questo stesso comportamento discriminatorio nell’erogazione di cure e di interventi, quali ad esempio i by-pass, veniva riservato alle donne. Questo fatto mi colpì molto e da allora abbiamo attivato varie iniziative e osservatori per farlo emergere in tutti i suoi aspetti. Il gap di genere purtroppo in Italia esiste ancora e a questo spesso si aggiunge anche una ‘discriminazione geografica’. Basti considerare il tumore della mammella: i nuovi casi sono il doppio al nord rispetto che al sud; ma la mortalità è uguale, se non addirittura peggiore al sud”.
 
 “Alla velocità attuale – sostiene Simone Ovart, presidente di UN Women Italia, dovremmo aspettare il 2095 per realizzare la parità di genere. Per questo le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna ‘HeForShe’ che mira a sensibilizzare e a coinvolgere un miliardo di uomini e ragazzi, al fine di renderli più consapevoli e partecipi rispetto agli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della parità di genere in Italia e nel mondo. Siamo lieti che anche il professor Scambia abbia sposato la nostra causa”.
 
Maria Rita Montebelli

19 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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