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Dolore cronico e oppiodi. Le linee guida per il medico di famiglia

di Maria Rita Montebelli

La somministrazione di oppiodi in questo contesto può comportare una serie di problemi se mal gestita o peggio se persa di vista. Alla luce di questa constatazione, i Centers for Disease Control americani hanno messo a punto delle linee guida indirizzate proprio alla medicina generale, per fornire una guida all’impiego di questi preziosi farmaci, senza dover pagare lo scotto dei loro effetti collaterali

26 APR - I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani, nell’intento di guidare i medici di famiglia nel loro processo prescrittivo per le forme di dolore cronico, che negli USA interessano oltre l’11% della popolazione, hanno messo a punto delle linee guida sull’uso degli oppioidi, in contesti diversi da quelli oncologici o di fine vita o di cure palliative.

Scopo di queste linee guida, pubblicate su JAMA, è quello di migliorare la comunicazione dei rischi e dei benefici inerenti alla terapia con oppioidi nel campo del dolore cronico, per migliorare la sicurezza del paziente e l’efficacia del trattamento e infine per ridurre i rischi associati ad un trattamento cronico a base di oppiodi.

Scarse sono le evidenze sull’efficacia degli oppioidi per il dolore cronico – affermano gli autori delle linee guida - mentre diversi sono i rischi comportati da queste terapie, ivi compresi quello di overdose e di dipendenza.

Questa edizione delle linee guida si basa sul risultato di studi osservazionali o di trial clinici randomizzati. Nessuno degli studi considerati ha valutato i benefici della terapia con oppioidi per dolore cronico protratta per oltre un anno consecutivo.

Le nuove linee guida si articolano in 12 raccomandazioni.
Il principio ispiratore fondamentale è che la terapia non a base di oppioidi va considerata il trattamento di scelta per il trattamento del dolore cronico. Secondo gli autori, gli oppioidi andrebbero utilizzati solo quando ci si attenda che i loro benefici sul dolore e sulla funzionalità superino chiaramente i rischi inerenti a questa terapia.

Prima di instaurare un trattamento con oppioidi il medico dovrebbe fissare degli obiettivi di trattamento con i pazienti e prendere il considerazione le modalità di sospensione degli oppiodi qualora i loro benefici non dovessero superare i rischi.

Una volta presa la decisione di iniziare un trattamento a base di oppioidi, i medici – raccomandano gli esperti - dovrebbero iniziare con il dosaggio più basso possibile, rivalutando con attenzione rischi e benefici nel momento in cui si vada a considerare un aumento della posologia a 50 MME (Morphine Milligram Equivalents) o più al giorno; andrà inoltre evitata, ove possibile, la concomitante somministrazione di altri oppioidi e benzodiazepine.

Ogni 3 mesi i medici vengono invitati a rivalutare insieme ai pazienti rischi e benefici della terapia cronica con oppiodi e a riconsiderare dosaggi e associazioni ad alto rischio.

Per i pazienti con disturbo da uso di oppiacei, il medico – scrivono gli autori delle linee guida - dovrà eventualmente consigliare un trattamento a base di buprenorfina o di metadone.
 
Maria Rita Montebelli

26 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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